TITOLOThe Art Collecting Legal Handbookthearthandbook

 

 

COSEChiunque abbia a che fare in modo approfondito con il mondo dell’arte sa quanto sia difficile barcamenarsi tra la legislazione dei beni culturali. Una volta varcati i confini di una nazione, infatti, le normative riguardanti arte e cultura cambiano, così come cambia la tassazione, le leggi che regolano copyright e diritto d’autore, la natura e la forma dei contratti d’artista. The Art Collecting Legal Handbook interviene proprio in aiuto di coloro che in un modo o in un altro hanno a che fare con il mercato dell’arte, presentando degli approfondimenti riguardanti i Paesi europei, ma anche i mercati internazionali di Stati Uniti, America Latina, Cina, Giappone, India, Canada. Una panoramica completa e variegata che colleziona in maniera agevole i punti principali inerenti la legislazione di ogni singolo Paese analizzato.

 

 

COMEIl volume è introdotto da alcuni paragrafi di presentazione del lavoro, che si soffermano anche su argomenti specifici come l’evoluzione del mercato dell’arte o la natura del contratto d’autore. Si entra, poi, nel vivo del testo con l’Argentina per finire con gli Usa e New York, in un’analisi dei principali mercati dell’arte internazionale che viene svolta sotto forma di intervista. I curatori del volume, infatti, Bruno Boesch e Massimo Sterpi, hanno raccolto una serie di interviste ai principali esperti di legislazione culturale del territorio preso in considerazione. La tipologia di domande è sempre la stessa e divisa per settori: “cultural heritage and art market”, “purchase and export”, “peaceful enjoyment”, “sale”, “art philantropy”, “tax” e, per finire, una parte dedicata alle informazioni pratiche e ai contatti.

 

 

PROSi tratta di un testo davvero completo, non solo dal punto di vista “geografico”, in quanto analizza la legislazione di un esteso ventaglio di Paesi, ma anche dal punto di vista contenutistico in sé, trattando un’ampia varietà di argomenti, inerenti sia il diritto comparato dei beni culturali che il mercato dell’arte. La forma dell’intervista, snella e dinamica, facilita la lettura e la comprensione di argomenti che, altrimenti, potrebbero risultare ostici ai non specialisti del settore.

 

 

CONTROIl testo è reperibile solo in inglese e non vi è ancora una traduzione in lingua italiana, o in altre lingue.

 

 

SEGNI PARTICOLARIAlla fine del testo, si trovano i dettagli di contatto di tutti gli intervistati e dei loro uffici legali, di cui sono riportati indirizzo, numeri di telefono, e-mail e sito internet.

 

 

CONSIGLIATO AGallerie, musei, fondazioni, case d’aste, collezionisti, artisti, acquirenti o venditori di opere d’arte, ereditieri, studiosi e studenti di economia della cultura, di diritto, di arte e beni culturali.

 

 

INFO UTILIThe Art Collecting Legal Handbook, a cura di Bruno Boesch e Massimo Sterpi, Thomson Reuters, Londra, 2013.

Tutti con il naso all’insù per osservare il cielo tutto arancione che caratterizza l’alba mattutina. Gli astronomi e gli astrofili di tutto il mondo hanno avuto il loro bel da fare la scorsa notte quando si è verificato uno degli eventi astronomici più interessanti e attesi. Nella notte tra il 5 e il 6 giugno il pianeta Venere (il più luminoso del sistema solare) si è, infatti, allineato perfettamente tra il nostro pianeta e il Sole. E così dalle mezzanotte sino alle sette del mattino ( l’orario per assistere al fenomeno cambiava a seconda del proprio punto di osservazione sul globo terrestre), un piccolo puntino nero ha transitato e coperto la circolare palla infuocata della stella che illumina la Terra. Quasi un puntino impercettibile dato che il diametro del pianeta Venere è più piccolo di trenta volte rispetto a quello del Sole, che ha impiagato quasi sei ore a transitare davanti alla stella arancione. In Italia il fenomeno è stato visibile solo nella fase finale, quando il pianeta stava per uscire dalla sfera solare, quasi a ridosso dei suoi bordi.

Questa tipologia di allineamento planetario si ripete ogni 243 anni mentre per assistere nuovamente al fenomeno, ma in modalità differenti, bisognerà attendere altre 105 anni, fino al 2117. Tale posizionamento è decisamente utile ai fini degli studi astronomici perché consente il calcolo della distanza tra la Terra e la nostra stella madre. Il cielo arancione ha quindi attirato l’attenzione e affascinato gli abitanti della Terra in ogni dove. In molti si sono organizzati per seguire l’evento o appostandosi nei luoghi consigliati oppure comodamente da casa, sfruttando i numerosi siti che hanno trasmesso il fenomeno in diretta. I satelliti e gli osservatori erano infatti tutti puntati verso la palla arancione per catturare il lento transito del puntino nero. Per quanti di voi invece non sono riusciti a svegliarsi perdendosi questo spettacolo, abbiamo raccolto i video e le foto più interessanti.

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Repetite iuvant. Lo affermavano i latini ed è un punto di vista condivisibile e da mettere in pratica: con la cultura si mangia.
Non è stata dimenticata la negazione nella frase, come potrebbero pensare molto economisti e politici di italica provenienza, ma si è inteso semplicemente ribadire un fatto reale, a tutto giovamento delle nostre scelte strategiche come Paese.
L’occasione è fornita da una recente ricerca condotta da due docenti della Bocconi, Giuseppe Attanasi (docente di Economia politica presso la Bocconi) e Filippo Giordano (docente presso la Sda Bocconi), sul Festival della Taranta.  I due professori che hanno promosso la ricerca sono anche membri di un gruppo che prende parte al Festival: “gli Sciacuddhruzzi”.
Lo studio ha dimostrato come per ogni euro impiegato per organizzare l’evento vi sia un ritorno di circa tre euro.  Negli ultimi quattro anni (2007-2010) sono stati, infatti, spesi circa quattro milioni di euro a fronte di un ritorno economico di circa undici milioni.
Un Roi (return on investment) di circa 2,7 il capitale investito non è male per un evento caratteristico, popolare e culturale.
Il successo è dovuto a diversi fattori.
I due docenti hanno sottolineato l’intelligenza dell’organizzazione temporale: undici tappe in piccole cittadine e poi altre quattro a Lecce, Cursi, Alessano e Galatina.
Un fattore di rilievo, già posto in evidenza su questo sito, è sicuramente la portata dei nomi degli artisti che prendono parte ogni anno a questo festival e si impegnano nel rinnovare e rinforzare la tradizione salentina.
Ulteriore elemento di forza è stato anche tentare la sintesi tra generale e particolare, tra locale e globale, tra tradizione e innovazione. Il Festival ha, infatti, visto ospiti internazionali alternarsi a dilettanti di gran talento, nomi noti del nostro Paese si sono cimentati insieme ad artisti locali, tutti uniti dall’obiettivo di portare avanti la tradizione, mantenendola viva anche attraverso l’arricchimento che ogni nuova interpretazione canora e musicale riesce ad apportare.
La sovrapposizione e l’intersezione di diverse dimensioni territoriali risulta essere un suggerimento forte per tutta l’economia, anche a livello nazionale.
La storia del Festival è già stata raccontata: è un percorso peculiare iniziato con l’idea di agire come area superando sterili campanilismi e puntando sulle antiche tradizioni territoriali, sul canto e sulla musica tradizionale.
Da sottolineare come le cifre presentate riguardino inoltre solo gli introiti direttamente generati dall’evento, senza considerare, per esempio, le altre ricadute economiche quali l’aumento del flusso turistico in genere, gli effetti su tutto il sistema ricettivo e dei servizi e la rinascita degli investimenti locali. Tali ulteriori benefici del Festival della Taranta sembrano essere quantificabili in circa venticinque milioni di euro.
Più il Festival sarà capace di proseguire nel tempo sulla strada intrapresa, maggiore sarà anche la fidelizzazione di molti turisti al territorio salentino, di cui potranno apprezzare anche ciascuno degli altri numerosi aspetti, fino a desiderare di tornare a visitarlo quanto prima.
Ulteriore riprova che con la cultura, se vi si investe con intelligenza, si mangia. E si balla.