E’ della mattina dell’8 novembre la notizia che Legambiente intende promuovere una raccolta di firme – le quali dovranno essere almeno 5.000 – volta a proporre l’istituzione di un parco archeologico nell’area di Tuvixeddu e Tuvumannu, che riapre così il discorso mai concluso sulla difficile questione di questo importante ed unico patrimonio culturale.
L’associazione ambientalista dalla sua sede sarda ha presentato al Consiglio Regionale, sempre nel corso della stessa giornata, un progetto di legge tratteggiato in quello che risulta essere un dettagliato documento che consta di trentatré articoli e che mira alla concreta attuazione di quanto era stato approvato lo scorso anno durante la riunione del Consiglio stesso, ossia l’istituzione del parco.
A partire da venerdì 11 novembre 2011 e contemporaneamente allo sciopero nazionale proclamato da Cgil, Cisl e Uil, nella città di Cagliari si potrà quindi firmare per la proposta di legge che permetterà l’istituzione del parco paesaggistico-archeologico di Tuvixeddu-Tuvumannu, voluta e promossa fortemente da Vincenzo Tiana, presidente regionale di Legambiente, e da Roberto Della Seta, senatore del PD, il quale nel marzo di quest’anno si era impegnato a presentare alla Camera ed al Senato due mozioni affinché il Governo intervenisse per porre un vincolo all’area archeologica in maniera finalmente definitiva.
La realizzazione del parco, una volta avuta la conferma finale da parte delle istituzioni, vedrà la gestione (per nulla semplice) da parte della Provincia e del Comune di Cagliari di ben 50 ettari circondati e letteralmente accerchiati da palazzi e costruzioni, residenziali e non, che rispecchiano l’incessante e spasmodica espansione edilizia della città di Cagliari, nella quale si trova la più grande necropoli punica dell’intero Mediterraneo. Proprio la particolare cornice in cui è collocato il sito ha fatto peraltro nascere un’altra audace proposta di Legambiente: l’ente parco, infatti, potrà promuovere l’esproprio o eventualmente acquistare terreni ed immobili che interessano direttamente l’area protetta.
Se da una parte il Comune potrà avere quindi la competenza urbanistica primaria, dall’altra la Regione, per acquisire i suddetti spazi dovrà sostenere, sempre secondo la proposta di legge di Legambiente, la spesa annuale di circa venti milioni di euro in tre anni, per un totale che si aggira intorno ai novanta milioni di euro. La Giunta regionale dovrá approvare, inoltre, lo schema di statuto del Parco ed il Comune avrá a disposizione sei mesi, in accordo con la Provincia, per deliberare il piano di sviluppo dell’area.

Nel progetto di legge di Legambiente, che vuole fermamente ed una volta per tutte voltare pagina rispetto a contenziosi giudiziari, ricorsi e polemiche che si sono susseguiti negli ultimi anni, si trovano anche i dettagli dell’organigramma del futuro parco, pensato per essere snello ma funzionale, composto da un presidente – il quale potrebbe essere il Sindaco di Cagliari secondo Vincenzo Tiana, presidente di Legambiente, su modello del Parco della Valle dei Templi e di quello dell’Appia Antica -, un direttore, un Comitato scientifico ed un Comitato direttivo.
Nell’arco di tempo in cui il piano del parco non sarà ancora in vigore, poi, si procederà ad applicare le norme del PPR, il Piano Paesaggistico Regionale, con conseguente sospensione di autorizzazioni e accordi di programma in atto nel determinato periodo e con divieto totale di edificazione, che comporterebbe in tal modo il blocco dei lavori di Coimpresa.
L’intento primario di Legambiente é quello, soprattutto, di aprire le porte alla comunità locale, visitatori, appassionati e curiosi, valorizzando una risorsa storica, culturale e paesaggistica unica nel suo genere, luogo non soltanto delle testimonianze archeologiche piú antiche della necropoli punica, ma anche testimonianza dell’importante attività mineraria che ha intimamente caratterizzato questo sito. Una risorsa davvero notevole, inoltre, per la promozione di quest’area nell’ottica della ricerca, consentendo a tutti gli studiosi un ampio margine per ricerche sul campo e nuovi scavi.
Il progetto dell’associazione ambientalista, che con la raccolta di firme intende focalizzare l’attenzione della comunitá tutta sulla situazione di Tuvixeddu e contemporaneamente vuole orientare l’agire politico, costituisce senza dubbio un’ottima prospettiva per quello che rappresenta un tesoro ed una risorsa per la Sardegna, ma anche per tutto il nostro Paese, minacciato in ogni parte da cantieri edili troppo spesso noncuranti dell’importanza e dell’estrema unicitá del paesaggio ed in questo caso di avere un parco paesaggistico ed archeologico all’interno della cittá, soprattutto considerando che, sempre secondo le stime di Legambiente, il consumo del suolo e la cementificazione in Italia risulta essere pari ad oltre 500 chilometri quadrati l’anno, cifra davvero esagerata per una risorsa che una volta perduta non può mai essere completamente riporatata alle sue originarie e speciali condizioni naturali.