A luglio, l’Università di Oxford ha lanciato un appello sul Times UK: cercasi volontari per tradurre online i papiri di Ossirinco, un vastissimo patrimonio documentario – ad oggi conservato al British Museum – scoperto alla fine dell’800 e tutt’ora in fase di traduzione e pubblicazione.
Visto il numero insufficiente di studiosi e ricercatori di archeologia, l’università inglese ha pensato a questo interessante stratagemma per velocizzare la traduzione dei due milioni di papiri conservati.
Sul sito del progetto – AncientLives.org – c’è a disposizione tutto il necessario: spiegazione del progetto, scansione dei papiri, software specifico per il riconoscimento dei caratteri.
E non è assolutamente necessario sapere il greco, lingua in cui i papiri sono scritti, per dare il proprio contributo: un apposito sistema di riconoscimento ottico identifica i caratteri e suggerisce la lettera dell’alfabeto arabo corrispondente, che il volontario dovrà semplicemente trascrivere.
A pochi giorni dal lancio dell’appello, l’Università di Oxford ha caricato sul sito AncientLives un primo gruppo di circa 200.000 papiri, e il primo feedback è stato positivo: pare si sia recuperata parte di un vangelo apocrifo databile al terzo secolo.
Anche se può sembrarlo, il progetto di trascrizione dei papiri è tutt’altro che un gioco per novelli Indiana Jones: si tratta di una soluzione poco costosa per chi ha in mano la gestione dell’operazione e per nulla remunerativa per chi presta il suo operato, ed è allo stesso tempo un interessante esempio di cooperazione per la diffusione del sapere e della cultura.
Nei papiri, rinvenuti a Ossirinco, in Egitto, da due filologi dell’Università di Oxford nel 1896, sono contenuti trascrizioni di poeti greci come Pindaro, Eschilo, Soflocle e Euripide, diagrammi di Euclide, e una parte del testo delle Elleniche di Ossirinco, una narrazione delle vicende storiche della Grecia in età peloponnesiaca, nonché due testi – chiamati Vangeli di Ossirinco – che riportano passaggi della vita di Gesù Cristo ancora più dettagliati e originali dei già conosciuti Vangeli apocrifi.
La gran parte dei papiri, dopo un secolo dal loro ritrovamento, è però ancora da esaminare, e quello che manca è il personale addetto, il tempo e – ancora una volta – il denaro.
Il progetto AncientLives parte da questi presupposti e si basa sul concetto di cultura condivisa, proponendo di rendere il contributo volontario parte definente di una delle scoperte che arricchiscono il patrimonio storico, archeologico e culturale dell’umanità.
E se da una parte questi valori sono il fondamento della diffusione del sapere e della passione che rende la conoscenza fruibile a tutti, dall’altra sorgono alcuni legittimi interrogativi.
“L’unione che fa la forza” è sicuramente un valore aggiunto, specie in questo contesto, ma sorge spontaneo chiedersi se non sia il caso di restringere il campo dell’offerta agli studenti di lettere, di storia, di archeologia, o ai ricercatori addetti, in modo da mettere sul campo volontari competenti e sicuramente interessati, dando rilievo a chi ogni giorno studia e si applica per raggiungere le proprie aspirazioni professionali.
Il lavoro svolto verrebbe così valorizzato, e sarebbero valorizzate anche le figure di coloro che studiano e si applicano per fare dell’archeologia in senso lato un lavoro.
D’altro canto, rimarrebbe però un operato volontario, e quindi si scadrebbe nuovamente nella faticosa diatriba che vede i giovani studenti e i ricercatori prestare le proprie competenze a un sistema che non dà riconoscimenti economici.
Quindi meglio lasciare le cose come stanno e dare la possibilità a chiunque abbia un pò di buona volontà di improvvisarsi archeologo per diffondere e promuovere il ricchissimo patrimonio contenuto nei papiri di Ossirinco.
Diamo la possibilità all’appello lanciato dall’Università di Oxford di essere sì uno stimolo per l’applicazione di semplici tecniche che possono accelerare la fruizione dei contenuti dei papiri, e facciamo sì che sia anche un esempio di “soluzione alternativa” in un momento in cui la cultura e le professioni ad essa connesse vivono anni di profonda crisi.
I volontari di oggi dovrebbero poter essere gli archeologi di domani e questo non è garantito, se possibili posti di lavoro vengono modificati in attività volontaria online.
Piuttosto che continuare a procrastinare la traduzione e la pubblicazione di contenuti preziosi, meglio darsi da fare contando su chi ha voglia di mettere a disposizione il proprio tempo e la propria curiosità per quello che, non dimentichiamocelo, è comunque un bene culturale che merita di essere alla portata di tutti.

europa.eu/volunteering è il portale dedicato al 2011, Anno Europeo del Volontariato. L’istituzione del concetto di “anno europeo” è il modo in cui l’Unione Europea sceglie di sensibilizzare e portare all’attenzione dell’opinione pubblica un tema molto rilevante a livello europeo. Gli anni europei offrono infatti la possibilità di realizzare scambi di buone prassi, di stimolare il dibattito sulle politiche europee relative all’argomento centrale dell’anno e di creare sinergie in Europa su diversi temi.
La piattaforma rappresenta così una risorsa per tutti i volontari che vogliono essere aggiornati sugli sviluppi, le proposte e gli eventi che si susseguiranno per tutto il 2011.
Sull’homepage compare lo slogan dell’iniziativa europea: “Volunteer! Make a difference” accompagnato dalle novità e dalle informazioni di questi primi giorni dell’anno che stanno dando l’avvio alle diverse attività.
La scelta europea rappresenta una celebrazione e una sfida al tempo stesso, come viene illustrato in un video, nella sezione “Press & Media”; si tratta di giovani, meno giovani, occupati  e non, appartenenti a differenti etnie e credo religiosi che costituiscono un elemento di forza e portano avanti azioni di solidarietà e di ascolto contribuendo ad abbattere barriere sociali, culturali ed etniche.
La sezione “Tour” descrive invece l’itinerario che si compirà durante l’anno toccando tutti i paesi membri dell’Unione Europea: ogni tappa durerà dieci giorni e rappresenterà l’occasione, per i volontari, di condividere la propria esperienza confrontandosi con gli interlocutori politici e i cittadini, così da trasmettere l’entusiasmo e la passione che li motiva ma anche in modo da discutere dei problemi che incontrano nelle loro attività di volontariato. Per ciascuna tappa vengono fornite informazioni di carattere locale e relative alla logistica, i contatti dei partner locali e degli Enti di Coordinamento nazionale, il link della pagina del paese di riferimento e il programma che viene di volta in volta aggiornato.
La piattaforma offre inoltre ai volontari l’opportunità di raccontare la propria esperienza nella sezione “My Story” che ad oggi conta centinaia di narrazioni provenienti dai ventisette paesi europei e non solo.
In “Agenda” sono presenti le date dei prossimi eventi e dei cinque incontri di maggior spicco che riuniranno i rappresentanti del mondo del volontariato, delle imprese e dei governi nazionali per discutere sui temi e sulle sfide future del volontariato.
L’intero anno verrà documentato da una staffetta di 27 volontari reporters con esperienza nel campo del giornalismo, uno per ogni paese europeo, che si alterneranno, “passandosi il testimone”, lungo le diverse tappe dell’ European Year of Volounteering 2011. Il gruppo racconterà sul campo l’impegno e le diverse storie creando una serie di audio e videoclip o di articoli che saranno di volta in volta trasmessi e pubblicati sul sito.
E’ stata inoltre creata una sezione “Toolbox” dedicata a tutti gli elementi visivi che si svilupperanno attorno all’iniziativa, una sezione che raccoglie i comunicati stampa e gli altri strumenti utili per documentarsi ed un’ultima sezione che mostra la letteratura in materia di volontariato di tutti i paesi membri.