Programma masala (misto-speziato) a River to river: conversazioni, lungometraggi, documentari, cortometraggi e una retrospettiva su Shabana Azmi, famosa attrice e attivista indiana. Il pubblico della rassegna di cinema indiano, al cinema Odeon di Firenze, aumenta ogni anno, dimostrando interesse per il subcontinente indiano e per la varietà delle proposte offerte dalla direttrice Selvaggia Velo. Interessanti le ‘conversazioni’ sulla cultura indiana e orientalismo che avvicinano le sponde culturali e che ci auguriamo aumentino nelle future programmazioni.

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I corti indiani continuano a stupire per la loro originalità ed efficacia. Shaya di Amir Noorani, regista pakistano che ha studiato cinema negli Stati Uniti, è diretto come un pugno allo stomaco: una famiglia di rifugiati pakistani scappa dalla guerra ma non dalla paura che li attende a Los Angeles.

Il regista pakistano-canadese, Arshad Khan, riesce con Doggoned, dark e surreale, a trattare con felice ironia le difficoltà di una giovane ragazza immigrata alla ricerca di un lavoro.

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Tra i 5 film in concorso The Coffin Maker (il fabbricante di bare) di Veena Bakshi, è piacevole e soprattutto ben interpretato da Naseeruddin Shah, Ratna Pathak Shah e Randeep Hooda. Il falegname gioca con la morte la sua partita a scacchi, una vera e propria istituzione in India, rendendo inevitabile il riferimento all’illustre precedente di Bergman, il Settimo Sigillo, e a un classico del cinema indiano, The Chess Players di Satyaijt Ray.

Il film d’azione Monsoon Shootout di Amit Kumar parte in accelerazione con inquadrature mozzafiato per poi rallentare in uno sventagliamento di conseguenze che le ipotetiche scelte di un poliziotto possono avere sulla vita degli altri, di cui a volte si perde lo sviluppo. L’interpretazione di Vijay Varma nel ruolo del poliziotto è convincente.

Ottima la scelta di presentare Lessons in Forgetting di Unni Vijayan, ispirato all’omonimo libro di Anita Nair, in occasione della ‘Giornata internazionale contro la violenza sulle donne’. L’indipendenza di una donna occidentale soccombe tra i pregiudizi, la violenza e le debolezze di una società diversa. Nella stessa giornata è stato proiettato il documentario Scattered Windows Connected Doors, ritratto di otto donne indiane contemporanee, che concorre con l’incredibile vicenda raccontata in A man who planted the jungle, in cui un uomo, in Assam, addolorato dalla desertificazione e dalla morte dei serpenti, decide di piantare una vera e propria giungla su un’isola al centro del fiume Brahmaputra.

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Deepa Mehta con il suo Fire ‘accende’ l’attenzione sulla realtà della famiglia patriarcale in India e sull’omosessualità femminile, vissuta nel film come fuga, amicizia e solidarietà tra due cognate.

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Grande attesa per i premi e appuntamento a Roma, venerdì 29 novembre, alle 12 per la conversazione sulle ‘Donne e cinema dell’India contemporanea’ al Dipartimento Istituto italiano di Studi Orientali dell’Università La Sapienza, e fino al primo dicembre al Nuovo cinema Aquila, per vedere il film, il cortometraggio e il documentario vincitori della manifestazione.

 

 

TAFTER è mediapartner di River to River – Florence Indian Film Festival

lessons-in-forgetting-poster-picsPer la giornata contro la violenza nei confronti delle donne River to river ha previsto una programmazione speciale, tra cui la proiezione del film Lessons in Forgetting, tratto dal romanzo della famosa scrittrice Anita Nair. Si tratta di una pellicola sui problemi più scottanti dell’India: il feticidio femminile, la violenza sulle donne e la discriminazione di genere. Questa è l’intervista al regista del film Unni Vijayan.

La storia che viene raccontata sul grande schermo vede protagonista un padre single alla ricerca delle cause per cui la giovane figlia è stata coinvolta da un grave incidente. Ad aiutarlo a ricostruire quanto accaduto c’è una madre, Meera, abbandonata dal marito.

Lei ha lavorato, precedentemente, al montaggio di documentari e la vicenda del film è rappresentata come fosse la ricostruzione di una storia vera. Il dato riportato alla fine del film è purtroppo reale: dal 1994 in India 10 milioni di donne non sono nate perché abortite. La storia è inventata?
Il film non è basato su una storia vera, ma sono fatti che possono accadere. Nel film è descritta sia la realtà urbana che quella rurale e in entrambe esiste la società patriarcale. Il patriarcato è un fenomeno presente in molte società e in alcune è molto radicato. In India c’è una nuova legge contro la violenza sulle donne ma, finché non cambia la mentalità, questa non sarà mai sufficiente ad eliminare gli abusi contro il genere femminile. Esiste un rito in alcune zone dell’India legato all’eliminazione delle figlie femmine. Ora è proibito abortire quando si conosce il sesso del nascituro (n.d.r. per chi non vuole figlie femmine è sufficiente fare un’ecografia per conoscere in anticipo il sesso e abortire, per questo è stato proibito ai medici di non dare risposte in tal senso ma, come si vede anche nel film di Vijayan, alcuni medici si lasciano corrompere per soldi e informano i genitori). Nel caso di famiglie benestanti i genitori cercano di concepire figli maschi attraverso la selezione di cromosomi, ma la pratica è molto costosa e soltanto poche persone possono permetterselo. Il fatto di avere un figlio maschio è ancora l’ambizione di molte persone.

Che tipo di rapporto c’è stato con Anita Nair, autrice del romanzo e sceneggiatrice del film?
Il rapporto è stato ottimo, ha accettato di lavorare con noi nonostante non fossimo famosi, mentre lei era già una nota scrittrice. Il film è diverso dal libro, dove la storia è incentrata su Meera. Invece il film si è concentrato sul personaggio maschile del padre della ragazza. Quando abbiamo iniziato a lavorare siamo entrati molto in empatia con questo personaggio perché io ho una figlia di 18 anni e anche il produttore è padre di una figlia femmina. Ecco perché il film è orientato più sulla figura paterna e anche noi come padri di due figlie femmine siamo confusi, ci interroghiamo: ‘abbiamo fatto bene a educarle in questo modo?’. Molti mi hanno chiesto soluzioni, risposte, ma non ho certezze. Infatti il film pone domande, non offre risposte.

Si è trattato di un investimento coraggioso, è stato difficile trovare un produttore?
No, perché lui ci credeva, era convinto e voleva fare il film.

Il film è presentato questa sera a River to river in anteprima europea, come è stato accolto in India?
E’ uscito nelle sale in India ad aprile. La referente per le Nazioni Unite per l’India e il Buthan ha supportato molto il film, ha organizzato incontri e conferenze anche in contesti accademici.

Il film ha vinto il premio come miglior film indiano in lingua inglese al 60° National Film Awards, l’Oscar del cinema indiano, ma oltre l’inglese si sente anche un’altra lingua, rispecchiando in tal modo il multilinguismo del subcontinente. Perché questa scelta?
I giovani in India parlano lingue diverse, nelle città si parla inglese mentre nell’India rurale si parlano le lingue delle diverse regioni.

I comportamenti liberi o anticonformisti di Meera sono sempre puniti da sensi di colpa. Perché?
Perché le persone sono deboli e lei è una persona debole. Nel film non ci sono personaggi ideali, ma reali, con le loro debolezze. In fondo siamo un po’ tutti così. I personaggi non sono dei vincenti, sono dei perdenti.

Sono le stesse donne a non combattere, anche la testimone, ha visto tutto, ma non ha difeso Smriti, non è intervenuta. Come mai?
Lei infatti è impaurita, si nasconde. Non volevamo rappresentare, come di solito accade in altri film indiani, il personaggio che, alla fine, trova la soluzione, risolve o vince. Nel libro è il medico il mandante della violenza: se nel film avessimo identificato un colpevole allora il padre si sarebbe scagliato contro di lui per vendicare la figlia. Non volevamo rappresentare la vendetta.

I suoi progetti futuri, il prossimo film?
Sto lavorando ad un film insieme allo stesso produttore, siamo una squadra affiatata e lavoriamo bene insieme.
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TAFTER è mediapartner di River to River – Florence Indian Film Festival

Il 25 novembre del 1960 tre sorelle si recavano in carcere per andare a trovare i loro mariti, arrestati per essere parte di un movimento segreto contro il dittatore Trujillo, in quegli anni a capo della Repubblica Dominicana. Quello stesso giorno Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal vennero torturate e brutalmente uccise per essere loro stesse membri attivi e ideatori della ribellione contro uno dei più spietati capi politici della storia.

Dal 1999 l’Assemblea Generale della Nazioni Uniti ha scelto proprio il 25 novembre per celebrare la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Questa storia si può leggere un po’ dappertutto, specie in questi ultimi giorni che preludono al 25 novembre. Quelle che probabilmente non conosciamo, invece, sono le storie di donne comuni che quotidianamente soffrono abusi e violenze psicologiche e fisiche. Veniamo a conoscenza delle loro vicende solo quando, tristemente, finiscono sulle pagine della cronaca nera.

 

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Sentire di donne, di tutte le nazionalità e le età, uccise dai compagni, dai mariti, dai fidanzati, da conoscenti o sconosciuti, ormai è un fatto che ricorre di frequentissimo e il rischio è che il femminicidio diventi una prassi così comune da passare inosservata. L’Onlus Intervita ha concluso da poco l’indagine nazionale “Quanto costa il silenzio sulla violenza contro le donne?”, stimando in 17 miliardi il prezzo che la collettività paga a causa dei maltrattamenti sulle donne non denunciati, di cui 14 miliardi sono i costi dei danni umani, emotivi ed esistenziali, che si ripercuotono su famiglie e figli.

La Giornata mondiale contro la violenza sulle donne diventa allora un momento essenziale per ricordare che anche nei 364 giorni all’anno che gli succedono le donne vanno rispettate e amate.
Moltissimi sono gli eventi organizzati in tutto il mondo da CGIL, aziende, associazioni, Onlus, privati per dire no alla violenza contro le donne. A New York, nella sede del Palazzo di Vetro dell’ONU, sarà la nostra Serena Dandini a rappresentare l’Italia con un reading del suo “Ferite a morte”, i monologhi sul femminicidio di cui è autrice insieme a Maura Misiti che, dopo essere stati rappresentati in tutta Italia, adesso stanno facendo il giro del mondo. Insieme a lei ci saranno altri nomi rappresentativi dell’arte e della cultura al femminile: Valeria Golino, Marina Abramovic, Amanda Palmer, tra le altre.

Contemporaneamente, a Roma, presso la Camera dei Deputati, “Ferite a morte” sarà interpretato da Lunetta Savino, Ambra Angiolini, Sonia Bergamasco, Angela Finocchiaro, Geppi Cucciari, Malika Ayane, nell’ambito delle celebrazioni istituzionali della Giornata, su invito di Laura Boldrini. Saranno anche altri gli eventi sul tema donne nella capitale. Al Palazzo delle Esposizioni, ad esempio, si terrà ad ingresso gratuito il recital di poesie sull’amore di Mariangela Gualtieri, interpretato dalla stessa scrittrice.
Nel quartiere San Lorenzo, nei giorni scorsi, è stato ultimato un murale che ritrae 107 figure di donne coi loro nomi, quelle uccise dall’inizio del 2012, che devono essere ricordate.

 

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A Milano su iniziativa di Intervita si terrà al Teatro Litta, la quarta edizione della rassegna cinematografica Siamo Pari! La parola alle donne, dal 22 al 24 novembre.

A Bologna, alle ore 21 del 25 novembre, il Teatro Europauditorium ospiterà anch’esso lo spettacolo della Dandini “Ferite a morte”, mentre nei giorni 23 e 24 novembre di terrà l’VIII edizione del Festival La Violenza Illustrata, organizzato dalla Onlus Casa delle donne per non subire violenza.

A Modena proprio il 25 novembre verrà presentata la campagna One Billion Rising. Dalle ore 17.30 in Piazzetta San Giorgio e Piazzale San Francesco le associazioni femminili, maschili e cittadini leggeranno brani di Eve Ensler e storie raccolte dalla Casa delle donne contro la violenza, dalle associazioni Donne e Giustizia e Maschile Plurale. Seguirà alle 18.30 in Piazza Grande, alla presenza  delle associazioni promotrici della rassegna  Ti amo da vivere – Dialoghi tra maschile e femminile, il flash mob danzante Break the chain, inno della campagna.

A Firenze gli eventi previsti non si fermeranno solo al 25 novembre, ma animeranno la città fino al 5 dicembre: oltre a convegni, performance, spettacoli, rassegne cinematografiche, per le strade compariranno dei manifesti che spingono alla riflessione e che ricordano a tutte le donne il numero da chiamare in caso di necessità, l’1522. Alle 15 del 25 novembre, in piazza Santissima Annunziata, è previsto anche un flash-mob, ‘Basta alla violenza contro le donne’, promosso dall’azienda regionale per il diritto allo studio, in collaborazione con Angela Torriani Evangelisti e Duccio Scheggi.

In provincia di Arezzo, domenica 24 novembre, presso l’Auditorium Le Fornaci di Terranuova Bracciolini va in scena ‘Petali di rosa’, originale spettacolo di parole e musica della regista Sandra Guidelli. Lo spettacolo sarà interpretato non solo da attrici professioniste, ma anche da donne del luogo, parte della società civile, che interagiranno sul palco per portare la propria esperienza.

I dipendenti della Regione Abruzzo hanno girato a costo zero uno spot sociale contro la violenza di genere, che sarà trasmesso gratuitamente da tutte le emittenti tv regionali il 25 novembre e nei giorni successivi.

A Napoli, dalle ore 9, presso la Sala dei Baroni del Maschio Angioino si terrà il convegno “Mai più violenza sulle donne”, per affrontare il tema attraverso una giornata di studio e confronto.

“La violenza di genere. Un approccio multidisciplinare” è il tema del seminario organizzato dalla Provincia di Macerata in collaborazione con la Commissione per le Pari opportunità tra uomo e donna. L’evento avrà luogo presso l’Università di Macerata, con inizio alle 15.30.

Diverse sono anche le iniziative promosse da noti brand nazionali e internazionali. La Avon, ad esempio, ha lanciato una campagna di comunicazione, in collaborazione con Cerchi d’Acqua – Cooperativa Sociale, che sarà visibile dal 22 novembre al 16 dicembre nel circuito ATM della metropolitana di Milano. Si intitola “Uomo Contro Donna: fermiamo questo match” e il volto scelto da Avon è quello del giocatore di rugby Mauro Bergamasco.

Le profumerie La Gardenia si sono unite a Save the Children per lanciare la campagna “Vie d’uscita”: acquistando i prodotti La Gardenia si finanzia un progetto sostenuto da Save The Children per salvare le minorenni che vengono sfruttate in tutti i Paesi del mondo.

 

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Da segnalare è anche l’idea di due giornaliste freelance, Barbara Romagnoli e Adriana Terzo e Tiziana Dal Pra, presidente dell’associazione Trama di Terre. La loro proposta per il 25 novembre è uno sciopero generale di tutte le donne “convinte che solo una riflessione forte, dal basso, può indurre il Paese a una riflessione sulle relazioni tra i generi e le dinamiche di sopraffazione” (fonte La Repubblica). Il loro invito non è stato accolto, però, dappertutto con entusiasmo. Un’altra campana nel mondo femminile sostiene che scioperare è un modo per affermare una forma di diversità e subalternità che non fa che dividere ulteriormente uomini e donne. Quella che si deve ottenere non è una contrapposizione tra i generi, ma la loro parità.

Ci sarebbe ancora molto altro da dire, da raccontare, da segnalare. L’augurio è che il 25 novembre diventi un giorno di riflessione profonda su un tema così scottante, dal quale scaturiscano politiche, azioni, decisioni fattive e determinanti per cambiare la situazione. Il 25 novembre, allora, indossiamo tutti qualcosa di arancione o di rosso o facciamo sventolare i colori delle donne dalle nostre case e dai nostri uffici per dire NO alla violenza sulle donne.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Assemblea Generale delle Nazioni Uniti, riunitasi il 19 dicembre 2011, ha riconosciuto che “lo sviluppo e l’investimento nelle ragazze che si trovano in condizioni critiche costituisce uno dei Millennium Development Goals”, uno degli obiettivi fondamentali a cui si deve giungere per poter proseguire nella strada fondamentale verso il progresso, l’emancipazione, la democrazia e l’assicurazione globale dei diritti umani.

Partendo da questo fondamentale principio è stata istituita la Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze, celebrata per la prima volta l’11 ottobre 2012 attraverso migliaia di iniziative in tutto il mondo: convegni, conferenze, tavole rotonde, eventi culturali e manifestazioni di impatto, come la colorazione di rosa dei principali monumenti, da Londra a Milano, da New York a Nuova Delhi.

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Lo scopo dell’11 ottobre dell’anno scorso era di sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale sul tema delle mogli bambine, piccole donne sottratte alla possibilità di godere dell’innocenza e della spensieratezza dell’infanzia, perché costrette a sposarsi in età infantile, spesso con uomini molto più grandi di loro.

Il tema scelto per il 2013 è stato “l’innovazione nell’istruzione femminile”. Moltissime bambine e ragazze, specialmente nei Paesi sottosviluppati, non hanno accesso all’istruzione, non solo per impossibilità materiali o economiche, ma perché andare a scuola è proibito, è un reato, una colpa. La tecnologia, intelligente e sostenibile, può allora venire in aiuto, sia che si tratti di utilizzare un nuovo tipo di mattoni resistenti agli agenti atmosferici, come accade in Madagascar; sia che si tratti di coinvolgere le ragazze in iniziative di tutoraggio aziendale a tema tecnologia e ingegneria, come accade in Sudafrica. Continue reading “Una Giornata dedicata alle Bambine e alle Ragazze” »

Ai più di ottant’anni (l’età di una signora non si specifica mai) e sono le 4 del mattino. A quell’età due sono le possibilità: o sei già sveglio perché l’insonnia è ormai parte di te, o dormi profondamente come un bambino. Se stai ronfando come tutte le notti, lo squillare del telefono difficilmente riuscirà a svegliarti. Anche se a chiamare è nientepopodimenoche l’Accademia di Svezia. E anche se quello che vuole annunciarti è che… hai vinto il Premio Nobel per la Letteratura (insieme a circa 900mila euro)! È successo proprio questo, poche ore fa, alla scrittrice canadese Alice Munro, Nobel per la Letteratura 2013. Scopriamo insieme chi si cela dietro il sorriso aperto di questa donna dai capelli argentei.

VITA (e qualche spettegolezzo): Alice Munro si chiamava Alice Laidlaw prima di sposare James Munro, compagno di Università alla Western Ontario, lavorava in biblioteca e per arrotondare serviva ai tavoli come cameriera e raccoglieva tabacco. Eppure la passione per la letteratura fermentava in lei, tanto che il primo racconto, “The Dimensions of a Shadow”, lo scrisse a 19 anni. James non fu l’unico uomo della sua vita, però, e un altro compagno dei tempi dell’università fece breccia nel suo cuore, Gerald Fremlin, che condivise con lei gioie e dolori fino alla sua scomparsa, in una casa in Ontario che pare sia deliziosa quanto le villette degli Hobbit nella Terra di Mezzo di tolkeniana invenzione.

 

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OPERE: dopo quel primo racconto, “The Dimensions of a Shadow”, la vena letteraria della Munro produsse senza sosta opere entrate nella storia della letteratura anglofona. A partire da La danza delle ombre felici (Dance of the Happy Shades) del 1968, per continuare con Chi ti credi di essere? (Who Do You Think You Are?) del 1995, passando per Nemico, amico, amante… (Hateship, Friendship, Courtship, Loveship, Marriage) del 2001, fino ad arrivare a La vista da Castle Rock (The View from Castle Rock) del 2006, la Munro ha suscitato il favore del pubblico e della critica, ottenendo premi prestigiosi e riconoscimenti internazionali. La chiave del suo successo sta nella semplicità complessa, nella capacità di raccontare con profonda intensità le vicende di uomini e donne comuni dell’Ontario, senza cadere mai nello stucchevole o nel banale. I suoi sono personaggi nei quali tutti possono rispecchiarsi e magari trovare quel senso di ambiguità, incertezza, instabilità che costella la vita di ciascuno di noi.

 

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LATI OSCURI: l’unica ombra nella carriera della Munro potrebbe essere il rimpianto di non aver mai scritto un vero e proprio romanzo. Il suo editore, Doug Gibson, ha raccontato che durante i loro primi incontri la scrittrice si sentiva terribilmente sottopressione proprio perché desiderava “diventare seria” e scrivere un romanzo. Fu lo stesso Gibson, però, a riconciliarla con la sua natura creativa: il suo punto di forza era proprio quello di essere una velocista e non una maratoneta. Da parte nostra possiamo dire che Gibson ci aveva visto benissimo, considerate le innumerevoli soddisfazioni che la scrittura di racconti ha riservato alla Munro nel corso degli anni, fino all’ambitissimo Nobel.

LA CITAZIONE: Il racconto non è una strada da seguire, è più una casa. Ci entri e ci rimani per un po’, andando avanti e indietro e sistemandoti dove ti pare, scoprendo come le camere e i corridoi sono in relazione tra loro, e come il mondo esterno viene alterato se lo si guarda da queste finestre. E tu, il visitatore, il lettore, sei cambiato, allo stesso modo, dal fatto di trovarti in questo spazio chiuso, che può essere ampio e semplice da percorrere, o pieno di svolte improvvise, scarno o sontuosamente decorato. Puoi tornarci tutte le volte che vuoi, ma la casa, la storia, conterrà sempre qualcosa in più di quello che ci hai trovato l’ultima volta.

 

Alice Munro ha risposto con deliziata sorpresa all’annuncio della vittoria del Nobel per la Letteratura, onore che ha definito “quite wonderful” e si augura che questo suo successo possa ridare meritato lustro all’intera letteratura canadese. Noi non passiamo che farle i più sentiti auguri e… tutto il resto è storia.
Continue reading “Chi è Alice Munro” »

VeryInterestingIl suo principale diletto sono gli autoritratti, ma in versioni decisamente originali: questa artista si chiama Adrienne Doig e vive in Australia. Le sue opere sono realizzate con diversi supporti: dal patchwork alla tessitura, fino agli arazzi. Soggetti classici si mescolano in modo divertente con il profilo di Adrienne che si reinterpreta così fra citazioni latine e immagini da slogan femministi.

Potete trovare tutti i suoi lavori sul suo sito www.adriennedoig.com o ammirarli nella galleria di Martin Browne Contemporary

La moglie del poliziotto (Philip Groing, 2013), Miss Violence (Alexandros Avranas, Grecia, 2013), Medeas (Andrea Palladoro, USA, 2013).
Più che tre film, un trittico, senza saperlo. In comune, gli stessi temi: la famiglia, il sesso, la violenza.

mogliepoliLa Mostra del Cinema di Venezia dà spazio a produzioni europee indipendenti, che sembrano riflettere in sintonia, pur nella diversità delle geografie nazionali e delle geopolitiche.
Tutti e tre i film, uno tedesco, uno greco, l’altro di un italiano ormai trasferito negli Stati Uniti, affrontano le dinamiche distorte della relazione violenta tra mariti e mogli e delle ritorsioni sui figli, squadernando un quadro psicologico perturbante.
La moglie del poliziotto, del tedesco Groning, mette in scena attraverso sessanta episodi, la quotidianità di una famiglia apparentemente comune, dove il padre è un poliziotto e la madre si occupa della bambina.  Apparentemente comuni sono anche le vicende della famiglia greca di Angeliki, in Miss Violence, la ragazza che si suicida gettandosi al balcone il giorno del suo undicesimo compleanno, non lasciando alcuna traccia di sconcerto tra i familiari; e quella della famiglia di Ennis, l’allevatore di mucche protagonista di Medeas, che vive con la moglie sordomuta e i figli in una zona rurale dell’America profonda.

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Anche se attraverso tre stili diversi, ciascun film interpreta la relazione psicologica dei personaggi e il loro rapporto con l’ambiente.

La moglie del poliziotto e Miss Violence, in particolar modo, trovano una collocazione specifica negli interni domestici, soprattutto il secondo film, dove la dimensione esterna è quasi esclusa dalla pellicola. In entrambe i film, vicini per un’escalation di violenze che man mano si rendono sempre più evidenti, i personaggi, in particolar modo quelli femminili, sono relegati in una prigione fisica e psicologica, costituita, appunto, dalle pareti domestiche.
Al contrario, Medeas fa del paesaggio rurale la possibilità di una fuga dalle dinamiche frustranti della famiglia, ma non consente un riscatto: perdersi nel paesaggio è, per i personaggi del film, una parentesi mai definitiva, che riporta sempre all’ovile domestico.

Altro elemento comune è, nella rappresentazione del nucleo familiare, il ricorso alla foto ricordo. In tutti e tre i film, infatti, il quadretto domestico, con tutti i componenti pronti ad essere immortalati, denuncia la finzione e l’artificiosità della posa e, per antitesi, smaschera i rapporti problematici.

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I primi due film, in particolare, intessono un discorso sulla violenza operata sul femminile. In entrambi, le famiglie protagoniste presentano una dominante numerica femminile, schiacciata però dall’esercizio del potere maschile. nelle famiglie. Così, quando la famiglia del poliziotto, di fronte alla macchina da presa, compone un trittico felice ed emblematico e canta una canzoncina, mette in atto una finzione scenica. Allo stesso modo il pater familias che abbraccia le figlie o la moglie, nelle foto ricordo degli altri due film, è di per sé l’esibizione di una felicità non vera e di un trauma celato.
La presenza perturbante del non detto, poco a poco svelata in un crescendo di tensione in tutti e tre i film, si maschera infatti dietro questi edifici simbolici. È la macchina da presa, al contrario, a puntare lo sguardo su dettagli che rivelano una trama di indizi sempre più sconcertanti.

Medeas è invece diverso: il regista Andrea Pallaoro sembra aver assorbito una visione meno freudiana e rinuncia all’esibizione della violenza lasciando alla fuga nel paesaggio la possibilità di costituire un riscatto, anche se temporaneo.
Gli europei Groning e Avranas, invece, prediligono una rappresentazione traumatica, per l’appunto come se fosse in debito con la psicanalisi, in cui allo spettatore non è data alcuna possibilità di censura, se non quella di distogliere lo sguardo.

Legati con un fil rouge per nulla scontato alla cronaca nera che con cadenza ormai quotidiana ci presenta casi di femminicidi o di violenze domestiche, i tre film costringono il pubblico ad una riflessione forzata e doverosa e lasciano sperare in un ritorno del cinema ad un realismo del quotidiano e dei suoi lati più occulti.
Venezia 70, in un quadro di coerenza e di continuità tra i film in programma, sembra seguire questa tendenza.

ghada6Tele ricamate e colorate che raffigurano motivi astratti e spesso incomprensibili, un groviglio di fili che avvicinandosi svelano invece e denunciano la difficile condizione femminile a partire dal Nord Africa.

Così Ghada Amer, artista egiziana contemporanea  riprendendo la tradizione, tutta al femminile, ricama donne in atteggiamenti  spesso domestici e soprattutto erotici ripresi da comuni riviste pornografiche e di moda ribaltando lo stereotipo della figura femminile radicata in ruoli codificati e immutabili imposti da una cultura dominante maschilista e sessista.

La tradizione per il ricamo, attività strettamente femminile, unita alla delicatezza dei colori e dei fili utilizzati fanno di queste tele delle opere delicate e morbide che a prima vista non lasciano di certo pensare a opere di denuncia.
Celate da un groviglio di fili inestricabile, si riconoscono, invece, figure di donne riprese nell’atto di masturbarsi,  toccarsi e baciarsi. L’artista denuncia, in questo modo, la drammaticità della condizione femminile e gli abusi rivendicando così i diritti e la libertà di intere generazioni di donne che ancora oggi subiscono in silenzio l’oppressione  e la violenza da parte degli uomini.

Una bella iniziativa per dare peso al vuoto che lascia l’assenza di ciascuna donna che è stata vittima di violenza.
In tempi recenti si sono accessi sempre più riflettori su un dramma della nostra società, un ignobile retaggio culturale che miete una vittima ogni due giorni.
Fortunatamente i media, ed anche le istituzioni, si dimostrano progressivamente più attenti al problema, consapevoli che parlarne aiuta a combattere il muro di omertà che si alza soprattutto nei contesti domestici.
Ma nonostante le notizie che giungono alla ribalta della cronaca, i racconti sulla vita di queste donne che ricostruiscono alcuni programmi televisivi, spesso non si riesce a percepire che quelle donne oltre ad essere madri, mogli, compagne, figlie e amiche erano anche membri della nostra società.
Cittadine come tante che avevano un lavoro, degli impegni, un ruolo nel quotidiano che poteva essere il nostro, donne con le quali possiamo aver condiviso inconsapevolmente una serata al cinema, la fila al supermercato, il posto sul tram.
Donne che non ci sono più, che non potremo più incontrare al nostro fianco nella nostra routine.

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Da questo concetto è partita l’iniziativa “un posto occupato”, dall’idea di non lasciare che quel posto scompaia ma al contrario di conservarlo, di occuparlo affinché resti la traccia di quell’insopportabile assenza.
Il progetto è nato lo scorso 29 giugno nell’anfiteatro della villa comunale di Rometta (Me) dall’idea di Maria Andaloro, editrice de “La grande testata”, che voleva reagire con un gesto forte al crescente numero di vittime di femminicidio.

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L’iniziativa sta via via trovando molte adesioni tra giornali , università, associazioni di categoria, scrittori, ma anche privati che nel loro locale hanno voluto riservare un “posto” ad una donna che non c’è più. Che si tratti di un incontro politico, della presentazione di un libro, di una serata al cinema, del posto su un bus o dal parrucchiere chiunque può occupare una sedia, un carrello della spesa applicando il logo dell’iniziativa per poi fotografarlo, affinché il messaggio passi, di bocca in bocca, da uno sguardo all’altro portando con se l’insopportabile sensazione di vuoto e di assenza.

 

Barbie-1 Acqua e sapone, senza ritocchi chirurgici e anche con qualche difetto: è così che l’artista Nikolay Lamm ci presenta le irraggiungibili Barbie, che assumono subito un aspetto più realistico e vicino alle donne reali. Come lui anche altri artisti hanno voluto sfatare il mito delle bambole perfette, presentandole prive di trucco e al naturale. Per chi avesse guardato a queste super-donne come ad odiosi modelli impossibili può prendersi così una piccola rivincita.

Guardate e giudicate voi il risultato.

Si tratta di semplice provocazione o di arte con un significato intimo, intrinseco che lascia esterrefatti, sgomenti, per non dire disgustati, i suoi spettatori?
Parliamo di arte prodotta con materiali organici, dal seme al mestruo, dal sangue alle feci: nata principalmente negli anni Sessanta con l’azionismo viennese, questo tipo di arte profanatoria e dissacrante si manifesta soprattutto con happening e perfomance fino a coinvolgere, negli anni più recenti il video, le esposizioni e la letteratura.

La settimana scorsa, ad esempio, ha creato scalpore la mostra di Carina Ubeda Chacana che ha esposto in Cile una serie di opere su tela (brandelli di vestiti bianchi di cotone su supporto ligneo) prodotte utilizzando 5 anni del suo sangue mestruale e accompagnate da mele appese al soffitto a rappresentare la sua ovulazione.

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Nonostante i critici siano ormai avvezzi a questo tipo di rappresentazioni, il grande pubblico ha reagito perlopiù mostrando ribrezzo verso l’esposizione, considerando il fluido mestruale come materiale non adatto alla produzione di Arte in senso alto.

 

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Ma non è la prima volta che questo accade. Già nel 2009 la performer inglese Ingrid Berthon Moine aveva fatto parlare di sè con la serie Red Is The Colour in cui invitava giovani donne a fotografarsi struccate, con solo del mestruo sulle labbra a mo’ di rossetto.

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Il Daily Mail londinese stroncò nettamente l’artista definendo le sue opere non-arte e concludendo: “just disgusting and scary to think that the public would go for something so nauseating”.

Eppure vi è una lunga storia associata all’utilizzo del sangue, in questo caso mestruale, in arte. Basti pensare che per questa che è ormai è diventata una corrente, è stato assegnato un nome, “menstrala”, coniato dall’artista Vanessa Tiegs , grande cultrice del genere.

“Il sangue mestruale è uno degli ultimi tabù della nostra epoca – afferma EJ Dickinson in un saggio sulla rivista d’arte Guernica – Per qualche strana ragione il pubblico è molto più abituato e quindi consenziente ad altre materie organiche quali feci, urine o sperma”.
Con questo, ovviamente, non si vuole affermare che tutta l’arte prodotta con il mestruo sia meritevole di essere chiamata “arte” ma, c’è da ammetterlo, si tratta comunque di un’azione artistica coraggiosa, che forza in qualche maniera lo spettatore a guardare qualcosa di interno, intimo, puramente femminile.

Già nel 1972, l’artista Judy Chicago con la sua installazione “Menstruation bathroom” ha tentato di sfondare le barriere tra pubblico e privato, lasciando penetrare lo spettatore nel bagno di casa sua e mostrando ad esso un luogo, come lei stessa lo descrive “very very white and clean and deodorized – deodorized except for the blood, the only thing that cannot be covered up. However we feel about our own menstruation is how we feel about seeing its image in front of us.”

menstruationbath

Scontato dunque dire che per le donne, l’utilizzo del sangue mestruale in arte sottenda un significato che ha una doppia valenza: l’esposizione di una femminilità cruda, nuda , troppo spesso celata a causa di una rigida educazione, presente in tutti i paesi del mondo, per cui il sangue delle donne deve essere nascosto, rinnegato, ma anche volontà di rottura degli schemi, arginando di fatto una delle ultime inibizioni rimaste nella società moderna difficile da sradicare.

Il mestruo, unico sangue non violento che sgorga dal nostro corpo, non è però (al contrario di quanto si possa pensare) una prerogativa artistica solo femminile. Claudio Cintoli, alla fine degli Sessanta, con “Haqeldama, campo di sangue” aveva teatralizzato la nascita e la morte proprio utilizzando del mestruo e suscitando, come prevedibile, reazioni di sgomento tra il pubblico presente.

La domanda che allora forse tutti ci dovremmo porre è: abbiamo la stessa reazione alla vista della Merda d’Artista di Piero Manzoni, alle perfomance di Andy Warhol che urina sulle tele o alle opere dell’artista tedesco Martin von Ostrowski che dipinge con lo sperma? Perché siamo più “abituati” a vedere tutto ciò piuttosto che sangue mestruale in “bella” mostra?

KellyReemsten3L’irripetibile femminilità degli abiti anni ’50 ha segnato la figura della donna e il suo immaginario.
Kelly Reemtsen
ha reinterpretato tutto ciò, rompendo con elementi ben più rudi: accanto agli eleganti tubini e alle leggiadre fantasie delle stoffe, compaiono motoseghe, asce e spranghe. Con queste opere l’artista intende esplorare il paradossale status femminile nella società post-femminista contemporanea.

 

ammarPasseggiando per le strade di Buenos Aires si incontrano edifici, pareti, muri, treni e saracinesche coperti di stickers, murales e stencil, elementi vivi di una città dove la street art è un fenomeno diffuso. Con questa forma di espressione artistica urbana, prevalentemente illegale, gli artisti fanno sentire la propria voce lanciando messaggi sociali o politici o più semplicemente lasciando la propria firma.

Grazie al suo forte potere comunicativo, l’arte di strada e in particolare gli stencil sono stati scelti come strumento per la campagna di sensibilizzazione dei diritti umani organizzata dall’associazione AMMAR (Argentine Prostitutes’ Association).

Gli stencil, realizzati dalla compagnia pubblicitaria Ogilvy & Mather, che si trovano sugli edifici agli angoli delle strade, raffigurano da un lato donne ammiccanti, in posizioni difficilmente fraintendibili, e dall’altro lato il passeggino del figlio che la donna sta spingendo. La scelta dell’angolo delle strade è significativa: sono luoghi emblematici dove le lavoratrici del sesso offrono i loro servizi e in più l’angolo permette di raffigurare la doppia realtà della vita di queste donne che, per l’86% di esse, prima di tutto sono madri, e successivamente lavoratrici.

L’associazione lotta da 19 anni per la difesa dei diritti umani e dei diritti del lavoro delle “lavoratrici del sesso” in Argentina, per cambiare l’attuale realtà di abuso, sfruttamento e discriminazione. I membri di AMMAR sono donne adulte, prostitute per scelta personale e consapevole, che lavorano autonomamente e che lottano per ottenere degne condizioni e per uscire dalla clandestinità. Al fine di raggiungere questi obiettivi si sono organizzate in un sindacato e ne richiedono il riconoscimento da parte del Ministero del Lavoro in modo tale da poter beneficiare, tramite il pagamento delle tasse, dell’assistenza sociale e della pensione. Gli stencil sono la rappresentazione artistica e il mezzo per comunicare alla società la lotta da esse intrapresa per ottenere una legge che le riconosca come lavoratrici del sesso autonome, differenziando il loro lavoro dalle pratiche illegali della tratta di persone, della prostituzione minorile e adulta, e che le protegga dallo sfruttamento e dalla violenza della polizia.

In Argentina la prostituzione è infatti legale, tuttavia la legge attuale non protegge le lavoratrici del sesso dal maltrattamento e dalle molestie dei poliziotti, che avvengono ad ogni angolo della strada, e dal loro sfruttamento e inclusione nei cartelli della prostituzione.

L’associazione critica i due progetti di legge che sono stati presentati al Congresso Nazionale il 3 aprile scorso, che pianificano una modifica del Codice Penale per categorizzare come crimine il consumo di servizi sessuali. I progetti prevedono la condanna del cliente per compra di prestazioni sessuali. AMMAR considera queste misure poco efficaci, o meglio dannose, perché rendendo clandestini i clienti, le donne stesse si troverebbero in situazione di maggior clandestinità e vulnerabilità allo sfruttamento. Sarebbero infatti i poliziotti gli unici garanti dell’attuazione della legge e questo darebbe loro la possibilità di farsi pagare per non effettuare la multa, conferendogli eccessivo potere.

 

Sarà in scena domani e dopodomani (23 e 24 maggio 2013) al Teatro le Maschere e poi ancora a Roma nel teatro di Tor Bella Monaca, Pinocchia la storia di una burattina moderna. Tratto dalla pièce di Stefano Benni  lo spettacolo conduce, soprattutto per le donne, ad una riflessione profonda su come ci vedono gli uomini oggi.

Abbiamo intervistato Monia Manzo, che è regista e protagonista dello spettacolo in procinto di cominciare le prove generali….

Pinocchia ha una genesi lontana che, come nel gioco del telefono senza fili, si trasforma un pò ad ogni fase che attraversa. Parte dal Pinocchio di Collodi, arriva a Pinocchia di Benni e approda in teatro con te. Cosa è rimasto dell’una e dell’altra opera nella tua rappresentazione?
Di Collodi sono rimasti solo i richiami a questi personaggi che però sono stati trasformati dal punto di vista letterario: non sono più archetipi o figure favolistiche ma veri e propri protagonisti quotidiani. Questo era già stato messo in luce da Stefano Benni che stravolge i protagonisti lasciando però qualcosa: il grillo parlante, ad esempio, rimane un tuttologo come nella versione originale ma viene attualizzato.
Pinocchia è invece un personaggio emblematico della menzogna contestualizzato nella società attuale in cui la bugia viene utilizzata per fare carriera, per conquistare gli uomini e così via. Il significato viene quindi un po’ traslato pur rimanendo forte.
Nella trasposizione teatrale abbiamo aggiunto una componente vernacolare in quanto ci sono dei personaggi che adottano un linguaggio dialettale come il gatto e la volpe, che parlano rispettivamente romano e napoletano. Non lo abbiamo fatto per stereotipare ma per avvicinare queste figure alla letteratura che le vede furbe e fanatiche.

Pinocchia è un personaggio artificiale che porta in scena le difficoltà delle donne moderne, i disagi che spesso vivono, i ruoli che queste devono necessariamente interpretare. In che cosa ti senti simile a lei?
Si, in parte ci sono passata anche io in questa fase di vita propria di Pinocchia e credo che capiti alla maggior parte delle donne dai 25 ai 35 anni.
L’estetica spesso ti assegna un’etichetta che non vorresti, a cui non credi di assomigliare e a cui però ti senti di appartenere.
Molte nostre coetanee utilizzano l’aspetto esteriore per questioni meramente lavorative, come scorciatoia verso il successo, credendo di avere una marcia in più e cancellando così le lotte della femministe delle nostre mamme o nonne.
Pinocchia in questo senso rappresenta il tentativo femminile di sopravviviere e ribellarsi ad una società maschilista che vede la donna come un oggetto da dominare.
L’immagine della donna che viene proposta nello spettacolo è quella di una burattina che risponde ai desideri di un uomo, grande, che vuole manipolarla e gestirla perché attratto dai suoi canoni estetici.
Si va a toccare una nota dolente della società contemporanea in cui donne intelligenti devono spesso fingere di essere sciocche o ingenue per andare avanti.
Il teatro, il cinema servono ad educare la società e a farci prendere consapevolezza delle nostre potenzialità.

Stefano Benni ha visto il vostro spettacolo?
Stefano Benni è a conoscenza dello spettacolo e sarà invitato nelle repliche successive.

Dove porterete Pinocchia dopo questa tappa di Roma il 23 e 24 maggio al Teatro Le Maschere?
Saremo sempre a Roma, il 24 e 25 giugno al teatro di Tor Bella Monaca nella nuova gestione di Alessandro Benvenuti. Da settembre, invece, vogliamo farlo girare anche fuori dalla nostra regione.

Nome Ilaria Carla Anna

Cognome Dell’Acqua coniugata Buitoni

Luogo e data di nascita Milano 22 marzo 1955

Incarichi assunti Sottosegretario di Stato del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Formazione Laureata in Scienze Politiche

Curriculum 

Nipote di Senatore Borletti, imprenditore milanese fondatore de La Rinascente e delle Officine Borletti. Ilaria Borletti Buitoni ha cominciato la propria carriera nel 1977 come Responsabile Ufficio Rapporti con gli Elettori per il Senatore Susanna Agnelli. Successivamente si è dedicata al volontariato internazionale in un centro ospedaliero nel Kenya settentrionale per avviare poi l’attività imprenditoriale nel settore parafarmaceutico. In Inghilterra è divenuta partner di una società editoriale.
A Londra si è poi dedicata a sviluppare società in settori ad alta tecnologia.
Ha contribuito alla nascita di AMREF Italia Onlus e  nel 1990 ha fondato la Fondazione Anna Borletti ONLUS; nel 2002, con il marito Franco Buitoni, ha creato l’ente di beneficenza per giovani talenti della musica Borletti-Buitoni Trust.
Nel 2007 diventa presidente del FAI Umbria e nel 2010 diviene invece presidente del FAI nazionale.
Nel 2012 entra nel Consiglio Superiore della Banca d’Italia.
Nel 2013 si dimette da queste cariche per concorrere alle ultime elezioni politiche nella Lista Civica con Monti per l’Italia. Diviene così deputata alla Camera.

 

Nome Simonetta

Cognome Giordani

Luogo e data di nascita …

Incarichi assunti Sottosegretario di Stato del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Formazione Laureata in Filosofia

Curriculum 

Simonetta Giordani è giornalista e ha cominciato la sua carriera nella cultura come Direttore dell’Associazione Civita.
Dal 1996 al 1998 è stata Capo Segreteria del Ministro delle Comunicazioni. Ha collaborato in seguito con il Presidente della 1^ Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati.
A partire dal 1999 è entrata nel settore privato divenendo Responsabile delle Relazioni Istituzionali di Wind.
Ultimo impiego è quello in Autostrade per l’Italia, per cui ha ricoperto il ruolo di Responsabile Rapporti Istituzionali nazionali e internazionali.
Ha partecipato a Vedrò e al Big Bang del sindaco di Firenze Matteo Renzi.
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Immaginate di svegliarvi la mattina, fare colazione, vestirvi per andare al lavoro e recarvi alla solita fermata del tram, del bus o della metro. Una routine che si ripete quotidianamente con le stesse azioni cui spesso non facciamo neanche caso, sin quando un giorno l’arte irrompe nella nostra grigia mattinata. È accaduto in Germania dove l’artista Milo Moiré ha organizzato la performance “The Script System” per le strade cittadine: una modella completamente nuda, con scritti sulla pelle i nomi degli indumenti da indossare, si è confusa tra i viaggiatori dei mezzi pubblici a Düsseldorf. Una perfomance artistica molto particolare e provocatoria che tuttavia non sembra aver lasciato sbigottiti o interdetti i passanti.
Lo stesso percorso e gli stessi gesti compiuti ogni mattina per andare al lavoro, sono stati riproposti da Moiré senza portare vestiti addosso, nella condizione che ci rende più vulnerabili e fragili per affermare invece la piena autonomia dell’arte e la forza della nostra nudità all’interno della società.

 

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Protagonista è l’arte concettuale della contrapposizione e dell’eccentricità, che richiama l’attenzione sul paradosso per combatte gli stereotipi, a tratti in maniera divertente, soprattutto per quanto attiene le reazioni suscitate tra il pubblico inconsapevole che sembra rimanere del tutto indifferente a questa forte provocazione.
Nel video diretto da Peter Palm è riportato tutto l’evento dalla fermata del tram sino all’uscita della metropolitana. Non è la prima volta che la nudità del corpo umano diviene protagonista dell’arte: lo scorso febbraio, in occasione dell’inaugurazione della mostra “Naked Man”, gli stessi visitatori sono entrati senza vestiti nelle sale del museo Leopold di Vienna.
Forse ormai l’immagine del corpo umano senza veli è stata ormai talmente tanto usata ed abusata, non solo nel campo artistico, ma anche in quello pubblicitario, da non suscitare più alcuna reazione o disapprovazione?

 

 

 

Queste sono opere di Nazareno Crea, tratte dalla serie “Alpha Beuaties”, una raccolta di 45 celebri ritratti femminili della storia dell’arte occidentale.
Ognuna di loro ha rappresentato i canoni di bellezza dell’epoca in cui furono ritratte, ma Nazareno Crea ha voluto riproporle, in modo critico, ritoccandole secondo gli odierni standard fisici: servendosi di photoshop l’artista ha mostrato una Gioconda priva delle sue gote tonde, una Maya dalle labbra eccessivamente protuberanti, e una Venere del Botticelli che mostra una corporatura insolita.  Crea ha agito su questi capolavori dell’arte come un chirurgo plastico, rimodellandone le forme, gonfiando qualche seno e sminuendo così la bellezza naturale di queste muse che ispirano da secoli l’umanità.

Per scoprire tutte le opere di “Alpha Beuaties” è possibile consultare il sito dedicato

 

Festa delle donne che cade l’8 marzo di ogni anno, rappresenta sempre l’occasione per ritornare sul tema della violenza esercitata contro il genere femminile. Può sembrare un argomento molto lontano dalla nostra società civile, eppure è molto più comune di quanto pensiamo: troppo spesso non denunciati, gli episodi di violenze contro le donne, sia fisiche che morali, sono ancora una piaga difficile da debellare, a causa anche di una scarsa conoscenza del fenomeno. Per sensibilizzare il genere maschile è nata l’associazione “Walk a mile in her shoes” che, attraverso divertenti passeggiate ed iniziative, cerca di informare il più possibile la società civile su quanto sia ancora grave e diffuso questo fenomeno.

Gli uomini stessi si mettono nei panni delle donne, indossando delle meravigliose scarpe rosse con i tacchi e partecipando alle parate per le strade cittadine. L’obiettivo è quello di rendere gli uomini consapevoli del problema, ma soprattutto difensori in prima persona dei diritti delle donne.

 

Helmut Newton è il fotografo che ha cambiato i servizi patinati di moda: i suoi nudi irriverenti e veri hanno mostrato il lato spregiudicato e intimo dell’universo femminile. Donne che prendono consapevolezza di loro stesse, sfrontate e in barba alle convenzioni sociali, senza aver paura di denudarsi con i loro pregi e difetti, è questo quello che mostrano gli scatti del fotografo berlinese nella mostra che il 6 marzo aprirà al pubblico presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma.
L’esposizione, intitolata “Helmut Newton. White Women, Sleepless Nights, Big Nudes”, racconta in 180 opere il lavoro che l’artista ha racchiuso nei suoi primi tre libri, pubblicati alla fine degli anni ’70 e da cui la mostra trae il nome. Proprio il primo dei tre, “White Women”, vinse nel 1976 il prestigioso Kodak Photobook Award, lanciando una vera e propria rivoluzione nell’editoria femminile, che con Newton sdoganò il nudo.
Il curatore Mathias Harder , che sta portando la mostra da Berlino a Parigi, fino a Roma, dice che, nonostante in molti si siano rifatti allo stile del tedesco, “esiste un solo Helmut Newton nella storia della fotografia”.

 

 

L’8 marzo è ormai vicino e anche quest’anno sono molti gli eventi nelle principali città italiane volti a celebrare la festa della donna.

Il Mibac rinnova il suo omaggio al soggetto ispiratore dell’arte per eccellenza, riproponendo l’ingresso gratuito per tutte le donne nei luoghi d’arte e cultura statali. E’ quindi l’occasione giusta per avventurarsi fra i corridori dei musei che più v’incuriosiscono e fra i siti archeologici che più amate, anche perché molte strutture, per l’occasione, hanno pensato un palinsesto ad hoc.

Passiamo ora in rassegna le principali proposte.

 

 

 

 

 

CORTINA

La Regina delle Dolomiti propone Evviva le donne, un pacchetto soggiorno pensato in occasione dell’8 marzo e che propone tre notti per due persone a partire da trecento euro in nove strutture ricettive. Sul posto, le ospiti potranno beneficiare di altre agevolazioni pensate per l’evenienza: dallo sconto del 10% su lezioni di sci, ad una serie di appuntamenti culturali, fra cui ricordiamo la rassegna Una montagna di libri.

 

MERANO

Il Frauenmuseum, il Museo per le donne di Merano, propone un viaggio alla scoperta di grandi personalità femminili del calibro di Evelyn Ortner, sua fondatrice e collezionista di abiti e accessori del XIX e XX secolo.

 

TORINO

Sabato 2 marzo, dalle 11:00 alle 18:00 presso piazza Castello è stata allestita e offerta a visitatori e passanti l’installazione Zapatos Rojos di Elina Chauvet. Proprio il capoluogo piemontese è stato scelto come scenario per un’altra tappa del progetto di arte pubblica nato nel 2009 a Ciudad Juàrez, che sta ora girando il mondo. Trentatre paia di scarpe rosse sono state disposte nella piazza per ricordare le donne invisibili, vittime di violenza e rapimenti, che continuano a sparire nella difficile città messicana. Ogni paio rappresenta simbolicamente una donna e denuncia la violenza cieca e scellerata che continua a ripetersi, ovunque, nel mondo.
Oltre a questo, sono molti gli appuntamenti proposti nella città nei prossimi giorni, come Donne di Quadri per l’8 marzo, che avrà luogo sabato 9 marzo nel Quadrilatero Romano e che vedrà musiciste, artiste, fotografe, attrici, performers, dj-ette animare l’ora dell’aperitivo, dalle ore 18:00 in poi.
Sempre nella Biblioteca, venerdì 8 marzo alle 15:30 Simona e Leonardo Sola proporranno una serie di letture sul tema Spunti di riflessione sulla figura di Madre Courage di B. Brecht, un incontro a cura dell’Associazione Centro Studi P.A.N.I.S.
Lo stesso giorno, alle 20:30 nella Sale Polivalenti M. Operti e G. Fornero, avrà luogo lo spettacolo di danza, Centoventidue, che prende il nome dal numero di donne uccise nel 2012 e che vuole proporre una riflessione sul tema del femminicidio. A proporlo è l’Associazione Le Ragazze di Wren.
Infine, sabato 9, sempre alle 20:30 e nella stessa sala, si terrà la commedia La Palla al Piede, a cura dell’Associazione Culturale Le Veneri.
Per l’8 marzo, festa della donna, il Museo Nazionale dell’Automobile “Avv. Giovanni Agnelli”, in collaborazione con la Compagnia teatrale CAST, organizza una particolare visita teatrale guidata alla collezione. Gli attori metteranno in scena uno spettacolo per raccontare il rapporto tra auto e universo femminile soffermandosi in particolare sulla storia delle grandi donne del passato in ambito automobilistico. Al termine della performance per i partecipanti è previsto un gustoso aperitivo presso la rinnovata caffetteria. Per l’occasione l’ingresso al Museo sarà ridotto a 6 euro e gratuito, come sempre, per i possessori dell’Abbonamento Musei al quale dovranno aggiungersi 7 euro per visita teatrale e aperitivo. La prenotazione è obbligatoria all’indirizzo e-mail prenotazioni@museoauto.it. Orario: primo gruppo ore 18, secondo gruppo ore 19. Per informazioni: www.museoauto.it

 

 

MILANO

Presso La Casa delle Culture del Mondo, dal 6 al 10 marzo, sarà proposta la mostra fotografica Donne, organizzata dal Circolo Fotografico Trevisani, che si propone di interpretare il mondo femminile nei suoi molteplici aspetti.
Venerdì 8 marzo, inoltre, alle 21:00, presso il Centro Culturale della Cooperativa si terrà il concerto 8 marzo in musica – Ritratti di signora, tenuto dalle Cameriste Ambrosiane e dal soprano Dorela Cela.
Sempre la stessa sera, presso la Fonderia Napoleonica, avrà luogo una cena completa di spettacolo di musica dal vivo ad opera della Banda delle Donne – Inbaliadellamaria, un ensemble formata da 11 strumenti con un repertorio che spazia da Mina a Blondie, passando per Donna Summer e Sostakovic. Nel corso della serata sarà possibile visitare il museo, partecipando ad una visita guidata tenuta dal proprietario o dalla curatrice.
Anche quest’anno il Comune offre a tutte le donne l’ingresso gratuito ai Musei civici e il biglietto ridotto per le esposizioni in corso a Palazzo Reale.
Le sedi civiche coinvolte, solitamente a pagamento, sono: i Musei del Castello Sforzesco, il Museo del Novecento, il Museo di Storia Naturale, il Museo Archeologico e il Museo del Risorgimento.
Ingresso scontato invece per le mostre di Palazzo Reale “Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti. La collezione Netter”, il cui biglietto sarà ridotto da 11 a euro 9,50, compresa l’audio guida. Mentre l’ingresso all’esposizione “Costantino 313 d.C.” sarà di 7,50 euro (invece che 9). La mostra “Bob Dylan. The New Orleans series” a Palazzo Reale è invece aperta a ingresso gratuito.

Di seguito gli orari di apertura al pubblico per venerdì 8 marzo:
Musei del Castello Sforzesco, dalle ore 9 alle 17.30
Museo del Novecento, via Marconi 1, dalle ore 9.30 alle 19.30
Museo di Storia Naturale, corso Venezia 55, dalle ore 9 alle 17.30
Museo Archeologico, corso Magenta 15, dalle ore 9 alle 17.30
Museo del Risorgimento, via Borgonuovo 23, dalle ore 9 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.30.

Le mostre di Palazzo Reale, piazza Duomo 12, “Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti. La collezione Netter”e “Costantino 313 d.C.” rimarranno aperte dalle ore 9.30 alle 19.30.

 

 

 

PAVIA

L’8 marzo presso la Biblioteca universitaria, nel corso dell’incontro Le mimose appassiscono, le parole restano, Giuseppe Castelli, storico dell’arte, parlerà della figura femminile nella pittura del Rinascimento e intervisterà Giuse Iannello, autrice del romanzo Il mistero dell’ermellino. A fare da cornice allo svolgimento, i ritratti dipinti da quattro artiste contemporanee, la stessa Giuse, Rosa Tallarico, Giuse Albani, Silvia Sebastiani, che leggeranno al pubblico brevi frase di celebri donne.

 

CREMONA

Anche la città di Cremona propone un ricco palinsesto di eventi. Nel corso del mese di marzo, presso Santa Maria della Pietà, è aperta la mostra Donna è sport – 1861-2013, a cura della Fondazione Candido Cannavò. Settecento immagini e brevi testi raccontano l’evoluzione del movimento sportivo femminile italiano dall’Unità d’Italia ai nostri giorni, un mirabile intreccio di sport, storia, costume, politica e letteratura tutto da scoprire.
Giovedì 7 marzo, presso la Sala Borsa e Auditorium della Camera di Commercio, vi sarà l’inaugurazione della mostra di pittura e scultura femminile Donna Emozioni a colori, organizzata da ACIS – Associazione Italiana Cultura e Sport, a cui parteciperà in qualità di testimonial Germana Cantarini, Atleta Cremonese nel Mondo 2012. La mostra, che vede l’esposizione di opere di trenta artiste, rimarrà aperta sino al 14 marzo 2013 con ingresso libero.
Nel corso di venerdì 8 marzo, inoltre, presso il Museo Civico Ala Ponzone, l’Associazione Culturale Eridano, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura, organizza visite guidate su prenotazione sul tema: La donna nell’arte. Lo stesso giorno, nella sala S. Domenico, vi sarà un’esibizione musicale di Lena Yokoyama al violino e Lorenza Baldo al violoncello, due allieve dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Claudio Monteverdi di Cremona. Le musiciste eseguiranno musiche di L. van Beethoven.

 

VENEZIA

L’Assessorato alla Cittadinanza e alle Attività Culturali ha coordinato un palinsesto di attività dal titolo Dove – Donne a Venezia – Creatività, economia e felicità, con il quale ha voluto coinvolgere le principali realtà veneziane in una riflessione collettiva sul ruolo femminile nella società. Il programma prevede una serie di convegni, spettacoli, rassegne cinematografiche, mostre, letture e recital.
All’interno di questo programma, la Fondazione Musei Civici Veneziani e lo stesso Assessorato, propongono una mostra curata dalla stilista Agatha Ruiz de la Prada e allestita nel Salone del Ballo del Museo Correr in Piazza San Marco. Saranno esposti trentun modelli della collezione Primavera – Estate 2013 e che reinterpretano le icone care ad Agatha.
Presso il Museo Guggenheim, nel corso del mese di marzo, alle ore 12:00 e alle ore 16:00, saranno proposti una serie di approfondimenti in italiano e in inglese sulla vita di Peggy Guggenheim, diversi laboratori didattici sul binomio Arte – Moda e alcuni progetti di Kids Creative Lab.
Nella Terraferma veneziana, invece, avranno luogo una serie di attività per il ciclo Marzo Donna 2013, frutto della collaborazione fra il Centro Culturale Candiani, il Centro Donna e l’Associazione rEsistere. Il calendario conta sedici appuntamenti fra letture di poesie, mostre, proiezioni, spettacoli e presentazioni di libri.
Fra queste ricordiamo la mostra LiberEsistere, a cura di Francesco Brandes e Maria Teresa Sega, inaugurata il 2 marzo e aperta fino al 24, la rassegna cinematografica Donne e il grande schermo, con gli appuntamenti del 6, 12 e 20 marzo.

 

VICENZA

Presso Vicenza l’ufficio e la commissione comunale per le pari opportunità hanno coordinato una serie di proposte, fra cui emerge la mostra fotografica donna@opera, dedicata al talento femminile e ai ritratti di manufatti realizzati da imprese guidate da donne. La mostra è visitabile dal 1 al 10 marzo presso Viart – Vicenza Artigianato Artistico.

 

CESENA

Si chiama Marzo delle donne il programma ricco di iniziative messo a punto dall’ Assessorato Istituzioni e Servizi Culturali – Politiche delle Differenze del Comune di Cesena, in collaborazione con numerose associazioni femminili per parlare dei diritti delle donne.
Fra queste ricordiamo, venerdì 8 marzo 2013 alle ore 9:00 presso la Sala Migliori della sede CIGL la Tavola Rotonda: Educazione quale strumento di reale cambiamento, coordinata dalla giornalista Serena Dell’Amore. Lo stesso giorno, alle ore 17:00 presso la Galleria Ex Pescheria, vi sarà l’incontro L’arte è nelle donne con la critica d’arte Debora Ricciardi, seguirà la performance La vie en rose, a cura di Die Traümer, e la lettura di poesie ad opera del soprano Lisa Fabbri, con accompagnamento alla chitarra di Davide Bosi.
Alle ore 18:30
pressa la Sala EX Macello si terrà il concerto della Filarmonica Malatestiana, organizzato in collaborazione con CesenArmonica e Ser.In.Ar.
Il 9 marzo 2013, alle ore 17:00, sempre presso la Biblioteca Malatestiana, avrà luogo la presentazione del libro Fisabili Llah. Donne in cammino, scelte e percorsi di vita islamica di Giancarlo D’Allara.
Il 14 marzo, presso l’Aula Monty Banks si terrà la proiezione del documentario Licenziata, di Lisa Tormena, che racconta la storia di un gruppo di donne licenziate in seguito alla delocalizzazione dell’azienda di calze presso cui lavoravano e la loro scelta di esprimere rabbia e delusione attraverso il teatro di strada.
Sabato 16 marzo, alle ore 17:30 presso la Galleria EX Pescheria, avrà luogo l’inaugurazione della mostra di pittura e scultura ESPLORAZIONE AL FEMMINILE 2°edizione: Immigrazione – Violenza. Pittura, scultura, fotografia che espone le opere delle artiste Carla Poggi, Dea Valdinocci, Elisabetta Venturi, Irene Balducci, Oria Strobino, Paola Casto, Sabina Negosanti, Silvana Cardinale, Daniela Marchioni, Francesca Faraoni, Luisella Ceredi, Nives Guazzarini, Margherita Potente, Michela Mariani.
Inoltre sabato 30 marzo presso la Biblioteca Malatestiana si terrà il primo incontro del ciclo Incanti d’Abbandono – Quattro racconti mitologici fra letteratura e musica, che prevede una serie di letture mitologiche su personaggi femminili e che continuerà poi per i sabati di aprile. Il tema del primo appuntamento è Arianna amante che salva.

 

SIENA

La provincia senese ha pensato di predisporre e coordinare un cartellone unico di eventi dal titolo Dipingiamo il nostro futuro. Le donne, un valore della nostra società. Rientrano nel programma un mix di momenti d’incontro, spettacoli teatrali, mostre, dibattiti, performance e presentazioni di libri incentrati su come le donne vivono e lavorano in tempo di crisi, fra le difficoltà legate alla crescente precarietà del lavoro e le opportunità nate dalla capacità e dal coraggio di reinventarsi.
Per fare alcuni esempi, nel corso della serata di venerdì 8 marzo saranno proposti ben cinque spettacoli teatrali, fra cui La Partigiana nuda di Aresteatro, presso la sala della Pubblica Assistenza, e Scientille, una rappresentazione sul dramma delle operaie rimaste vittime dell’incendio che scoppiò il 25 marzo 2011 nella fabbrica di New York, messo in scena nel Teatro Rinnovati. Inoltre, a Castellina in Chianti, alle ore 21.30, negli spazi della Casa dei Progetti, si terrà lo spettacolo Io non ho paura, il cui ricavato, sarà devoluto all’associazione Aurore, che si occupa del coordinamento dei Centri antiviolenza della provincia di Siena.
Sabato 9 marzo, alle ore 16:30 nello Scriptorium dell’Abbazia di San Galgano, nel comune di Chiusino, sarà inaugurata Fuori dall’ombra, la mostra di pittura, scultura e ceramica delle artiste della Val di Merse promossa dall’Unione dei Comuni e dal Centro Pari Opportunità Valdimerse. Le opere saranno esposte fino a lunedì 15 aprile.
Lo stesso giorno, a Siena alle ore 21:30, nella sala Gialla di via Tommaso Pendola 37, l’Associazione archivio Udi organizza l’iniziativa La paziente arte di in-tessere… per prendersi cura di noi, parole, immagini, oggetti, musica e sapori sull’universo delle donne.
Sabato 23 marzo, alle 16.30, l’Unione dei Comuni e il Centro Pari Opportunità Valdimerse organizzano nella sala Rosa del Comune di Sovicille l’incontro dal titolo Di necessità virtù. Donne e soluzioni creative in tempo di crisi, riflessioni e dibattito sul significato della crisi e sulle strategie per fronteggiarla.
Proseguendo, sempre a Siena, venerdì 15 marzo alle ore 16, nella sede della Pubblica Assistenza di viale Mazzini, si terrà la presentazione del film Stella, di Sylvie Verheyde, dedicato al tema della violenza psicologica.
All’interno del cartellone provinciale, sarà presentato anche il percorso che porterà alla realizzazione del primo bilancio di genere della Provincia di Siena. L’iniziativa Che genere di bilanci? Il bilancio di genere come comune denominatore tra inclusione, equità, genere, si terrà giovedì 21 marzo alle ore 16 nella sala Aurora del Palazzo del Governo, in piazza Duomo.

 

FIRENZE

Venerdì 8 e sabato 9 marzo alle 14:15 e alle 17:00 presso il Corridoio Vasariano il personale di Florence Pass racconterà, nel corso di visite guidate, i quadri e le vite delle artiste che li hanno realizzati, ragionando su cosa ha significato essere un’artista nel corso della storia. L’iniziativa fa parte dell’evento Festa della donna 2013. Pittrici e scultrici negli autoritratti del Corridoio Vasariano.
Sempre l’8 marzo, alle 20:30 presso il Teatro Comunale si terrà il concerto 8 marzo in musica!, ad opera dell’orchestra e del coro del Maggio Fiorentino e diretto dal giovane Andrea Battistoni.
Nella Galleria 360, inoltre, dall’8 al 27 marzo, sarà presentata la mostra Arte Donna, che esporrà opere realizzate da figure femminili e stimolerà riflessioni sulla figura della donna all’interno della società.
Il 7 marzo, alla biblioteca Mario Luzi ‘Una donna nella poesia… l’universo poetico di Caterina Trombetti’ e alle 21, alla biblioteca delle Oblate la conferenza ‘Nobel? Non è un premio per donne’. Per la Festa della Donna sono 16 le iniziative in programma (molte delle quali potranno essere seguite in streaming su Radio Fleur): a Palazzo Medici Riccardi l’incontro con studenti e docenti degli istituti superiori della Provincia di Firenze sul tema della violenza di genere e il convegno ‘8 marzo: ascolta la mia voce. Omicidi, violenza, stalking, maltrattamenti sulle donne. Tra casi di cronaca e silenzio’ promosso dall’associazione stampa Toscana, con il patrocinio di Provincia e Comune di Firenze. Sempre l’8 marzo in piazza della Repubblica per tutto il giorno ‘l’Atelier dei prodotti agricoli al femminile, l’altra metà della terra in piazza’ a cura dell’associazione Donne in Campo Toscana e della commissione pari opportunità del Comune insieme agli assessorati all’ambiente e Pari opportunità. Per l’occasione saranno organizzati due laboratori: Orti in città e Quello che c’è sul riuso del cibo. Alle 17.30, alla biblioteca delle Oblate, Daria Bignardi presenterà il suo libro ‘L’acustica perfetta’. Alla stessa ora all’SMS di Rifredi l’incontro, organizzato dalla commissione pace e diritti umani ‘Aouatif Mazigh i diritti delle donne di oggi’. Altri eventi al Caffè Letterario Le Murate (in piazza delle Murate): alle 17 l’Incontro con le Persone libro’ a cura dell’associazione Culturale Donne di carta; alle 18 ‘Donne tra le righe. Come promuovere la lettura: idee, letture e progetti’ Controradio talk show in collaborazione con La Nottola di Minerva. Alle 19 sarà proiettato il docu-film ‘Johanna Knauf. Direttrice d’orchestra: music to the people!, cosa succede quando una donna fonda e dirige un’orchestra’ di Silvia Lelli.
Inoltre, per l’8 marzo ingresso gratuito per le donne nei musei civici fiorentini. Prenotazione obbligatoria e gratuita per le visite alla Torre di Arnolfo a Palazzo Vecchio e la Cappella Brancacci (la prenotazione si può effettuare telefonando dalle 9.30 alle 13 e dalle 14 alle 17 allo 055 2768224 oppure allo 055 2768558 oppure inviando una mail a info.museoragazzi@comune.fi.it). La Pergola propone poi una visita storica del teatro per 40 persone (ore 17.30, con ingresso 17.15), anche questa con prenotazione obbligatoria via mail all’indirizzo museo@teatrodellapergola.com entro le 12 di

 

ANCONA

Venerdì 8 marzo alle 17:00, presso il Museo Tattile Statale Omero, Viola De Filippo, insegnante di lettere e scrittrice, terrà l’incontro Ditelo con i sentimenti annodando fili, racconti, intrecci e ricordi… incentrato sulla letteratura femminile della migrazione e sui racconti di donne africane di prima e seconda generazione.
A seguire una visita tutta al femminile nelle sale del Museo e, infine, verrà svolto un laboratorio in cui le partecipanti si cimenteranno nella realizzazione di un messaggio tattile con fili, corde, spaghi e stoffe per evocare ciò che di più personale si vuole mantener vivo delle proprie emozioni. Ciascun cordone-filamento tattile andrà a comporre un telaio-quadro sensoriale che rimarrà permanente nelle sale del Museo.

 

ROMA

Anche la Capitale propone un ricco palinsesto di eventi.
La città ha deciso di aderire alla campagna di informazione e sensibilizzazione Preventing sexual violence in conflict areas – PSYI, lanciata dal ministro degli esteri britannico William Hague. L’obbiettivo comune è attirare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sul preoccupante aumento di casi di violenza sessuale nelle aree di conflitto. La Capitale contribuirà alla causa illuminando il Colosseo nel corso della giornata dell’8 marzo.
Inoltre, diversi spazi culturali proporranno mostre ed eventi sul tema del lavoro femminile che ha attraversato invisibilmente la storia per poi trasformarsi in arte, esplorando diverse forme di creatività per restituire memoria e dignità a queste professioni e superare gli stereotipi. Si collocano in quest’orizzonte le due mostre organizzate presso la Casa della Memoria e della Storia e presso la Sala Santa Rita, intitolate rispettivamente, Susan Harbage Page. Lo strappo della storia, conversazione con merletti – aperta dall’8 marzo al 26 aprile – e I percorsi del filo. L’arte, le donne e il nuovo merletto – dal 9 al 28 marzo.
Nella Casa dei Teatri e nel Nuovo Cinema Aquila saranno organizzate proiezioni di videodocumentari e reading pensati per sottolineare il cammino culturale e di emancipazione che le donne hanno compiuto nel corso della storia e che continuano tutt’ora a compiere.
Venerdì 8 marzo, presso la Casa della Letterature, avrà luogo Voci segrete, una serie di letture tratte dalle opere delle poetesse Antonia Pozzi e Daria Menicanti e tenute da Maria Luisa Spaziani e Gabriella Sica.
Sempre l’8 marzo, presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, alle ore 16:00 sarà proposto l’evento Arte: sostantivo al femminile, un omaggio alle donne che hanno fatto dell’arte un impegno di vita nonostante il pregiudizio. Organizzato dall’Associazione Amici dell’Arte Moderna a Valle Giulia, A3M, celebrerà venticinque donne italiane che nel corso dei secoli si sono distinte in ambito artistico e culturale, facendo dell’arte il mezzo per affermare il proprio diritto all’autoespressione. Un violino ed un violoncello saranno di sottofondo ad un “corale grazie”, vocalizzato da cinque giovani attrici, a 100 figure italiane che quotidianamente si impegnano nel in questo mondo: galleriste, collezioniste, artiste, direttrici di musei ed istituzioni, storiche e critiche d’arte e fotografe. Al termine della performance sarà consegnato un simbolico omaggio a Simonetta Matone – capo Gabinetto del Ministero delle Pari Opportunità – e a sette rappresentanti femminili: Elena Di Majo – ex-direttrice del Museo Hendrik Christian Andersen di Roma -, l’artista Giosetta Fioroni, la giornalista Francesca Giuliani, la mecenate e collezionista Graziella Lonardi Buontempo, l’artista Sissi e la giovane gallerista Sara Zanin.
Sabato 9 marzo presso la libreria e caffè letterario Mangiaparole, si terrà un incontro con Paola Nazzaro, autrice del libro Carezze Korazze & Skizzi di vita, che raccoglie una serie di poesie e racconti intrisi di passione motociclista. Seguirà un dibattito sul tema del coraggio a cui interverranno Adele Innocenzi, campionessa motocross femminile, Pasqualina Cioria, psicologa specializzata in training autogeno, ed l’attrice Elisa Angelini.
Lo stesso giorno, inoltre, alle ore 15:30, l’Archivio di Stato di Roma ospita nella Sala Alessandrina un’iniziativa dedicata ai percorsi nei monasteri femminili. Nel corso dell’evento sarà presentato il volume La Rivoluzione in convento. Le Memorie di Anna Vittoria Dolara (secc. XVIII-XIX), a cura di Simonetta Ceglie, inserito nella collana La memoria restituita. Fonti per la storia delle donne.
Scarica il programma
In occasione della Festa della donna, tutte le visitatrici potranno entrare al museo con il biglietto ridotto (8 €), ricevendo in omaggio un dono speciale: la “bag” in tela della mostra William Kentridge. Vertical Thinking (fino a esaurimento scorte), che chiuderà domenica 10 marzo.
Sabato 9 e domenica 10 marzo sono anche gli ultimi due giorni per visitare la mostra William Kentridge. Vertical Thinking, con gli arazzi, le video animazioni e la stanza dedicata a The Refusal of Time, la spettacolare installazione ripensata da Kentrdige proprio per gli spazi del MAXXI, dopo averla presentata a Documenta 2012.
Ultimo weekend anche per scoprire un’ altra mostra… al femminile: si tratta delle video installazioni con i cieli stellati e le visioni notturne della città eterna di Grazia Toderi. Mirabilia Urbis.

 

 

CASERTA

Venerdì 8 marzo presso il Centro Sant’Agostino, alle 16:30, vi sarà un incontro sulla questione di genere nel lavoro e nella società di oggi, in occasione del cinquantenario della legge 66 del 9 febbraio del 1963. All’incontro sarà presente, fra le altre personalità, Manuela Fontana, magistrato del Tribunale di Santa Maria Capua. A seguire, dalle 18:30, si terrà la proiezione del film The Lady – L’amore per la libertà, diretto da Luc Besson e incentrato sulla vita del premio Nobel per la pace Aung San Su Kyi.
Quest’elenco non esaurisce tutte le proposte pensate sul territorio nazionale, che si articolano in uno spettro molto ampio di attività e di appuntamenti. Non si può non prendere atto di come l’8 marzo si stia affermando sempre più profondamente nel dibattito culturale delle città italiane, che anche quest’anno hanno saputo declinare il tema secondo prospettive varie e interessanti. Non resta che selezionare gli eventi di proprio gradimento e prendere parte attivamente alla Giornata Internazionale della Donna 2013.

 

NAPOLI

Bruia, è il nome d’arte di Brunella D’Auria, che dall’8 al 15 marzo esporrà al PAN- Palazzo delle Arti Napoli-, una personale, intitolata “La prima pietra”, ispirata alla figura della donna, sul modello di Maria Maddalena sopraffatta e umiliata da un mondo al maschile, eppure simbolo di forza, che seppur colpita e ferita, prenderà coscienza di se stessa, e avrà il coraggio di reagire e scagliare le pietre a chi le getta fango solo per il piacere di distruggere o semplicemente per sottomettere. A tal proposito, la data dell’inaugurazione non è un caso, piuttosto la volontà di commemorare l’8 Marzo non come una festa, ma in ricordo di una triste giornata, quando nel 1908 un gruppo di operaie di una industria tessile di New York, scioperò come forma di protesta, contro le terribili condizioni in cui si trovavano a lavorare, e molte di loro rimasero ferite mortalmene a causa di un incendio, dopo essere state chiuse, all’interno della fabbrica. Ecco perchè Bruia, attraverso le sue opere in mostra, intende far riflettere sulla condizione della donna, ancora oggi inflitta da abusi e ingiustizie sociali. La lapidazione o l’infibulazione o altre barbarie oltraggiano da secoli i diritti delle donne, tema rappresentato dall’artista in pittura e in scultura per dar voce, “per far girare il capo” a chi non vuol vedere e sentire.
Venerdì 8 marzo 2013 alle ore 16.00 presso il Complesso Monumentale di Castel dell’Ovo, Sala delle Terrazze in Via Eldorado 1, a Napoli si apre la rassegna artistica internazionale Incisioni al femminile a cura di Veronica Longo. La manifestazione, che ha ricevuto il patrocinio morale del Comune di Napoli, promossa dall’AtelierControsegno e con la collaborazione delle Associazioni Lux in Fabula, Un’Ala di Riserva e del Daphne Museum, intende dimostrare quanto l’arte dell’incisione non sia una pratica esclusivamente maschile (così come si tende a pensare), ma sia anche amata ed esercitata da molte artiste in tutto il mondo. La data scelta per l’inaugurazione non è pertanto casuale: l’8 marzo, infatti, è una giornata di festa, di riflessione, di solidarietà e di lotta, per sostenere e riaffermare globalmente – oggi come sempre – i diritti delle donne. Quest’occasione rappresenta la possibilità per le artiste d’incontrarsi e condividere le loro esperienze artistiche e non, e confrontarsi sulle proposte e i progetti che le vedono impegnate nella quotidiana lotta per l’emancipazione che si trasmette, ovviamente, anche attraverso la loro arte e creatività. L’evento, a cui hanno aderito circa 70 artiste italiane e straniere, è dedicato a Rina Riva (scomparsa nella primavera del 2010), scelta per le sue grandi doti umane, ma soprattutto per la bravura e la genialità delle sue opere, oltre alla notevole attività didattica condotta incessantemente. La sua presenza in mostra, per la prima volta nel Sud Italia, è senza dubbio un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati di arte e non si sarebbe mai potuto realizzare senza la collaborazione della figlia, l’architetto Gianna Riva. Al termine della rassegna, tutte le incisioni donate dalle artiste all’AtelierControsegno, parteciperanno anche al vernissage di apertura al pubblico della sua stamperia-galleria prevista per il 2013 e, verosimilmente, saranno archiviate al fine di creare una raccolta di stampe presso il PAN (Palazzo delle Arti, Napoli).

 

 

 

MATERA

Venerdì 8 marzo 2013 tutte le donne che si recheranno al MUSMA potranno usufruire dell’ ingresso ridotto per visitare l’intera collezione e le tre mostre in corso. Inoltre, per coloro che giungeranno a Palazzo Pomarici insieme a un uomo, il MUSMA offrirà all’accompagnatore l’ingresso gratuito.
Per l’occasione, il Museo della Scultura Contemporanea aprirà al pubblico non solo la mattina dalle 10 alle 14, ma anche il pomeriggio dalle 16 alle 20.
La festa della donna capita quest’ anno in concomitanza di due mostre dedicate a due donne, l’artista siciliana Carla Accardi e la storica dell’arte americana Ellen Russotto. Attraverso il percorso espositivo i visitatori avranno così la possibilità di conoscere due importanti protagoniste dell’arte del Novecento, e di apprendere notizie su amicizie, sodalizi e collaborazioni che animavano la temperie artistica del secolo scorso.
La mostra “Carla Accardi. Sculture, ceramiche, disegni, opere grafiche, immagini e documenti dal 1946 al 2012”, allestita nella Sala della Caccia del Museo, mette in luce il lavoro e la vitalità creativa di Carla Accardi, unica donna del Gruppo Forma 1. Tra le amicizie della Accardi c’è quella con la storica dell’arte e critico militante Carla Lonzi. Nel 1968 Carla Accardi è infatti presente, unica artista donna, nel libro Autoritratto di Carla Lonzi, con la quale instaura una collaborazione che la porterà alla militanza femminista. Nel luglio del 1970 la Accardi, la Lonzi ed Elvira Banotti redigono il Manifesto di rivolta Femminile, in cui sono contenute affermazioni di grande attualità con una evidente presa di coscienza della parità dei sessi. Nel testo si leggono frasi come “Il divorzio è un innesto di matrimoni da cui l’istituzione esce rafforzata” e “La parità di retribuzione è un nostro diritto, ma la nostra oppressione è un’altra cosa. Ci basta la parità salariale quando abbiamo già sulle spalle ore di lavoro domestico?”. Un sodalizio intellettuale, quello tra le due artiste, che ha dato l’avvio a molti dei temi fondamentali della rivolta femminista.
Carla Lonzi, per anni compagna di vita dello scultore Pietro Consagra, diventerà una figura fondamentale del femminismo italiano, con gli scritti Sputiamo su Hegel del 1970 e La donna clitoridea e la donna vaginale del 1971. Tale è l’attualità del suo pensiero che nel 2010 le sue opere sono stati riproposte dalla casa editrice et al. in una nuova edizione, in tutto fedele a quella originale.
Nella seconda mostra, “Il MUSMA ricorda Ellen Russotto” si ripercorre la vita della storica dell’arte americana, con fotografie, libri, immagini, documenti, sculture e attraverso disegni e opere grafiche degli artisti della Scuola di New York a cui Ellen ha dedicato libri per editori come Abrams, e allestito mostre in gallerie e musei di Segovia, Madrid, New York, Valencia, Venezia, Pietrasanta, Matera. Legata alla figura di Ellen Russotto, per collaborazioni e comuni frequentazioni, è un’altra donna fondamentale per la divulgazione dell’arte contemporanea, la scrittrice, traduttrice e critico d’arte Gabriella Drudi, fra i primissimi a capire fino in fondo non soltanto la pittura dei maestri dell’espressionismo astratto, ma anche la scrittura di Beckett. Della poetessa-pittrice, moglie di Toti Scialoja, si possono ricordare, tra gli altri, due fondamentali saggi critici su Willem De Kooning (1972) e Robert Motherwell (1984), il romanzo-poema Beatrice C. (1979), la raccolta di racconti Non era vero (1993) e il racconto Isabella Morra (1991). La divulgazione del pensiero di H.Rosenberg in Italia si deve proprio a lei, che aveva tradotto per Bompiani L’oggetto ansioso.
Ai visitatori verranno distribuiti brani tratti dalle opere di Carla Lonzi e di Gabriella Drudi, che daranno la possibilità di completare il quadro storico di riferimento in cui hanno operato quattro tra le donne che animarono, con grande energia e dinamismo, il clima culturale del secondo Novecento.

 

 

 

COSENZA

Venerdì 8 marzo 2013, alle ore 16.30, a Cosenza, Palazzo Arnone, sede della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Calabria e della Galleria Nazionale di Cosenza, in occasione della Festa della Donna, si terrà il convegno La donna e l’arte.
Parteciperanno all’iniziativa: Fabio De Chirico, Soprintendente BSAE della Calabria; Carmela Mirabelli, presidente FIDAPA – Sezione di Cosenza; Tania Frisone Severino, responsabile del Parco Storico “Giuseppina Le Maire” e Rosanna Caputo, storico d’arte Soprintendenza BSAE Calabria, che terrà una relazione sul tema Donne dipinte e donne artiste.
Il convegno sarà preceduto, alle ore 16.00, da una visita alla Galleria Nazionale di Cosenza.

 

ANDRIA

In occasione della Festa della Donna, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Bari, Barletta-Andria-Trani e Foggia in collaborazione con il GAL “Le città di Castel del Monte”, la Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Bari e Federmoda-Confcommercio, presenta una collezione di abiti d’epoca e, per esplorare i margini della stretta contaminazione tra moda, società, cultura ed economia, promuove una tavola rotonda sul tema: “La moda femminile negli anni ’70 e 80. Costume, società e cultura” che si terrà il giorno 9 marzo a Castel del Monte – Andria (BT), a partire dalle ore 10.30.
L’incontro rappresenta l’occasione per approfondire il ruolo della moda, attraverso l’individuazione delle molteplici influenze che si instaurano tra l’arte, la società, il costume e l’economia. A conclusione dell’incontro sarà presentata la collezione privata di abiti che rimarrà esposta fino al 14 marzo 2013.
L’ abito, non è solo un indumento indifferenziato utilizzato per vestirsi, ma diventa un modo di comunicare la propria personalità e l’appartenenza ad un ceto sociale, rappresentando la forma più evidente ed espressiva delle trasformazioni e dello sviluppo culturale di ogni popolo.
La conversazione, rivolta al pubblico femminile e non solo, sarà avviata da Anna Vella Direttore di Castel del Monte e introdotta da Nicola Giorgino, Sindaco di Andria e Presidente del GAL, Alessandro Ambrosi, Presidente della Camera di Commercio e Carlo Saponaro Presidente provinciale di Federmoda-Confcommercio.
La Prof.ssa Cinzia Nardelli, Docente di Storia dell’Arte e del Costume dell’Istituto Professionale “A.Pacinotti” di Foggia, descriverà gli aspetti creativi e artistici che gli stilisti interpretano e declinano nell’ideare il concept di un abito, approfondendo gli stili, i materiali e le fantasie degli anni ’70 e ’80.
Rimanendo nello stesso ambito temporale, la Prof.ssa Paolina La Manna, Docente di Tecniche del Settore Moda dell’I.S.P.A. “A. Marrone- Convitto R.Borghi” di Lucera, illustrerà le inevitabili implicazioni della moda con i mutamenti sociali, economici e culturali.
La Sig.ra Rosa Fasanella Santovito, imprenditrice del settore moda, coinvolgerà i presenti in un emozionante racconto, attraverso la moda di quegli anni e i ricordi degli incontri con gli stilisti più famosi che hanno portato la creatività italiana a livelli internazionali.

 

 

Per la Festa della Donna, UCI Cinemas dal 7 al 10 marzo aderisce all’iniziativa promossa da 01 Distribution in occasione dell’arrivo sul grande schermo di Amiche da Morire, la nuova commedia tutta al femminile di Giorgia Farina con Claudia Gerini, Sabrina Impacciatore e Cristiana Capotondi. In tutte le 41 multisale del Circuito sarà infatti possibile presentare alle casse i coupon grazie ai quali sarà possibile assistere alle proiezioni del film acquistando due biglietti al prezzo di uno e vincere anche una bellissima Lancia Y.
Collegandosi al sito e selezionando una delle multisale UCI, sarà possibile compilare la scheda con i propri dati anagrafici e richiedere l’invio on line del coupon da stampare e presentare alle casse per avere diritto alla promozione. Coloro che aderiranno a tale iniziativa potranno partecipare al concorso per vincere la nuovissima Lancia Y effettuando una nuova registrazione sul sito internet dedicato inserendo il numero del biglietto acquistato.
Amiche da Morire è una commedia con Tre protagoniste irresistibili per il film d’esordio di Giorgia Farina: Claudia Gerini interpreta Gilda, una donna dalla bellezza verace che da anni sbarca il lunario facendo il mestiere più antico del mondo; Cristiana Capotondi è Olivia, una giovane moglie invidiata per il suo rapporto idilliaco con il marito; Sabrina Impacciatore chiude il terzetto con Crocetta, un brutto anatroccolo che pare porti sfortuna a chi le sta intorno.Le tre, completamente diverse tra loro, si trovano a condividere un segreto che devono nascondere al fiero e brusco commissario Nico Malachia, interpretato da Vinicio Marchioni.
Per ulteriori informazioni visitare il sito www.ucicinemas.it.

 

Con l’ offerta Speciale 2×1 di Trenitalia viaggia con un’altra persona pagando un solo biglietto al prezzo Base intero! L’offerta è valida per viaggiare in 1^ e in 2^ classe nei livelli di servizio Business, Premium e Standard, su tutti i treni nazionali, nei seguenti giorni: 8 marzo (Festa della donna), 19 marzo (Festa del papà), 21 marzo (inizio della primavera).
Sono esclusi i treni Regionali, il livello di servizio Executive e i servizi cuccette, VL ed Excelsior. Il numero di posti è limitato, e variabile in base al treno e alla classe o al livello di servizio.
Per usufruire dell’offerta Speciale 2×1 riservata alla festa della donna almeno uno dei viaggiatori deve essere una donna di qualsiasi età.