eucreNonostante l’arrivo dell’autunno, dall’Europa soffia un vento caldo carico di notizie positive per chi opera nel settore creativo culturale ed audiovisivo.
La Commissione Europea ha deciso di stanziare 1.801 milioni di euro tra il 2014 e il 2020, per il programma Europa Creativa, attraverso il quale prevede di raggiungere circa 8.000 organizzazioni culturali e 300.000 artisti, professionisti della cultura e le loro opere. Il Parlamento europeo ha votato favorevolmente il programma.
Scopo primario: aiutare chi si occupa di ‘cultura’ a varcare i confini nazionali, rafforzando il ruolo dei piccoli imprenditori e delle organizzazioni locali, favorire l’innovazione, la costruzione di un pubblico paneuropeo e nuovi modelli di business.

Secondo la Commissione, dal punto di vista economico questi finanziamenti sono il modo più efficace di ottenere risultati e un effetto duraturo per aiutare i professionisti del settore culturale ed audiovisivo ad inserirsi sui mercati internazionali e a lavorare con successo per promuove lo sviluppo di opere che presentano un potenziale di distribuzione transfrontaliera; più di 5.500 libri e altre opere letterarie verranno tradotte e pubblicizzate e più di 1.000 film europei, verranno distribuiti su piattaforme tradizionali e digitali.

Nonostante infatti la diversità culturale e linguistica europea sia riconosciuta dai Trattati come un principio fondamentale e più volte si sia proclamata la necessità di rafforzare la competitività dei settori culturali e creativi, i dati dell’ultimo rapporto Eurostat relativi al 2012, riportavano un panorama non proprio felice, dove tra l’altro l’Italia chiudeva la fila con una percentuale di investimenti statali nel campo culturale inferiore alla media degli altri paesi membri.
Ora sembra che ci siano tutti gli elementi per uscire dalla crisi e dare una spinta propositiva, -oltre a un sostegno economico- all’enorme ricchezza che molti, soprattutto tra i giovani continuano a ritenere il cuore vivo e pulsante in cui investire tempo e risorse, nonostante la disattenzione se non peggio, gli ostacoli da parte delle istituzioni.

Voci di corridoio sussurrano che le prime call usciranno a dicembre con scadenza a marzo. Il Programma vede un aumento di budget del 9% rispetto al precedente Programma Media e Cultura 2007-13 e resterà suddivido nei due filoni principali: Media e Cultura, oltre a una sezione tran-settoriale che istituirà una desk di supporto e archivio dati e dal 2016 un fondo di garanzia quale strumento di garanzia finanziaria destinato alle PMI e alle organizzazioni.
Quattro i settori di finanziamento: progetti di cooperazione, traduzione letterarie, network e piattaforme.

Potranno partecipare gli operatori attivi nei settori creativi culturali, aventi personalità giuridica (non sono ammesse infatti domande individuali) e sede legale in uno dei 28 Paesi Membro Ue, ma anche Norvegia, Svizzera, Turchia, Macedonia, Serbia, Islanda, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Albania; e –grande novità!- anche i Paesi partecipanti alla cosiddetta European Neighbourhood Policy -ENP: Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina, Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Palestina, Siria e Tunisia.

Un’opportunità importante per fare rete, acquisire competenze e, grazie alle più moderne tecnologie digitali diffondere la coproduzione europea e internazionale, scambi di competenze professionali e know-how, attraverso tournee, eventi, manifestazioni internazionali.

Letteratura, musica, architettura, archivi e biblioteche, artigianato artistico, film, televisione, videogiochi e multimediale; design, festival, arti visive, arti dello spettacolo, editoria, radio, pare siano finalmente arrivate le risorse per salvare questo nostro patrimonio inestimabile, resta ora da vedere come verranno distribuite e gestite!

 

Consulta il sito del programma Europa Creativa

 

L’Assemblea Generale delle Nazioni Uniti, riunitasi il 19 dicembre 2011, ha riconosciuto che “lo sviluppo e l’investimento nelle ragazze che si trovano in condizioni critiche costituisce uno dei Millennium Development Goals”, uno degli obiettivi fondamentali a cui si deve giungere per poter proseguire nella strada fondamentale verso il progresso, l’emancipazione, la democrazia e l’assicurazione globale dei diritti umani.

Partendo da questo fondamentale principio è stata istituita la Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze, celebrata per la prima volta l’11 ottobre 2012 attraverso migliaia di iniziative in tutto il mondo: convegni, conferenze, tavole rotonde, eventi culturali e manifestazioni di impatto, come la colorazione di rosa dei principali monumenti, da Londra a Milano, da New York a Nuova Delhi.

girlchildday
Lo scopo dell’11 ottobre dell’anno scorso era di sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale sul tema delle mogli bambine, piccole donne sottratte alla possibilità di godere dell’innocenza e della spensieratezza dell’infanzia, perché costrette a sposarsi in età infantile, spesso con uomini molto più grandi di loro.

Il tema scelto per il 2013 è stato “l’innovazione nell’istruzione femminile”. Moltissime bambine e ragazze, specialmente nei Paesi sottosviluppati, non hanno accesso all’istruzione, non solo per impossibilità materiali o economiche, ma perché andare a scuola è proibito, è un reato, una colpa. La tecnologia, intelligente e sostenibile, può allora venire in aiuto, sia che si tratti di utilizzare un nuovo tipo di mattoni resistenti agli agenti atmosferici, come accade in Madagascar; sia che si tratti di coinvolgere le ragazze in iniziative di tutoraggio aziendale a tema tecnologia e ingegneria, come accade in Sudafrica. Continue reading “Una Giornata dedicata alle Bambine e alle Ragazze” »

Grosseto CECIntervista a Maurizio Cont e Gianmarco Serra, responsabili del progetto di candidatura di Grosseto e La Maremma a Capitale europea della Cultura 2019.

 

 

Qual è l’identità del territorio dalla quale scaturiscono le strategie e il progetto del 2019?
L’Europa entra nelle case. Si vuole creare qui un presidio, un distretto, una diffusa e capillare sensibilità culturale dove il Paesaggio capitale è la prospettiva del mondo contemporaneo. Riscattarsi dalla prospettiva della narrazione retorica e delle maschere e assumersi la responsabilità di affrontare seriamente l’amletico problema. Il progetto di Candidatura della Maremma a Capitale Fluttuante Europea 2019 della Cultura, della Natura e dell’Amore nasce da ideali anti-identitari (cioè antitetici a qualunque referenza identitaria: identità nazionale, locale, etnica, religiosa, linguistica, culturale, politica, sessuale, territoriale, ecc., e da qualunque punto di vista: psicologico, antropologico, storico, sociologico, filosofico, sessuologico, ecc.) e fonda ogni sua prospettiva sul cosmopolitismo. Non si ragiona di identità ma di responsabilità. Le radici sono quelle planetarie, l’appartenenza è al cosmo.

Nell’ottobre 2012 c’è stata l’Annunciazione e l’apertura di un dibattito sui Paesaggi anticipati (laddove il Paesaggio è la dimensione della dignità dell’essere e l’anticipazione l’opposto del ritardo, della passività) e sull’agire senza referente (al sindaco, alla mamma, allo sponsor, al pubblico questa cosa non piace…) per restituire il senso dell’azione alla sola meccanica della necessità e dell’assoluto.

La strategia prevede l’abbandono della malattia burocratica e autoritaria (laddove lo stesso bando europeo parla di autorità), sforzandosi di essere quanto più possibile indipendenti in ogni scelta. Con la candidatura si segna nuovamente e finalmente una linea netta di separazione tra cultura ed economia (e dunque turismo): cultura ed economia hanno finalità e funzioni diverse nella vita personale e sociale, sono cose separate che vanno tenute separate. Così come lo spettacolo della cultura e la cultura dello spettacolo: nella candidatura ci si sottrae al taglio del nastro e all’enfasi dei lustrini. Il pubblico non esiste.

Ciascuno spazio – cioè qualunque casa o luogo – può decidere di essere colpita da un meteorite (simbolo delle azioni del 2014) e divenire con ciò dimora della cultura, luogo che ospita una rivoluzione (40mila posti letto vuoti d’inverno in tutta la Maremma). La candidatura prevede solo ruoli attivi per chi partecipa. Non si riconosce il linguaggio delle minoranze o delle maggioranze: ogni azione è per tutti e per nessuno. Tutte le discipline e ogni tema sono ammessi purché chi agisce, intenda superarsi, rivoluzionare per primo se stesso.

Hanno aderito alla candidatura 216 imprese locali.

 

 

Quali sono gli asset che la città immette in questo programma?
Il Tenente Colombo ha ben presente che l’assassino farà di tutto per sfuggirgli e sa che ha circa un’ora per incastrarlo e dunque in un tempo limitato e con le risorse a disposizione sfrutta tutto il proprio talento e ogni più piccola energia. L’intelligenza va coltivata: ciascuno è responsabile della propria.

 

 

Quali sono le mancanze cui dovrete invece sopperire?
Non ci sono precedenti. Tutto è nelle mani di chi aderisce. Le possibilità di successo sono una su centomila.

 

 

I flussi economici delle città d’arte riguardano solitamente pochi addetti ai lavori. Il programma relativo alla candidatura intende coinvolgere uno spettro più ampio di operatori economici?
Grosseto non è una città d’arte e questa non è una candidatura sulla storia passata: in gioco c’è il presente, quello che si vuole fare di se stessi; riconoscere un merito culturale alle pietre o alle opere d’arte realizzate nel passato è assurdo: la Capitale Europea della Cultura deve esserlo per la cultura, le visioni che produce sul presente e la sua capacità di illuminare l’intera Europa con la sua forza rivoluzionaria: i paesaggi anticipati sono questo. Tutti sono coinvolti perché tutti possono diventare attivi dal punto di vista culturale, finanziando e ospitando in casa loro lo studioso, l’artista, lo scienziato che più pensano possa aiutarli a crescere e superarsi.

 

 

Cosa rimarrà alla città dopo il titolo di Capitale europea della Cultura?
Gli effetti sulle persone che vivono in Maremma sarebbero gli stessi di quelli di un miracolato.

 

 

Leggi le interviste alle altre candidate a Capitale europea della Cultura 2019.

ReggioCalabria CECIntervista al Prof. Francesco Adornato, Presidente del Comitato Scientifico responsabile del progetto di candidatura di Reggio Calabria a Capitale europea della Cultura 2019.
Qual è l’identità del territorio dalla quale scaturiscono le strategie e il progetto del 2019?
È un’identità le cui radici hanno lontane e significative origini e dalle quali si è diffusa una più ampia civiltà euro-mediterranea. Ulisse e Enea hanno attraversato il mare che bagna Reggio Calabria e sulle sue coste è approdato San Paolo. Non solo. La città ed il suo territorio, anche per via della posizione centrale rispetto alle rotte mediterranee, sono stati da sempre luogo di incontro e contatto di diverse culture. Di qui, percorsi e stratificazioni culturali di origine greco romana, bizantina, araba, medioevale, confermati tanto dal patrimonio archeologico e artistico, quanto dalla presenza ancora attuale di minoranze linguistiche ed etniche e, più recentemente, da numerose comunità di immigrati di area mediterranea, che costituiscono un’autentica emergenza umanitaria per l’Europa intera. Non a caso, il titolo del progetto che la Città presenta a sostegno della sua candidatura  è “ Reggio Calabria porta del Mediterraneo”.
Quali sono gli asset che la città immette in questo programma?
L’obiettivo della candidatura di Reggio Calabria è quello di mettere al centro il tema della integrazione e della promozione di un’autentica dimensione interculturale, che servirà a rafforzare l’unità nella diversità delle culture comunitarie e la loro integrazione, pur nella differenza, nei rapporti con le comunità degli immigrati e, più in generale, con le culture mediterranee. In questo senso, gli asset storici e multiculturali di cui la città ed il suo territorio dispongono, vanno oltre lo spazio del mito e della classicità per diventare elementi fondamentali nel dialogo interculturale dei popoli.
Quali sono le mancanze cui dovrete invece sopperire?
Probabilmente, in modo particolare, possono riguardare qualche carenza infrastrutturale, specialmente per quanto riguarda il collegamento con le zone interne. Ma il programma delle iniziative previste è articolato in modo opportunamente diffuso e ciò consentirà gli opportuni interventi per sopperire a tale ritardo.
I flussi economici delle città d’arte riguardano solitamente pochi addetti ai lavori. Il programma relativo alla candidatura intende coinvolgere uno spettro più ampio di operatori economici?
Il programma può contare, innanzitutto, sul coinvolgimento e il sostegno delle istituzioni locali territoriali: oltre che il Comune proponente, la Provincia e, a livello più generale la Regione (Giunta e Consiglio) e, nel rispetto dei ruoli, la Prefettura di Reggio Calabria, che ha avviato l’iniziativa. È significativo, tuttavia, che gli imprenditori e gli operatori economici abbiano aderito e partecipato alla discussione attraverso le loro rappresentanze, ovvero Confindustria e Camera di Commercio, stimolando in tal modo il coinvolgimento delle imprese nelle iniziative previste nelle diverse realtà territoriali reggine. Il risultato che ci attendiamo dal progetto è che il tessuto economico reggino e della provincia possa avere margini di crescita e di rafforzamento, all’interno di una logica di sviluppo che intende fare della cultura un volano per nuove iniziative economiche.
Cosa rimarrà alla città dopo il titolo di Capitale europea della Cultura?
Da punto di vista ideale rimarrà una grande prova di cittadinanza attiva, ovvero di una comunità che vuole manifestare attraverso il progetto la sua determinata volontà di riscatto. Resteranno inoltre le esperienze e gli scambi che, sul piano culturale, andranno ad arricchire i cittadini e la collettività nel suo insieme, rafforzandone un’identità inclusiva e dialogante. Dal punto di vista materiale resteranno, in particolare, gli interventi pubblici e privati che, nell’ambito dei Progetti integrati di sviluppo urbano, vogliono realizzare una visone strategica di città sostenibile.

 

 

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Logo_BG2019_ColoriIntervista a Claudia Sartirani, Assessore alla Cultura della città di Bergamo.

 

Qual è l’identità del territorio dalla quale scaturiscono le strategie e il progetto del 2019?
Bergamo è un territorio dalle mille dualità: due città, la Alta e la Bassa, montagne e pianure, tradizioni e innovazione, misticismo (il luogo natale di Papa Giovanni XXIII) e laicità; creatività e razionalità. Città di impresa e di marcata solidarietà, di antiche tradizioni artistiche (si pensi ad Arlecchino) e di arte contemporanea. Queste le caratteristiche, il carattere di una comunità. Dualità che sono la nostra ricchezza, che fanno di Bergamo un posto un po’ speciale per molti aspetti. Un posto nel quale scoprire tutte queste sfaccettature, a volte sorprendenti.

 

Quali sono gli asset che la città immette in questo programma?
C’è un po’ l’imbarazzo della scelta: dalle stratificazioni storiche ed architettoniche a partire dalla antica Bergomum, alla città longobarda, veneta, fino alla città piacentiniana nel ‘900; i teatri, tra i più belli e frequentati di Lombardia; l’Accademia Carrara, depositaria di una collezione di capolavori pittorici del rinascimento, e non solo; e la galleria d’arte moderna e contemporanea, Gamec, oltre ad un numero elevato di affollati musei e biblioteche; il numero eccezionale di festival di ogni disciplina, ma soprattutto musicali, a partire da quello dedicato al genius loci Gaetano Donizetti. Il panorama mozzafiato dalle (e delle) Mura Venete; e ancora la nascita sul nostro territorio di circa 180 garibaldini, che ci permette di fregiarci del titolo Città dei Mille. Ma anche tanto futuro, tanta ricerca, una passione per le discipline scientifiche comprovato dal successo eccezionale tributato annualmente a Bergamo Scienza, una manifestazione che ogni anno porta in città più di un premio Nobel e una folla di visitatori, da un polo scientifico di eccellenza mondiale, e dall’attività dell’Istituto Mario Negri. Per non parlare di sport di ogni epoca, e stilisti… Un elenco che potrebbe continuare.

 

Quali sono le mancanze cui dovrete invece sopperire?
Le mancanze sono la storica eredità di una città di frontiera, cauta e qualche volta un po’ diffidente. Questo le ha regalato una immagine esagerata che non risponde più alla realtà. Ma che forse noi non abbiamo fatto molto per scrollarci di dosso, sempre più dediti da bergamaschi a costruire che ad apparire. Questa candidatura è anche un utile esercizio di riposizionamento di mentalità per molti di noi; tra l’altro un’occasione per molti bergamaschi di accettare senza esagerata umiltà, attaverso il crescente gradimento del turismo internazionale, che la nostra è davvero una bella città. Insomma come dice il nostro slogan di candidatura, un’occasione per andare “Oltre le mura”.

 

I flussi economici delle città d’arte riguardano solitamente pochi addetti ai lavori. Il programma relativo alla candidatura intende coinvolgere uno spettro più ampio di operatori economici?
Bergamo ha la fortuna di essere una città d’arte e contemporaneamente una città di impresa e commercio. Quindi rispetto ad altre città candidate ha opportunità di attrattiva per una platea più ampia. Una sintesi tra arte e scienza, impresa e turismo, cultura e tecnologia. Confidiamo quindi che la candidatura ci porti ad esaltare questa “unicità duale” rappresentata simbolicamente da Città Alta e Città Bassa che parlano al visitatore e alle sue potenziali diverse sensibilità e ai suoi diversi interessi. Insomma quella della Cappella Colleoni  e del castello di San Vigilio, e della Tenaris Dalmine e del Kilometro Rosso sono la stessa città! Questo fa di Bergamo la vera outsider di questa competizione. Una outsider discreta e consapevole anche dei suoi limiti, ma con molte frecce al suo arco.

 

Cosa rimarrà alla città dopo il titolo di Capitale europea della Cultura?
Una diversa immagine più conforme all’identità complementare di città d ‘arte e cultura e città di innovazione e ricerca nell’ impresa. Una sintesi nella quale passato e futuro saranno collegati, in una Bergamo al centro di una rete di connessioni europee; da antica città fortificata a moderno crocevia di idee, iniziative, e turismo nel segno dell’arte. Una città nella quale il fermento che già da anni anima la città sia compiuto in una consapevolezza di cittadinanza europea. Bergamo come  motrice di un nuovo benessere proveniente da un sistema produttivo integrato innovativo e sostenibile.

 

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lecce19Intervista al Dott. Raffaele Parlangeli, delegato del Comune di Lecce per la candidatura della città a Capitale europea della Cultura 2019

Qual è l’identità del territorio dalla quale scaturiscono le strategia e il progetto del 2019?
Il territorio della città di Lecce, Provincia di Lecce, Comune di Brindisi e Provincia di Brindisi sono gli enti che insieme supportano la candidatura di Lecce a capitale europea della Cultura.
Ad oggi, dal punto di vista operativo, abbiamo ritenuto la proposta presentabile perché Lecce, città nel profondo sud affacciata sul Mediterraneo, insieme a Brindisi, crea una sinergia di porti e aeroporti capace di garantire concretamente servizi ottimali agli incoming futuri. Questa area ionico-salentina, che ha radici storiche, ci consente di presentarci come micro-macro territorio che può accogliere con porti e aeroporti i flussi esterni.

 

Quali sono gli asset che la città immette in questo programma?
Il territorio in questo momento popone di sperimentare il ruolo dell’Europa dal basso riconsiderando una serie di modelli che sono poi le trame del nostro programma culturale. Sono modelli di riorganizzazione del territorio in funzione del cogliere le tematiche dell’industria culturale e creativa per ripensare il territorio che guadi così al futuro e all’Europa e che pensi a ciò che siamo e a quel che potremo essere.
Da qui lo slogan “Reinventare Eutopia” per proporre nuove idee e potenzialità basate su molteplici aspetti: c’è il nuovo modello di democrazia per condividere i nuovi programmi e progetti europei culturali, un diverso modo di coinvolgere il welfare e l’inclusione sociale, un ripensamento dell’educazione intesa come competenze rispettive nel campo della formazione, l’intento di risvegliare il potenziale umano giovane rispetto all’Europa, la volontà di creare opportunità e cooperazione rispetto a nuovi modelli di economia, il rispetto dell’ambiente e del territorio, ma anche la volontà di garantire la funzione di valorizzazione dei beni culturali non solo in termini statici, ma anche dinamici con le nuove tecnologie, l’avere infine una città smart che lo dimostri anche come capitale europea della cultura.

 

Quali sono le mancanze cui dovrete invece sopperire?
Più che mancanze si tratta di un’identità che abbiamo costruito rispetto a Lecce e Brindisi e, in questo momento la dimensione regionale, con la candidatura di Taranto, può forse porre delle incertezze, che non è da escludere si riveleranno magari opportunità nella fase successiva. L’altro limite è stato l’entusiasmo collettivo smorzato dalle tempistiche del bando: la pausa estiva ha in un certo senso raffreddato il coinvolgimento unanime su cui abbiamo puntato. Basando tutto il modello sulla partecipazione pubblica, con la raccolta delle varie istanze sociali, la stagione estiva ha distratto i cittadini che si sono concessi al nostro mare. In Bulgaria, ad esempio, la scadenza è stata stabilita ad ottobre e anche da noi tale tempistica avrebbe favorito maggiormente un riepilogo delle informazioni necessarie a preparare il dossier. Lavorare un po’ meglio con la Regione, ci avrebbe inoltre giovato di più.

 

I flussi economici delle città d’arte riguardano solitamente pochi addetti ai lavori. Il programma relativo alla candidatura intende coinvolgere uno spettro più ampio di operatori economici?
In questo momento abbiamo fatto una scelta molto forte che è stata quello di non prendersi con le infrastrutture montate in termini diretti rispetto ad infrastrutture già finanziate. Il parco progetti delle opere infrastrutturali già finanziate lo abbiamo riservato alla programmazione 2014-2020. La presentazione del nostro sistema di eventi, per un importo pari a 40 milioni di euro, si fonda su una proposta basata sul multilevel governance europeo: una quota nazionale, una cittadina, una regionale con i fondi europei e abbiamo creato un consorzio di privati che sostiene sin da ora il processo di candidatura. Tra loro molti sono imprenditori disposti ad investire nel progetto perché le ricadute possono essere importanti.
Il nostro modello è una nostra proposta culturale, che diventa proposta culturale strategica perché articolata in un programma scadenzato con una serie di progetti: ciò consente di utilizzare al meglio le risorse comunitarie provenienti dalla programmazione 2014-2020. Abbiamo già fatto richiesta affinché questo documento diventi un documento di programmazione strategica e possa interagire con tutti i livelli di governo, regionali, nazionali e comunitari.

 

Cosa rimarrà alla città dopo il titolo di Capitale europea della Cultura?
In questo momento c’è un grande entusiasmo perché questo progetto nasce dalle tante persone che hanno partecipato: 127 Comuni, circa 200 associazioni e ben 560 volontari, una piattaforma di capitale sociale umano difficile da disperdere. Come dicevamo, questo programma, qualsiasi sia l’esito della candidatura, può comunque essere convertito in un programma strategico 2014-2020, che di certo serve. Sicuramente la candidatura è un catalizzatore che può rappresentare un buon sistema per impiegare i fondi europei.

 

Leggi le interviste alle altre candidate a Capitale europea della Cultura 2019.

 

giornate europee del patrimonioSono passati 22 anni dall’istituzione, nel 1991, da parte del Consiglio d’Europa e della Commissione europea, delle Giornate Europee del Patrimonio, eppure questo evento continua ad essere un appuntamento imperdibile per gli appassionati di cultura, arte, musica, letteratura, archeologia, oltre che per tutti coloro che semplicemente hanno voglia di passare un weekend diverso. Lo scopo delle giornate europee del patrimionio è proprio quello di avvicinare il pubblico al patrimonio storico, artistico e culturale del territorio europeo.

Anche quest’anno, quindi, il 27 e il 28 settembre tutti i luoghi della cultura statali, oltre che istituzioni ed enti che aderiscono all’iniziativa, saranno aperti gratuitamente. Il 28 settembre sarà possibile visitare gratuitamente, anche dalle 20 alle 24, i musei che aderiscono al progetto “Una notte al Museo“.

Sono previsti anche eventi, mostre, convegni, visite guidate, appuntamenti speciali, in tutta Italia, da nord a sud. Eccone alcuni, elencati in ordine alfabetico per regione:

 

 
ABRUZZO

Pescara

Palazzo della Provincia. Convegno: Archeoprospettive, innovazione e cultura digitale: lo stato dell’arte e dell’archeologia in Abruzzo
Dai relatori prof.ssa Anna Maria Reggiani e prof. Antonio Cilli saranno trattate le tematiche inerenti le prospettive dell’archeologia in Abruzzo, anche in un’ ottica europea ed internazionale, nonché il relativo sviluppo della cultura digitale e dell’innovazione tecnologica a salvaguardia del patrimonio storico-artistico. Verrà trattato ampiamente il caso dell’Abruzzo.

Luogo: Pescara, Palazzo della Provincia – Sala Figlia di Iorio
Orario: 17.00 – 20.00
Mob: 340 7353368
presidenza@accademiadabruzzo.it
m.demenna@unidav.it
http://www.accademiadabruzzo.it

Archivio di Stato di Pescara: partecipa quest’anno alle Giornate Europee del Patrimonio con ben tre eventi.
Il percorso “Targhe storiche” per le G.E.P. avrà inizio alle ore 10,30, all’AURUM, sala F.P. Tosti, con una breve introduzione al tema. La partenza dall’Aurum prevede il seguente l’itinerario: via d’Annunzio, via Primo Vere, via De Cecco, via Scarfoglio, ritorno all’Aurum.

Luogo: Pescara, AURUM e Rione Pineta – Pescara
Orario: 10:30
Tel: 085 4549508
Fax: 085 4512783
angelamaria.appignani@beniculturali.it
http://www.archiviodistatopescara.beniculturali.it

Museo Casa Natale di Gabriele d’Annunzio: lo staff del  Museo organizza visite guidate di approfondimento dei temi della  mostra “…quando l’alba s’innamora. L’infanzia di Gabriele d’Annunzio da Pescara a Prato”,  organizzata in occasione del 150° anniversario della nascita del Poeta,  negli ultimi giorni di apertura al pubblico.

Luogo: Pescara, Museo Casa natale di Gabriele d’Annunzio
Orario: 09,00 – 14,00
Tel: 085 60391
Fax: 085 4503590
http://www.casadannunzio.beniculturali.it

 

Teramo

– Archivio di Stato di Teramo:  verrà inaugurata, giovedì 26 settembre presso la sala espositiva dell’Archivio di Stato di Teramo, la mostra dal titolo “Da un muro di idee: promuovere la cultura e raccontare la storia attraverso la comunicazione visiva”.
Fra tutti i mezzi di cui si avvale la tecnica pubblicitaria per comunicare i propri “messaggi” : musica, teatro, cinema, giornali, radio, televisione, dischi, internet, ce n’è uno in particolare che merita la nostra attenzione per l’interesse della sua storia e la qualità dei suoi risultati: è il manifesto murale, un genere che è diventato ormai da tempo un elemento tipico del paesaggio urbano rappresentando lo specchio della società perché ne riflette gusti e miti. La mostra ha il pregio di suggerire, tramite i materiali esposti, gli ambienti e le atmosfere del territorio teramano, i costumi, le tendenze nazionali dell’epoca. Lungo il percorso, i manifesti esposti consentono di mettere a fuoco come la nascita di un’estetica dei beni di consumo sia stata capace di influenzare i comportamenti dei consumatori, di stimolare la vita sociale, il tempo libero. L’iniziativa vuole poi evidenziare il ruolo svolto dal manifesto nel corso del tempo diventando un potente strumento mediatico per diffondere informazioni, propaganda politica, messaggi istituzionali ed anche per informare di fatti ed avvenimenti la popolazione italiana.

Luogo: Teramo, ARCHIVIO DI STATO SEDE DI S.AGOSTINO
Orario: Lunedì-Martedì-giovedì 9,00-1800; Mercoledì- Venerdì-Sabato 9,00-14,00
Tel: 0861-240891
Fax: 0861/242963
as-te@beniculturali.it
http://archiviodistatoteramo.beniculturali.it

 

 
BASILICATA

Potenza

Rapolla: Le Giornate Europee del Patrimonio 2013, rappresentano un’ulteriore occasione per promuovere e valorizzare il patrimonio culturale dei piccoli centri della Basilicata.
La Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata, in collaborazione con il Centro Operativo Misto di Venosa, promuove una visita guidata alla scoperta della storia e dei monumenti più significativi di Rapolla: la Porta dell’Annunziata, elemento superstite della cinta muraria medievale della città, nei cui pressi fa bella mostra della sua chioma un tiglio secolare; la Chiesa di Santa Lucia, la cui edificazione viene fatta risalire al X-XI secolo ad opera dei Normanni, caratterizzata all’interno da tre navate illuminate da una luce tenue e soffusa e all’esterno dall’armonioso portale in pietra, dall’originale composizione volumetrica degli elementi architettonici e dalle coperture in lastre di pietra; infine, la Cattedrale di Santa Maria Assunta che, nonostante le numerose ricostruzioni seguite ai disastrosi eventi sismici verificatisi nei secoli che ne hanno trasformato l’originaria fisionomia, conserva ancora significative testimonianze della chiesa duecentesca.

Luogo: Rapolla, Porta dell’Annunziata – Chiesa di Santa Lucia – Cattedrale
Orario: 9.00-13.30 / 15.30-19.00
Tel: 0972 36095
Fax: 0972 36095
Mob: 339 5071641
michelevincenzodauria@beniculturali.it
http://www.sbap.basilicata.beniculturali.it

– San Fele:  In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2013, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata, in collaborazione con l’Associazione Volontaria Tutela e Valorizzazione Cascate di San Fele “U uattënniérë”, promuove la visita ad uno dei luoghi più suggestivi della Basilicata: le Cascate di San Fele, dove è ancora possibile vivere l’incanto di una natura incontaminata, tra bellissimi scorci paesaggistici.
È prevista un’escursione guidata di circa 3 ore lungo un tracciato di 5 Km seguendo il corso del torrente Bradano. Nel suo percorso a valle, assai scosceso e accidentato, il torrente genera numerose cascate di cui per ora solo alcune accessibili e opportunamente messe in sicurezza. Sulle sponde del corso d’acqua insistono ancora oggi i resti di una dozzina di antichi mulini ad acqua e di un’antica “gualchiera” – opificio per la lavorazione, follatura e pulitura della lana, operante fino al 1945. Proprio dalla trasposizione dialettale di “gualchiera”, le cascate prendono il nome di “U uattënniérë”.
Appuntamento: sabato 28 settembre 2013 ore 9.30 – Corso Umberto I, 25 – San Fele (PZ)

Prenotazione: Obbligatoria; Telefono prenotazioni: 3475187398
Luogo: San Fele, Cascate “U uattënniérë”
Orario: ore 9.30
Mob: 347 5187398
cascatedisanfele@libero.it
michele.sperduto@virgilio.it

Venosa: In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2013, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata, in collaborazione con il Centro Operativo Misto di Venosa, promuove l’apertura straordinaria con visite guidate dell’Abbazia della SS. Trinità e annesso Museo del Territorio di Venosa.
L’Abbazia benedettina (V-XII sec.), rappresenta una delle più significative testimonianze storiche non solo della città oraziana ma della Basilicata intera.
L’importante complesso monumentale comprende un avancorpo (foresteria), la chiesa paleocristiana e quella incompiuta; in correlazione con questi, all’esterno, l’elemento più antico, il battistero paleocristiano.

Il Museo del Territorio, allestito nella Foresteria dell’Abbazia della SS. Trinità, raccoglie materiale prezioso per lo studio e la conoscenza del territorio di Venosa. Oltre a reperti lapidei appartenenti all’antica Abbazia e ad un plastico che riproduce l’intero complesso abbaziale, espone i risultati di una lunga e articolata ricerca condotta dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici della Basilicata con la collaborazione dell’Archivio di Stato di Potenza. La documentazione cartografica e documentaria raccolta ha permesso di ricostruire il territorio extraurbano di Venosa in epoca settecentesca con l’individuazione di antichi casali, mulini, iazzi, fontane e significative strutture architettoniche religiose.

Luogo: Venosa, Abbazia della SS. Trinità
Orario: 9.00-13.30 / 15.30-19.00
Tel: 0972 36095 – 338 9898642
Fax: 0972 36095
tommaso.sileno@beniculturali.it
http://www.sbap.basilicata.beniculturali.it

 

 

CALABRIA

Catanzaro

– Archivio di Stato: Nell’ambito dell’attività promozionale, ai fini di una sempre maggiore conoscenza e valorizzazione delle fonti archivistiche, l’Archivio di Stato organizzerà, aderendo alle Giornate Europee del Patrimonio, la mostra dal titolo “La seta a Catanzaro nei secoli XVIII – XIX”.
Catanzaro fu il centro più importante della produzione serica in Calabria, tanto che, proprio con diploma regio del 30 marzo 1519, fu concesso alla città il Consolato dell’arte della seta, il primo nel regno dopo quello di Napoli fondato nel 1465. La ricca esposizione documentaria comprenderà anche pezzi non noti ancora e svilupperà le seguenti tematiche: produzione, commercio, tassazione e prezzi. Scopo principale della mostra sarà quello di avvicinare un numero maggiore di utenti all’archivio ed ai suoi documenti, che rappresentano il vissuto di un mondo che non c’è più, una testimonianza di civiltà. In modo particolare saranno incentivate, nei giorni di apertura, le visite guidate rivolte al mondo scolastico, che potrà così conoscere la straordinaria importanza delle memorie archivistiche, senz’altro tasselli importanti per la ricostruzione del mosaico della storia.

Luogo: Catanzaro, Archivio di Stato
Orario: inaugurazione ore 10,00; da lunedì a giovedì 8,30-17,00; venerdì e sabato 8,30 – 13,00.
Tel: 096 1726336
as-cz@beniculturali.it

– Lamezia Terme: La Sezione di Archivio di Stato di Lamezia Terme partecipa alle Giornate Europee del Patrimonio con la mostra documentaria dal titolo “Un viaggio nel passato attraverso i documenti della Regia Udienza Provinciale” (secc. XVII – XIX). Saranno esposti per la prima volta documenti originali, che svilupperanno tre temi fondamentali: gli arrendamenti, Nicastro e dintorni, gli atti recanti la firma di Bernardo Tanucci (Segretario di Stato, della Giustizia, Ministro degli Affari Esteri e della Casa Reale durante il Regno di Carlo di Borbone e di suo figlio Ferdinando IV). Questo evento  propone all’attenzione del pubblico una ricca selezione di documenti, che sono senz’altro fondamentali per approfondire la conoscenza della storia locale e nazionale.

Luogo: Lamezia Terme, Sezione di Archivio di Stato
Orario: inaugurazione 27/09/2013 ore 10,00; da lunedì a giovedì 8,30 – 17,00; venerdì e sabato 8,30 – 13,
Tel: 096822048
Fax: 096822048
as-cz@beniculturali.it

 

Cosenza

Rossano: In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le prov. di CS, CZ e KR realizzerà due manifestazioni che si terranno a Rossano (CS) il 28 settembre presso il Pathirion ed a Isola Capo Rizzuto (KR) il 29 settembre presso il complesso monumentale ” Fortezza di Le Castella”.  Le manifestazioni, che avranno per tema “Il Restauro e la conoscenza come occasione di valorizzazione dei beni culturali” prevedono: apertura e fruizione dei luoghi ; visita guidata da tecnici della Soprintendenza con illustrazione dei lavori di restauro in corso; tavola rotonda con esperti del settore e rappresentanti delle Istituzioni.

Luogo: Rossano, Pathirion
Orario: 10.00
Tel: 0984 75905
Fax: 0984 74987
antonio.puntillo@beniculturali.it

 

Reggio Calabria

– Archivio di Stato: Mostra documentaria sui legami socio-economici tra la Svizzera e l’Italia, con riferimenti tra l’altro all’istituzione dell’ospedale italiano a Lugano ed ai soccorsi inviati alle popolazioni di Reggio Calabria e Messina dopo il terremoto del 1908, in collaborazione con il Consolato Svizzero in Calabria-Console onorario Avv. Renato Vitetta. Inaugurazione il 29 settembre ore 17,30.

Luogo: Reggio di Calabria, ARCHIVIO DI STATO DI REGGIO CALABRIA SALA CONFERENZE
Orario: 9,00 -13,00 da lunedì a sabato
Tel: 0965 653211
Fax: 0965 6532212
as-rc@beniculturali.it
http://www.archiviodistatoreggiocalabria.beniculturali.it

 

 

 

CAMPANIA

Avellino

Biblioteca statale di Montevergine: In occasione delle Giornate europee del patrimonio La biblioteca statale di Montevergine ha organizzato l’evento “Storia, tradizione e musica”.
L’evento si snoda in due momenti molto importatnti: il primo Percorsi didattici – visite guidate al complesso monumentale (Biblioteca e settecentesco palazzo abbaziale di Loreto) e illustrazione delle due mostre attualmente aperte 21 luglio 1938 – 21 luglio 2013 ; 75 anni di storia e cultura delle Biblioteca statale di Montevergine e Pellegrini a Montevergine.
I percorsi didattici osserveranno i seguenti orari: mattina 9,30 e 11,00; pomeriggio 13,30 e 16,30.
La giornata si concluderà con il Concerto cameristico La musica nell’anima per soprano, pianoforte e violino. Il concerto organizzato in collaborazione con l’Associazione Culturale Stravinsky si terrà nel Salone degli Arazzi del palazzo abbaziale di Loreto alle ore 18,30.

Prenotazione: Obbligatoria; Telefono prenotazioni: 0825 787191; Url prenotazioni: bmn-mnv.reference@beniculturali.it
Luogo: Mercogliano, Biblioteca Statale di Montevergine – Palazzo abbaziale di Loreto
Orario: 8,30 – 14,30 ; 14,30- 20,30
Tel: 0825 787191 – 789933
Fax: 0825 789086

 

Caserta

–  Reggia di Caserta: Nell’ambito del progetto “La notte dei musei” cui la Reggia di Caserta ha aderito: Visita agli Appartamenti Storici e alla Pinacoteca.Visite guidate alla sezione Arti Decorative e ai Sottotetti. Musica classica e letture di brani letterari nei vari ambienti degli Appartamenti con l’apporto dell’Accademia Jervolino di Caserta (Maestro Antonino Cascio).

Luogo: Caserta, Palazzo Reale
Orario: orario museo
Tel: 0823277428
Fax: 0823354516
vega.demartini@beniculturali.it
http://www.reggiadicaserta.beniculturali.it

 

Napoli

– Biblioteca universitaria: L’esposizione, di cui verrà realizzata la versione digitale sul sito web della Biblioteca, si propone di offrire una panoramica storico-bibliografica, soprattutto sui giornali di moda o femminili posseduti dalla Biblioteca Universitaria, nell’arco di tempo che va dal 1800 al 1930. L’allestimento è completato da filmati, fotografie, abiti e accessori  prestati da Istituzioni culturali e collezionisti privati. L’esposizione è visitabile dal 28 settembre al 5 ottobre, dalle 8.30 alle 13.30, presso la Sala lettura della Biblioteca Universitaria, via G. Paladino n. 39.

Luogo: Napoli, Biblioteca Universitaria
Orario: 8.30-13.30
Tel: 0815517025 081/5514484
Fax: 081 5528275
bu-na@beniculturali.it
http://www.bibliotecauniversitarianapoli.beniculturali.it

– Certosa e Museo di San Martino: Si rinnova l’appuntamento alla Certosa e Museo di San Martino per gustare le deliziose uve biologiche degli antichi ceppi cornicella e catalanesca. La vendemmia si svolgerà nei giardini, seguendo il percorso della vigna, pianta con antichi significati storico-religiosi ma anche simbolo dell’abbondanza e della forza rigenerativa.

Luogo: Napoli, Certosa e Museo di San Martino
sspsae-na.sanmartino@beniculturali.it

– Castel Sant’Elmo: Nel forte di Sant’Elmo, realizzato per volere dell’imperatore Carlo V e del Viceré Pedro da Toledo dallo spagnolo Pedro Luis Escrivá, nella prima metà del XVI secolo, sul sito dove già insisteva il Belforte angioino, saranno sperimentati, nell’ambito dell’architettura fortificata “alla moderna”, nuovi ed innovativi criteri di difesa che fanno del forte napoletano un esempio unico nella complessa storia dell’evoluzione dell’architettura difensiva. Il percorso di visita intende offrire una lettura sotto il profilo tecnico – militare di Castel S. Elmo facendo acquisire al visitatore il linguaggio specifico delle fortificazioni cinquecentesche: cannoniere difensive ed offensive, difesa passiva ed attiva, tiri radenti e di fiancheggiamento, angoli morti, merli e merloni, ed, ancora, le varie artiglierie in dotazione: colubrine, sagri, smerigli, falconetti, spingarde, etc.

Luogo: Napoli, Castel Sant’Elmo
sspsae-na.santelmo@beniculturali.it

 

Salerno

– Museo Diocesano: Sabato 28 settembre 2013, alle ore 11.00, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, presso la sala Santa Caterina del Museo Diocesano “San Matteo” di Salerno, la Soprintendenza per i BSAE per le province Salerno e Avellino e i Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Napoli presenteranno il restauro del dipinto quattrocentesco Madonna con Bambino e Santi di Pavanino da Palermo, rubato dalla chiesa di San Biagio in Eboli nel 1990 e recuperato dal Reparto Speciale dell’Arma dei Carabinieri.

Luogo: Salerno, Museo Diocesano ‘San Matteo’
Orario: 11:00 – 13:00
Tel: 089 239126
emilia.alfinito@beniculturali.it

 

 

 

EMILIA ROMAGNA

Bologna

– Quadreria della Fondazione Ritiro San Pellegrino: In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, la Fondazione Ritiro San Pellegrino apre le porte della sua quadreria, che comprende 126 opere esposte presso i locali di Emil Banca credito cooperativo, ad Argelato in via Argelati n. 10.
Sabato 28 settembre, alle ore 18.00 è prevista la conferenza “San Michele Arcangelo tra fede, arte e storia”, con i relatori dott. Luca Balboni e Don Massimo Fabbri.
Domenica 29 settembre, l’apertura al pubblico si svolge dalle ore 18 alle ore 22.

Luogo: Argelato, Emil Banca credito cooperativo
Orario: dalle 18.00 alle 22.00
Mob: 3480090152

– Palazzo della Mercanzia: Cinque visite guidate al Palazzo della Mercanzia, uno degli edifici di maggior valore storico-architettonico di Bologna, trecentesca sede del Foro dei Mercanti, per gruppi di 30 persone max, con prenotazione obbligatoria, nella mattina di sabato 28 settembre 2013.
La visita, oltre alla storia del Palazzo e dell’Istituzione che vi ha sede, è dedicata all’opera di Alfonso Rubbiani (di cui ricorre quest’anno il centenario della scomparsa) nel restauro dell’edificio avvenuto alla fine dell’Ottocento.

Prenotazione: Obbligatoria; Tel prenotazioni: 051 6093454; Url prenotazioni: info@bo.camcom.it
Luogo: Bologna, Palazzo della Mercanzia
Orario: 9.30, 10.00, 10.45, 11.15, 12.00
Tel: 051 6093454
Fax: 051 6093451

– Biblioteca Universitaria: In Mostra sono esposti preziosi manoscritti, libri antichi e moderni, che prendono in considerazione la storia della musica e dell’editoria musicale a Bologna, documentate dai fondi della biblioteca. L’esposizione prevede anche un omaggio a Verdi, attraverso gli spartiti di sei compositori ‘minori’ che rivivono grazie alle rare copie pervenute alla BUB per diritto di stampa.

Luogo: Bologna, Biblioteca Universitaria di Bologna
Orario: sab ore 10-19.15, dom ore 13.45-19.15
Tel: 051 2088300
Tel: 051 2088306
Fax: 051.2088385
direzione@bub.unibo.it
http://www.bub.unibo.it

 

Modena

– Musei Civici: Un patrimonio museale da scoprire attraverso otto tappe fra le raccolte artistiche, archeologiche ed etnologiche. Visita guidata gratuita alle ore 17 sabato e domenica a cura di Mediagroup98.

Luogo: Modena, Musei Civici
Orario: ore 17.00
Tel: 059 2033100
Tel: 059 2033125
Fax: 059 2033110
museo.arte@comune.modena.it
http://www.comune.modena.it/museoarte

 

Ravenna

– Cervia, Casa delle Farfalle: Escursione a piedi guidata alla scoperta dell’importanza della Biodiversità.
Un percorso dedicato al mondo animale e vegetale del territorio, con partenza da Casa delle Farfalle & Co. e arrivo al Parco Naturale di Cervia, accompagnati da un esperto operatore.

Luogo: Cervia, Casa delle Farfalle e Co.
Orario: dalle 15.30 alle 18.00
Tel: 0544 995671
Fax: 0544 998308
casadellefarfalle@atlantide.net
http://www.atlantide.net/casadellefarfalle

– Alfonsine, Casa Monti: Giornata dedicata all’importanza del dialetto romagnolo in compagnia delle poesie dialettali di Hedda Forlivesi e visita guidata in dialetto romagnolo delle Alfonsine a cura del naturalista Luciano Cavassa.

Luogo: Alfonsine, Casa Monti
Orario: 17:30
Tel: 0544 869808
Fax: 0544 869808
casamonti@atlantide.net
http://www.atlantide.net

 

 

FRIULI VENEZIA GIULIA

Trieste

– Mini Mu Parco di San Giovanni. Laboratorio: il parco di San Giovanni tra scatti fotografici e arte digitale. Un confronto fra l’anima delle cose e l’arte alla luce dei mutamenti introdotti dall’avvento delle tecnologie digitali. A cura di RICCARDO DALISI ACQUA DUE 0.

Costo del biglietto: Per informazioni 349 7868180
Prenotazione: Obbligatoria
Luogo: Trieste, Mini Mu Parco di San Giovanni
Orario: 15.00 – 19.00
Tel: 040 392113
Fax: 040 635589
info@mini-mu.it
http://www.mini-mu.it

– Palazzo Economo, Salone Piemontese: Verdi contro Wagner? Differenze e relazioni fra due mondi musicali. Lectio magistralis del Maestro Marco Maria Tosolini, con la partecipazione straordinaria di Sebastiano Frattini al violino.
Sono veramente così distanti i mondi musicali, e più significativamente culturali, di Verdi e di Wagner, dei quali un curioso caso del destino fa celebrare il bicentenario della nascita assieme, essendo entrambi nati nel fatidico 1813? In senso sostanziale probabilmente si. Tuttavia, nei labirinti dell’esperienza storica, con riferimento non solo ad aspetti ovviamente musicali ed operistici, vi sono tracce quanto mai interessanti di momenti che vedono talvolta convergere azioni e pensieri dei due giganti del teatro musicale del XIX secolo.
La Lectio magistralis aperta disserta proprio sulla disamina delle evidenti differenze e delle sotterranee relazioni fra le poetiche di Verdi e di Wagner, cercando di compiere, non senza l’aiuto prezioso di una misurata ironia, una “discesa agli inferi” della creatività di entrambi, con riferimenti, talvolta imprevedibili, a poetiche di altri autori. La Lectio sarà arricchita dalla fruizione di materiali audio-video e impreziosita dalla performance musicale del Maestro Frattini.

Luogo: Trieste, Palazzo Economo, Salone Piemontese
Orario: 11.00
Tel: 040 4194811
Fax: 040 4194820
dr-fvg@beniculturali.it
http://www.friuliveneziagiulia.beniculturali.it

 

 

LAZIO

Roma

– Museo H. C. Andersen: Il 27 e il 28 settembre 2013 il Museo Hendrik Christian Andersen e la Galleria nazionale d’arte moderna ospiteranno ”Atmosfere. Tra etica ed estetica”, il convegno internazionale promosso dall’Università degli Studi di Torino e da Sensibilia. Colloquium in perception and experience, in collaborazione con l’Accademia di Francia Villa Medici, l’Ambasciata di Finlandia e l’American Academy, Roma.

Luogo: Roma, Museo H.C. Andersen
Orario: 9.30-19.30
Tel: 06 3219089
s-gnam.museoandersen@beniculturali.it
http://www.museoandersen.beniculturali.it

– GNAM: In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2013, che prevedono l’apertura gratuita al pubblico di tutti i luoghi statali della cultura, la Galleria nazionale d’arte moderna e i suoi musei satelliti offrono ai visitatori una serie di iniziative.

La Galleria nazionale inoltre, sabato 28, aderisce al progetto Una notte al museo, con apertura serale straordinaria, per l’occasione gratuita, dato che si pone come naturale prosecuzione della Giornata del Patrimonio. Durante la serata, alle ore 21.00, si terrà la conferenza “TECNICHE MISTE SU SCHERMO. I cinema d’artista in Italia negli anni ’60-’70”, a cura di Bruno Di Marino, che proporrà al pubblico alcuni film tratti dal dvd Lo sguardo espanso. Cinema d’artista italiano: un’antologia, edito da Minerva/Rarovideo.

Luogo: Roma, Galleria nazionale d’arte moderna
Orario: 8.30-19.30
Tel: 06 322981
Fax: 06 3221579
s-gnam@beniculturali.it
http://www.gnam.beniculturali.it

– Isola Farnese: Visite guidate alla Tomba dei leoni ruggenti di Veio, la più antica tomba etrusca dipinta, risalente agli inizi del VII secolo a.C.. Le raffigurazioni di belve e uccelli sulle pareti della tomba ci invitano ad entrare nel mondo e nell’ideologia dei principi etruschi.
Sede: Veio, Tomba dei leoni ruggenti
Appuntamento presso l’area archeologica del santuario di Portonaccio in Via Riserva Campetti (la tomba distante circa 5 Km. dovrà essere raggiunta con mezzi propri).

Luogo: Roma, località Isola Farnese
Orario: Area archeologica; 08,00 – 16,00. Visite guidate alla Tomba ogni ora per gruppi di max 10 persone dalle ore 10,00 alle ore 15,00
Tel: 06.30890116
laura.derme@beniculturali.it
http://etruriameridionale.beniculturali.it/index.php?it/136/area-archeologica-di-veio

– Terme di Diocleziano: Nelle sale del Museo Epigrafico, del Museo Protostorico, nella Certosa e il Chiostro di Michelangelo e nelle sale X e XI  del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano avrà luogo lo spettacolo Visual Arts Department  diretto dal M° Antonio Di Vaio. Coreografia di  Vito Bortone.

Programma serale:
Ore 20.00
esibizione del Visual Arts Department – Sala X delle Terme di Diocleziano

Ore 21.00
Replica del  programma pomeridiano

Ore 22.00
” Concerto in D-anza”. Sulle note del Violin Concerto in D Major Op. 35 di Tchaikovsky, si ricorderà a vent’anni dalla sua dipartita il grande danzatore russo Rudolf Nureyev

Luogo: Roma, Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano
Orario: dalle ore 15.00 alle ore 22.00
http://archeoroma.beniculturali.it

– Villa Borghese: Il deposito delle sculture di Villa Borghese presso il Museo Pietro Canonica raccoglie circa ottanta opere provenienti in gran parte dalla Collezione Borghese, originariamente ubicate a decoro della villa. Nonostante le spoliazioni subite dal parco nei secoli il patrimonio delle sculture di Villa Borghese comprende ancora oggi un gruppo significativo di opere, tra le quali alcune provenienti dalle collezioni del cardinale Scipione Borghese, figura principe del collezionismo europeo del Seicento. In particolare spiccano per qualità le tre statue appartenenti in origine alla Collezione Ceoli, l’Ercole coronato, il Satiro in riposo e la Filatrice e i due leoni medievali provenienti da San Giovanni in Laterano. Un altro nucleo significativo della raccolta è quello costituito dai quattro tritoni e dai quattro mascheroni tardo-cinquecenteschi provenienti dalla Fontana dei Mascheroni e dei Tritoni al Giardino del Lago, lì collocati all’inizio del secolo XX, e in origine appartenenti alla Fontana del Moro di Piazza Navona, opera dagli scultori Simone Moschino, Taddeo Landini, Egidio della Riviera, Silla Giacomo Longhi da Viggiù e Giovanni Antonio Dosio.

Prenotazione: Tel prenotazioni: 06 0608 attivo tutti i giorni dalle ore 9,00 alle ore 21,00
Luogo: Roma, Deposito delle Sculture a Villa Borghese
Orario: ore 16.30 e ore 17.30
Tel: 06 0608

 

 

 

LIGURIA

Genova

– Villa Duchessa di Galliera: L’Associazione “Amici di Villa Duchessa di Galliera”, costituita ai fini della valorizzazione culturale del parco, attiverà un servizio di visite guidate specialistiche e finanzierà la realizzazione di brochure esplicative e l’allestimento della mostra “I Marmi Ritrovati”, con l’esposizone al pubblico dei reperti marmorei recuperati durante il restauro del Giardino all’Italiana: un’occasione unica per gli appassionati di giardini storici e di restauro, ai quali saranno svelate la storia del parco ed i personaggi che lo frequentarono.

27 settembre
Inaugurazione del Giardino restaurato
Apertura dell’esposizione “I Marmi Ritrovati”
Apertura della mostra di scultura internazionale “culture d’aria” di Luigi Canepa

28/29 settembre – 5/6 ottobre
Visite guidate al giardino e alle mostre

29 settembre
Concerto nel Giardino all’Italiana

3 ottobre
“Il giardino raccontato”:visita a cura dei bambini delle scuole elementari

5 ottobre
Visita in notturna

6 ottobre
Opera al Teatro di Villa Galliera: “Enea e Didone”
Ingresso gratuito, ad esclusione dello spettacolo “Enea e Didone”

Prenotazione: Telefono prenotazioni: 3477276837
Luogo: Genova, Villa Duchessa di Galliera
Orario: 17.00
Mob: 347 7276837
amicivillagalliera@libero.it

– Palazzo Doria De Fornari:

Performance multimediale tra gli affreschi e gli stucchi tardo-barocchi del Palazzo che fu dimora del Principe Leopoldo Doria. Un’ anticipazione delle emozioni che si potranno vivere durante gli eventi della rassegna: ascoltando la musica composta da Britten e da compositori che lo hanno ispirato entrando nell’atmosfera del teatro britteniano attraverso le anticipazioni del progetto fotografico di Margherita Marchese Scelzi, “Benjamin Britten – Il mare della Metamorfosi”.

Alle ore 19.00 visita al Palazzo con i professori Gianni Bozzo e Tiziana Ferretti che illustreranno gli affreschi, gli stucchi e i saggi di restauro.

Momenti musicali con la partecipazione degli Artisti del Teatro Carlo Felice di Genova.:

Luogo: Genova, PALAZZO DORIA DE FORNARI
Orario: ore 18.00 performances (replicate alle ore 20.00 e 21.00)

– Galleria Nazionale di Palazzo Spinola: Conversazione musicale di Roberto Iovino e Marika Colasanto.
La conversazione verterà sui rapporti che Gabriele D’Annunzio ebbe con la musica e i musicisti mettendo in risalto il riavvicinamento fra la letteratura e il teatro musicale. Si parlerà dunque della musicalità della sua poesia, dei suoi principali incontri in campo musicale, dei suoi gusti e delle sue collaborazioni riuscite (Pietro Mascagni, Francesco Paolo Tosti, Ildebrando Pizzetti, Claude Debussy, Riccardo Zandonai) o fallite (Giacomo Puccini). Marika Colasanto, accompagnata al pianoforte da Caterina Picasso eseguirà alcune liriche di Francesco Paolo Tosti e Ottorino Respighi.
Nell’occasione verrà presentato, ad evocare l’atmosfera del mondo di D’Annunzio, un abito (concesso in prestito da un collezionista privato) appartenuto all’attrice Lea Zanzi amica di Eleonora Duse.

Luogo: Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola
Orario: ore 16,30
Tel: 01 02705300
Fax: 01 02705322
palazzospinola@beniculturali.it
http://www.palazzospinola.it

– Villa Durazzo Pallavicini: ‘Associazione “Amici di Villa Durazzo Pallavicini”, costituita ai fini della valorizzazione culturale del parco, attiverà un servizio di visite guidate specialistiche: un’occasione unica per gli appassionati di “giardini storici” e di “restauro dei monumenti”, ai quali saranno svelate le logiche del progetto e le alchimie di un restauro rivolto sia al costruito, sia alla vegetazione, di cui è previsto il completo riassetto. Le visite avverranno esclusivamente su prenotazione, ogni sabato e domenica, a partire dal mese di settembre 2013.

Costo del biglietto: 10 euro
Telefono prenotazioni: 340 3020612, 328 5878644
Luogo: Genova, Villa Durazzo Pallavicini
Orario: 10.00 – 15.00
amicivillapallavicini@gmail.com
http://www.pegli.com

 

Imperia

– Chiesa di Santa Maria degli Angeli di Sanremo: L’ Orchestra Sinfonica di Sanremo si esibirà diretta dal M° Maurizio Dones insieme al Coro Troubar Clair, al Baritono Riccardo Ristori ed alla voce bianca della giovane Jennifer Ciurez. . L’ evento è a conclusione del ciclo di concerti della “III Rassegna di Musica nelle Chiese” organizzata dalla nostra Fondazione in collaborazione con l’ Accademia Chigiana di Siena di cui ospitiamo, per il terzo anno consecutivo, giovani allievi del corso di Direzione d’ Orchestra per una serie di concerti che vengono realizzati nel mese di Settembre.

Luogo: Imperia, Chiesa di Santa Maria degli Angeli di Sanremo
Orario: 21.15
Tel: 0184 505764
Fax: 0184 505850
info@sinfonicasanremo.it
http://www.sinfonicasanremo.it

 

La Spezia

– Museo del Castello di San Giorgio: venerdì 27 settembre 2013, presso il Castello di San Giorgio della Spezia inaugurazione della mostra dal titolo “Disegnato tutto il giorno – I disegni italiani di Goethe”.
La mostra raccoglie un’ampia selezione di facsimili dei disegni realizzati dall’autore tra il 1786 e il 1788 durante il celebre viaggio in Italia. La mostra, a cura di Hermann Mildenberger e Margarete Oppel, è un’iniziativa della Klassik Stiftung Weimar e della Casa di Goethe di Roma. L’attivissima istituzione museale ha recentemente ampliato i suoi spazi storici in via del Corso presentando al pubblico un’ importante selezione dei 900 disegni di soggetto italiano. Le riproduzioni realizzate in quell’occasione vengono veicolate nelle varie regioni italiane attraverso il circuito degli Istituti Culturali italo-tedeschi (Bologna, Verona, Venezia) e del Goethe- Institut.

Telefono prenotazioni: 0187 739625 ; Url prenotazioni: acit.spezia@tedescoweb.it
Luogo: La Spezia, Museo del Castello di San Giorgio
Orario: ore 18
Tel: 0187 751142
Fax: 0187 751142
http://museodelcastello.spezianet.it http://

– Museo Civico “Amedeo Lia”: Al fine di promuovere il dialogo fra espressioni artistiche differenti, il Museo potenzia la propria offerta al pubblico con un’apertura serale che prevede alle ore 20,15 una cena finger-food nel chiostro del Museo a cura del Ristorante “Come Te”, seguita alle ore 21,15 da una performance teatrale dal titolo “La figura di Pontormo”: nella cornice dei dipinti ed oggetti antichi della Collezione un racconto di Roberto Alinghieri accompagnato da Stefano Cabrera al violoncello.
E’ prevista la possibilità di partecipare al solo spettacolo teatrale. Per l’intera giornata (dalle ore 10 alle 18) è prevista la tariffa ridotta di ingresso al Museo (4,50 Euro anziché 7,00).

Costo del biglietto: Biglietto: 30,00 Euro – senza cena 10,00 Euro
Telefono prenotazioni: 0187 731100 ; Url prenotazioni: attivita.museolia@comune.sp.it
Luogo: La Spezia, Museo Civico “Amedeo Lia”
Orario: cena ore 20,15,
Tel: 0187 731100
Fax: 0187 731408
attivita.museolia@comune.sp.it
http://museolia.spezianet.it

 

 

 

LOMBARDIA

Mantova

– Basilica Palatina di Santa Barbara: La Basilica palatina di Santa Barbara, eretta dal duca Guglielmo Gonzaga nella metà del XVI secolo, possiede un organo prezioso, costruito dal grande organaro bresciano Graziadio Antegnati nel 1565. Per valorizzare i pregi dello strumento nella splendida acustica della chiesa, si propongono due momenti musicali con visita guidata, a cura dell’organista Alessandro Rizzotto: il primo presenta “il suono italiano” attraverso autori del nostro paese, il secondo “il suono europeo” attraverso compositori dei principali paesi del continente.

Luogo: Mantova, Basilica palatina di Santa Barbara
Orario: 16.00 e 18.00
santabarbara@diocesidimantova.it
http://www.antegnatisantabarbara.it

 

Milano

– Sesto San Giovanni, Galleria Campari: in occasione delle giornate europee del patrimonio 2013 Galleria Campari organizza un programma di visite guidate e gratuite alla propria collezione con un focus particolare sulla comunicazione pubblicitaria futurista.

Luogo: Sesto San Giovanni, Galleria Campari
Orario: 14.00-15.30-17.00 sabato; 10.00-11.30-14.00-15.30-17.00 domenica
Tel: 02 62251
Tel: 02 6225420
galleria@campari.com
http://www.campari.com

– Spazi espositivi dell’Archivio Storico Intesa Sanpaolo: L’Archivio storico apre le proprie sale espositive per una visita guidata, che comprenderà la proiezione del documentario Una storia italiana, prodotto dall’Archivio storico in collaborazione con il regista Alessandro Varchetta, che ricostruisce le radici plurisecolari del Gruppo Intesa Sanpaolo raccontate di pari passo con la storia del nostro Paese. Il documentario è stato diffuso nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia.
La formazione dei gruppi per la visita guidata avverrà nell’atrio di ingresso delle Gallerie di Piazza Scala, 6.

 Telefono prenotazioni: 02 87942970; Url prenotazioni: archivio.storico@intesasanpaolo.com (segnalando il numero dei partecipanti alla visita e un recapito telefonico e mail)
Luogo: Milano, Spazi espositivi dell’Archivio storico Intesa Sanpaolo
Orario: 11.00-17.00
Tel: 02 87942970
Tel: 02 87941650
archivio.storico@intesasanpaolo.com
http://www.archiviostorico.intesasanpaolo.com

– Castello Sforzesco: S’intende presentare al grande pubblico la Civica Biblioteca d’Arte, nata insieme alle raccolte d’arte, riunite nel Castello Sforzesco di Milano per mettere la fortezza ricostruita alla fine dell’Ottocento al servizio della cultura, non più emblema del potere ma simbolo del passato e del futuro della città. Una particolare attenzione fu data a documentare la vita artistica milanese e la costruzione dei musei cittadini. Per questo sarà in questa occasione ricostruita la storia di Emilio Bestetti, premiato all’Esposizione di Torino del 1898 come disegnatore di tessuti, ma ben presto diventato importante nell’editoria d’arte milanese.

Luogo: Milano, Castello Sforzesco
Orario: 16.30
barbara.galimberti@comune.milano.it
http://www.comune.milano.it/casva

 

 

MARCHE

Ancona

– Museo Diocesano di Ancona ‘Mons. Cesare Recanatini’: in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2013, il Museo Diocesano di Ancona ‘Mons. Cesare Recanatini’ organizza visite guidate gratuite, proponendo il percorso sul colore e il suo simbolismo nei seguenti giorni: sabato 28 e domenica 29 settembre alle ore 17,00.

Luogo: Ancona, Museo Diocesano di Ancona ‘Mons. Cesare Recanatini’
Orario: 17,00
Tel: 071 200391
Mob: 3392173277
Fax: 071 2085822
museo.ancona@diocesi.ancona.it
http://www.museodiocesanoancona.it

 

 

MOLISE

Campobasso

– Salcito, Palazzo Borrelli: la sezione Molise dell’ADSI – Associazione Dimore Storiche Italiane, fondata e presieduta da Nicoletta Pietravalle già Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggio, Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico del Molise, propone al pubblico dei visitatori un’edizione ampliata della mostra “Strisce e schizzi di Jac” in collaborazione con il Comune e con la Pro Loco di Salcito (Campobasso).
La mostra, che intende sottolineare l’opera dell’umorista e vignettista molisano Benito Jacovitti (Termoli1923-Roma 1997) nel novantesimo della nascita, esporrà suoi disegni a china e a pennarello, cartoline e opuscoli pubblicitari illustrati dall’artista, numeri de Il Vittorioso, esemplari dell’Albo Vitt settimanale, diari e quaderni Vitt. Tra le curiosità aggiuntive si segnalano due beffardi foglietti riempiti estemporaneamente da Jacovitti, con la sua penna a sfera, nel corso di un’allegra tavolata organizzata nel 1976 dall’ANAF – Associazione Amici del Fumetto; era ospite d’onore Lee Falk, il celebre creatore di Mandrake e dell’Uomo Mascherato; la frecciata di Jacovitti volle colpire il contrasto tra l’età del disegnatore americano, classe 1911, e della procace fanciulla che lo accompagnava. L’inaugurazione della mostra avrà luogo venerdì 27 settembre alle ore 17.30.

Luogo: Salcito, Palazzo Borrelli
Orario: 10.00-13.00; 16.00-19.00
associazionedimorestoric@tin.it

 

 

PIEMONTE

Torino

– Palazzo Reale:  In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2013 il Palazzo Reale di Torino riapre al pubblico il percorso completo dell’Appartamento dei Principi di Piemonte (chiuso dal 2010) presentando al pubblico la mostra UMBERTO E MARIA JOSE’. ULTIMI PRINCIPI A PALAZZO allestita negli ambienti da loro abitati. La mostra si chiuderà il 5 novembre 2013.

Luogo: Torino, Palazzo Reale
Orario: 8.30 – 19.30 (chiusura biglietteria ore 18.00)
Tel: 011.4361455
Fax: 011.4361557
sbap-to.reale@beniculturali.it
http://www.ilpalazzorealeditorino.it

– Museo Archeologico:  Open day dedicato alla didattica, rivolto agli insegnanti e alle famiglie. Un giorno per scoprire il Museo, incontrare gli archeologi, vivere la storia e l’archeologia.
Per il terzo anno, il Museo apre le collezioni e i giardini agli insegnanti e alle famiglie che vogliono conoscere le sue collezioni e l’offerta educativa.
Dall’insediamento taurino alla città medievale, l’antica Torino rivive tra guerrieri celti, centurioni romani e cerusici medievali. Nei giardini reali del museo e nel teatro romano si apprestano accampamenti e si ricreano antichi scenari, con gli archeologi delle ditte che operano nel Museo si fabbricano lucerne e mosaici e si mette alla prova la propria conoscenza della Torino romana.

Luogo: Torino, Museo Archeologico di Torino
Orario: 14.00-19.00
Tel: 011 5212251
sba-pie.museoantichita@beniculturali.it
http://museoarcheologico.piemonte.beniculturali.it/

– Galleria Sabauda:  La Galleria Sabauda propone un percorso guidato sul collezionismo sabaudo dalla fine del Cinquecento alla prima metà del Settecento, mettendo in evidenza le scelte figurative dei duchi di Savoia alla luce dei profondi legami politico-dinastici con le altre corti europee.

Luogo: Torino, Galleria Sabauda
Orario: 10.00/11.30/16.00/17.30
Tel: 011 5641729, 011 5641731
Fax: 011 549547
galleriasabauda@artito.arti.beniculturali.it
http://www.artito.arti.beniculturali.it

 

 

PUGLIA

Bari

– Castello Svevo: Nel compendio monumentale si potrà visitare, nella sala Angioina, la mostra fotografica “Il Castello Normanno-Svevo di Bari nella documentazione fotografica e archivistica del XX secolo”; nella sala Bona Sforza sarà possibile ammirare una esposizione di ceramica medievale e rinascimentale ritrovata negli scavi del Castello. Nella Gipsoteca è allestita la mostra permanente “Non solo Medioevo. La Gipsoteca del Castello di Bari dal cinquantenario dell’Unità d’Italia alla riapertura”.

Luogo: Bari, Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Bari, Barletta-Andria-Trani e Foggia (Castello Svevo)
Orario: 8,30 – 19,00
Tel: 080 5286210
Tel: 080 5286218
Tel: 080 5286219
Fax: 080 5245540
castellodibari@beniculturali.it
http://www.sbap-ba.beniculturali.it

 

Lecce

– Abbazia di Santa Maria di Cerrate: Ore 20,00 – Concerto di musica da camera.
Nella suggestiva cornice della chiesa abbaziale, il trio TriOrpheus (Chiara Papa alla chitarra, Luigi Papa al flauto e Antonio Trevisi al clarinetto) si esibirà in un repertorio di  musiche da camera.
Inoltre: ore 10,00; 11,30; 16,30 Visite guidate gratuite (anche in inglese).

Luogo: Lecce, Abbazia di Santa Maria di Cerrate
Orario: Ingresso abbazia: ore 9,30 – 13,00 e 15,00 – 19,30; ingresso al concerto (fino ad esaurimento posti)
Tel: 0832 361176
faicerrate@fondoambiente.it
http://www.fondoambiente.it

– Archivio di Stato: Il progetto vuole promuovere la conoscenza di alcune tipologie di atti notarili custoditi in Istituto, partendo dai più antichi risalenti a metà ‘500 per giungere sino a quelli del primo ‘900. La finalità è quella di evidenziare ogni possibile parallelismo tra alcuni negozi giuridici dei secoli passati, tra i quali i contratti di matrimonio, i testamenti, i mutui, ecc…, confrontandoli con le molteplici situazioni che possono riscontrarsi nell’odierno quotidiano collettivo.
Durante i previsti giorni di apertura, saranno inoltre incentivate le visite guidate in Archivio delle scolaresche, alle quali verranno illustrate le competenze e le finalità istituzionali dell’Istituto e presentate le fonti archivistiche più significative, espressione documentaria della realtà del territorio ed insostituibile strumento di ricerca per la conoscenza della storia locale.

Luogo: Lecce, Archivio di Stato
Orario: 9,00 – 13,00
Tel: 0832 246788
Fax: 0832 242166
as-le@beniculturali.it
http://archiviodistatolecce.beniculturali.it

 

 

SARDEGNA

Cagliari

– Castello di Cagliari: Il Castello di Cagliari si presenta come uno straordinario palinsesto di “città murata”, nel quale è tutt’ora leggibile la concreta applicazione delle più avanzate tecniche di difesa militare nel periodo dal XIII al XIX secolo, e insieme una realtà urbana complessa, nella quale la comunità cittadina urbana fa i conti con una poderosa cinta fortificata e ci convive.Al fine di diffondere conoscenza sullo straordinario valore storico-monumentale delle fortificazioni di Castello, saranno realizzate visite guidate lungo il circuito delle mura, con il supporto di esperti di Legambiente e dell’Università, per gruppi di massimo 20 persone alla volta. Sarà distribuito ai partecipanti materiale esplicativo, con indicazioni sui principali aspetti storici e architettonici della cinta muraria. Appuntamento alle 11.00 a Porta Cristina e conclusione alle 13.00 in piazza Costituzione.
Percorso: piazza Costituzione, Cammino Nuovo, Cittadella dei Musei, Bastione di Saint Remy.

Luogo: Cagliari
Orario: 11.00-13.00
Tel: 070 659740
salegambiente@tiscali.it

– Museo Archeologico Nazionale: “Dal dramma greco in pezzi e in pezzi scelti” – Presentazione del volume: Omero, Sofocle, Euripide, Eschilo. Chi sono i Greci? Questa la domanda che l'”ermeneuta” Monique Smadja ha il coraggio di porsi  e di sottoporre al lettore del XXI secolo. Certo, perché per capire chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo, periodicamente ritorniamo sempre a loro. Eppure, la nostra tradizione ha totalmente frainteso il loro messaggio, leggendolo con le categorie del presente, violentandolo così nel senso più autentico. Da qui, la necessità non di forzare le loro parole ma semplicemente di ascoltarle, con una purezza sconosciuta alle grandi traduzioni. Ritornare dunque ad essere discepoli dei greci, iniziati ai loro misteri, alle loro gesta e al loro eros, per capire chi noi stessi siamo. Ridonare vita a ogni poeta partecipe della bellezza universale, renderlo immortale. Fare vivere un’altra volta la parola detta una volta .

Luogo: Cagliari, Museo Archeologico Nazionale
Orario: 20.00 – 24.00
Tel: 070 60518245
Fax: 070 658871
museoarcheologico.cagliari@beniculturali.it
http://www.archeocaor.beniculturali.it

– Sella del Diavolo: Escursione guidata sul sentiero naturalistico e archeologico.
L’itinerario si snoda lungo il sentiero archeologico e ambientale della Sella del Diavolo, alle porte di Cagliari. Lungo il percorso si possono osservare testimonianze archeologiche dall’epoca punico-romana ai nostri giorni e apprezzarne i valori ambientali, naturalistici e paesaggistici.

Prenotazione: Facoltativa
Luogo: Cagliari, Località Sella del Diavolo
Orario: 10.00
Mob: 345 0480069
grigsardegna@gmail.com
http://selladeldiavolo.wordpress.com/

 

Oristano

– Pinacoteca Comunale Carlo Contini: Il “Contini” restaurato: Processione notturna de Su Jesus.
La mostra, a cura di Ivo Serafino Fenu, propone, dopo un lungo restauro realizzato dalla Ditta Restauro Arborense e con un ricco corredo documentario, la grande tela di Carlo Contini “Processione notturna de Su Jesus”, dipinta nel 1925, ad appena 23 anni. Un’opera capitale nel suo percorso artistico, che sintetizza l’esperienza formativa romana e gli approcci con l’ambiente veneziano, ponendosi come premessa per gli sviluppi di un’epopea per immagini dalla forte valenza cromo-luministica. Inaugurazione il 28 settembre alle 19.00.

Data Inizio:28 settembre 2013
Data Fine: 23 novembre 2013
Luogo: Oristano, Pinacoteca comunale Carlo Contini
Orario: 10.30-13.00 / 17.00-20.45 (chiuso domenica)
Tel: 0783 791262
info@antiquariumarborense.it

 

Sassari

– Museo Nazionale “G. A. Sanna”: Il Pensiero della Materia.
Dopo l’appuntamento di sabato all’Antiquarium Turritano l’Associazione Danza Estemporada proseguirà le proprie esibizioni nel fine settimana al Museo Nazionale “G.A.Sanna” di Sassari, dove presenterà lo spettacolo inedito “”l pensiero della materia” domenica 29 settembre alle ore 18.00.
Nella giornata di sabato e durante gli eventi di domenica l’ingresso ai Musei ed alle aree archeologiche sarà gratuito.

Luogo: Sassari, Museo Nazionale ‘G. A. Sanna’
Orario: 18,00 – 20,00
Tel: 079/272203
museosannasassari@beniculturali.it
gabriella.gasperetti@beniculturali.it
http://www.archeossnu.beniculturali.it

 

 

 

SICILIA

Catania

– Archivio di Stato: 1943. Dopo il dramma, il ritorno della democrazia.
La mostra focalizza l’attenzione, da un lato, sull’«emergenza» venutasi a creare a Catania e nella provincia con lo sbarco delle Forze alleate in Sicilia il 10 luglio 1943 e, dall’altro, sulla ripresa delle istituzioni democratiche.

Luogo: Catania, Archivio di Stato di Catania
Orario: Lunedì-venerdì, ore 9.00-18.00; sabato, ore 9.00-13.00
Tel: 095 7159860
Fax: 095 7150465
as-ct@beniculturali.it
http://www.ascatania.beniculturali.it/

 

Messina

– Archivio di Stato: SCHEGGE DI MEMORIA “Testimonianze della Seconda Guerra Mondiale attraverso le fonti documentarie conservate nell’ Archivio di Stato di Messina a settant’ anni dell’ armistizio di Cassabile”.
La manifestazione si propone di ricordare il periodo e gli eventi bellici che hanno lasciato una traccia indelebile nella nostra cultura e società. La città di Messina fu profondamente devastata da bombe dirompenti e da spezzoni incendiari. L’ occupazione delle Forze Alleate e la sottoscrizione dell’ armistizio segnano un momento di grande rilevanza storica che aprirà la strada, per quanto non priva di difficoltà, alle fondamentali riforme verso la ricostruzione e la democrazia. La mostra offre una serie di rilevanti documenti, molti dei quali inediti.

Luogo: Messina, ARCHIVIO DI STATO DI MESSINA
Orario: dal martedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 12.00 – pomeriggio martedì e giovedì dalle ore 15.00
Tel: 09 029842
Fax: 09 02984220
as-me@beniculturali.it
http://www.archivi.beniculturali.it/ASME

 

Palermo

– Archivio di Stato: Archivi, cantieri, protagonisti a Palermo. Palazzo Termine Pietratagliata tra Targogotico e Neostili.
In occasione delle GEP 2013, la Soprintendenza Archivistica per la Sicilia e l’Archivio di Stato di Palermo con la collaborazione della famiglia Termine Pietratagliata hanno organizzato una mostra documentaria sul Palazzo della nobile famiglia sito in via Bandiera. I documenti in esposizione provengono dagli archivi privati Alliata, Basile e Palazzotto,  dall’Archivio di Stato di Palermo e dall’Archivio storico comunale di Palermo. Inaugurazione ore 18.00.
Mostra a cura di: Massimiliano Marafon Pecoraro, Pierfrancesco Palazzotto e Maurizio Vesco.

Luogo: Palermo, Archivio di Stato
Tel: 091 2510628
as-pa@beniculturali.it

– Borgata dell’Immacolatella: Si inizia sabato 28 Settembre 2013 alle ore 18,00 presso la Chiesa dell’Immacolatella, in via Immacolatella allo Sperone a Palermo, con una conferenza a più voci dal titolo: “La borgata, la chiesa, l’arte”. Dopo la presentazione di Alfonso Lo Cascio, della Presidenza Regionale SiciliAntica e di P. Giovanni Bondì, Parroco della Chiesa dell’Immacolatella, sono previsti gli interventi dell’architetto Valentina Vadalà, che terrà una relazione su: “Palermo e le sue perle. Alla scoperta delle piccole borgate della Conca d’oro”, di Francesco Baiamonte, fotografo e giornalista che parlerà su: “Quattro e Nove, luoghi e volti di un territorio” e infine della restauratrice Fanny Basso che interverrà su “Il Crocifisso recuperato”. Il giorno successivo, domenica 30 Settembre 2013 alle ore 10,00, è prevista, con la presentazione di Giuseppe Meli, una visita guidata “I segni culturali della borgata”. (Appuntamento davanti la Chiesa dell’Immacolatella).

Luogo: Borgata dell’Immacolatella, Palermo
Mob: 346 8241076
palermo@siciliantica.it.

 

Ragusa

– Archivio di Stato: Separatismo siciliano. Che satira tira.
La liberazione, la nuova Italia, la caduta della dittatura fascista fanno rivivere la democrazia. Le contrapposizioni danno vita ad interessantitestate giornalistiche alcune di breve durata, in cui si strigliano, con la satira uomini ed eventi  usando quella forza che rispecchia i tempi come è possibile leggere nelle vignette in cui si mettono in ridicolo i vari esponenti politici di spicco del tempo e numerosi episodi politici e di costume. Cantachiaro, Il Grillo Parlante, Il Solletico, L’Indipendente, Il Pettirosso, Sicilia alla Riscossa, Gioventù Siciliana, Intervallo, Marforio, L’Indice dei Fatti, Soffia Sò, L’Orlando, Chiarezza, Il Travaso, Cosmopolita, L’Uomo che ride, Piff, Paff!, Quadranti

Luogo: Ragusa, Archivio di Stato
Orario: lunedì e sabato 9-13, martedì, mercoledì, giovedì, venerd’ 9-13 e 15-17
Tel: 0932 622200
Fax: 0932 622200
as_rg@beniculturali.it

 

 

TOSCANA

Firenze

– Museo Archeologico Nazionale. Visita al Giardino Ameno.
E’ un invito a visitare il seicentesco Giardino che tra le rarità botaniche e le fioriture stagionali ospita le ricostruzioni di importanti tombe etrusche prelevate dal territorio ai primi del ‘900.

Luogo: Firenze, Museo Archeologico Nazionale
Orario: 10.30 e 12.30
Tel: 055.23575
Fax: 055.242213
http://www.archeotoscana.beniculturali.it

– Museo Egizio: Nell’ambito delle iniziative indette per le Giornate Europee del Patrimonio, Sabato 28 Settembre, alle ore 11,30, sarà inaugurato il nuovo allestimento della Sala I del Museo Egizio di Firenze, che espone i reperti egizi databili all’Epoca Predinastica, all’Antico Regno e all’inizio del Medio Regno. Oltre ad un più moderno e adeguato allestimento, anche l’apparato didattico e di comunicazione al pubblico è stato interamente rinnovato, mediante l’installazione di sette pannelli luminosi e nuove didascalie nelle vetrine, che si uniformano ai criteri già utilizzati per le sale aperte al pubblico nel 2011, che molto successo hanno riscosso sia tra i visitatori che tra gli specialisti del settore. Fra gli oggetti più importanti della sala si segnalano la statua di un faraone del Medio Regno, la variopinta statuetta di una donna che macina il grano e due pregiati vasi di alabastro con i nomi dei faraoni Unas e Merenra.

Luogo: Firenze, Museo Egizio
Orario: 11.30
Tel: 055 2357767
mariacristina.guidotti@beniculturali.it
http://www.archeotoscana.beniculturali.it

 

Pisa

– GAMeC: Artedonna. Il gruppo nasce a Pisa nel 1979, su iniziativa di alcune pittrici pisane. Nasce come C.A.D ( cooperativa arte donna) quando fare il pittore era ancora un modo di essere, uno stile di vita e voleva essere anche un mestiere. Negli anni 85-86 si è trasformata in Associazione Artistica, senza scopo di lucro. Nel corso degli anni il gruppo ha sempre continuato la sua attività non solo a Pisa ma anche in molte altre località Toscane e non, ottenendo sempre consensi e la simpatia del pubblico poichè ha sempre cercato un legame, un discorso unitario di esposizione pur rispettando la diversità delle singole espositrici. Sono diverse le realtà sociali e artistiche delle socie del gruppo. Alcune hanno mestieri attinenti all’arte, rubano il tempo alla vita attiva e lo nascondono in seno per cercare di ritrovarsi, scintilla che vibra agli stimoli del mondo. Questo è il tempo in cui fare gli artisti non basta per essere liberi e neanche per aspirare alla libertà.

Luogo: Pisa, GAMeC CentroArteModerna di Pisa
Orario: 18.00-20.00
Tel: 050 542630
info@centroartemoderna.com
http://www.centroartemoderna.com

– Area archeologica: Visita guidata alla necropoli etrusca. Utilizzata tra la fine dell’VIII e la metà del V sec. a.C., è caratterizzata da un grande tumulo di 30 m. di diametro circondato da una crepidine di sottili lastre di pietra. A corona del monumento, sono state rinvenute coppie equidistanti di grandi pietre monolitiche e una stele in arenaria, intervallate da resti di sepolture in piccoli dolii e cippi.
Visite guidate:
28 settembre ore 17.30
29 settembre ore 16.30 e 17.30
Appuntamento presso la necropoli di via S. Jacopo.

Luogo: Pisa, Area archeologica
Orario: sab 17.30; dom 16.30 e 17.30
Tel: 050 550401
Mob: 388 6589195
info@pisatour.it
gapisa@tiscali.it

 

Siena

– Pinacoteca Nazionale: la Pinacoteca Nazionale di Siena ospiterà la conferenza del Prof. Marco Ciampolini, docente dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, “Mattias de’Medici, Governatore di Siena e collezionista”.

Durante le “Giornate Europee del Patrimonio” del 28 e 29 settembre 2013, l’ingresso a tutti i luoghi della cultura statali è gratuito e la Pinacoteca Nazionale di Siena osserverà il seguente orario di apertura al pubblico:
– sabato 28 settembre: 8,15 – 19,15
– domenica 29 settembre: 9,00 – 13,00

Luogo: Siena, Pinacoteca Nazionale di Siena
Orario: sabato 28 settembre: 8,15 – 19,15; domenica 29 settembre 9,00 – 13,00
Tel: 0577 41246
Fax: 0577 270508
sbsae-si@beniculturali.it

 

 

UMBRIA

Perugia

– Galleria Nazionale dell’Umbria: Il 28 settembre ricorre la XXII giornata Europea del Patrimonio e per la Galleria Nazionale dell’Umbria, che partecipa al progetto “Una notte a l Museo”, é prevista anche l’apertura notturna dalle 20.00 alle 24.00. Tra le iniziative previste vi saranno due visite guidate generali, alle ore 11.00 e alle 17.00, alle opere in esposizione.
Alle 21.00. a cura della Società Sistema Museo, avrà luogo un appuntamento dal titolo “Skyline in trasformazione”, durante il quale, partendo dalla mostra fotografica dedicata a Sandro Becchetti con riferimento agli scatti sul paesaggio e alle periferie urbane anonime, si passerà all’interno del percorso espositivo della Galleria per individuare, attraverso le rappresentazioni nei dipinti della città di Perugia, cambiamenti della città e dei borghi.
A chiusura della giornata,  è previsto un grande concerto alle 22.00 nella Sala Maggiore del Trio Barocco e del Quartetto di Flauti a cura dell’Associazione Giovanile Musicale (A.GI.MUS.) con musiche di Bach, Vivaldi Kuhlau e Castéréde.

Il Castello Bufalini a San Giustino resterà aperto per la giornata del 28 settembre dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 18.30 con visite guidate gratuite.

Luogo: Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria
Orario: 8.30/19.30 (chiusura biglietteria 18.30) 20.00/24.00 (chiusura biglietteria 23.00)
Tel: 075 58668415
Fax: 075 58668400
sbsae-umb@beniculturali.it

– Complesso Momunentale di Santa Giuliana: Il giorno 28 settembre, in occasione delle Giornate europee del patrimonio, la Scuola Lingue Estere dell’Esercito aprirà al pubblico la sua sede che insiste sul Complesso monumentale di Santa Giuliana.
L’Istituto, polo di eccellenza nazionale per la formazione linguistica del personale della difesa, occupa dal 1993 la magnifica struttura del Complesso monumentale di Santa Giuliana. Ex monastero femminile cistercense risalente al 1253, venne restaurato nel ‘500. Al suo interno si trovano decorazioni ed affreschi di scuole ed epoche diverse. La Scuola metterà a disposizione dei visitatori un percorso guidato che spazierà dai resti della strada romana, al cortile del leccio secolare e dalla adiacente chiesa ai numerosi affreschi dei chiostri. Quest’anno sarà possibile ammirare due affreschi recentemente restaurati che impreziosivano il coro delle monache.
Presentazione del restauro degli affreschi del coro delle monache a cura della Direzione regionale Beni Culturali il giorno Venerdì 27 alle ore 10:30. Visite guidate della durata di 1 ora circa Sabato 28 nei seguenti orari: mattina ( ore 10, 11:30) pomeriggio (e ore 14, 15:30). Prenotazione nominativa obbligatoria entro giovedì 26 settembre.

Luogo: Perugia, Scuola Lingue Estere dell’Esercito – Complesso monumentale di Santa Giuliana.
Orario: 10.00, 11.30, 14.00, 15.30
Tel: 07 557505240
Fax: 07 575505270
adsede@sclingue.esercito.difesa.it
uadsede@sclingue.esercito.difesa.it
http://www.sclingue.esercito.difesa.it

 

 

VALLE D’AOSTA

Aosta

Centro Saint-Bénin: La mostra è dedicata a Pepi Merisio, classe 1931, importante fotografo italiano del secondo dopoguerra, noto al grande pubblico per i suoi reportages dedicati al Papa Paolo VI. Curata da Raffaella Ferrari e Daria Jorioz, la mostra intende offrire un approfondimento sulla cultura fotografica in Italia nel secondo Novecento, presentando al pubblico cinquanta fotografie, per la maggior parte in bianco e nero, aventi come tema il gioco, che Merisio racconta con delicatezza e poesia.

Luogo: Aosta, Centro Saint-Bénin
Orario: 9.30 – 12.30 / 14.30 – 18.30
Tel: 0166 272687
u-mostre@regione.vda.it
http://www.regione.vda.it

– Chiesa San Lorenzo: La piccola chiesa sconsacrata di San Lorenzo, a guardia della quale resiste ancora un tiglio plurisecolare, è oggi una delle sedi espositive principali del capoluogo. Nel sottosuolo custodisce gli scavi archeologici della primitiva basilica funeraria paleocristiana del V secolo con pianta a forma di croce latina, su cui resti è stata eretta. Oggetto di ricostruzioni e di molteplici rimaneggiamenti a seguito della distruzione avvenuta nell’VIII sec. a seguito di un incendio, l’antica basilica è disseminata di tombe tra cui quelle dei primi vescovi della diocesi.
Visite guidate gratuite al castello.

Luogo: Aosta, Chiesa San Lorenzo
Orario: 9.00-19.00
Mob: 349 6429216
http://www.regione.vda.it

 

 

 

VENETO

Padova

– Museo Nazionale Atestino: In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, oltre all’ingresso gratuito del 28 settembre, al Museo Nazionale Atestino è possibile visitare la mostra “…nel Veneto i ceramisti…”, allestita in collaborazione con la Fondazione Accademia dell’Artigianato di Este e con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo .

Luogo: Este, Museo Nazionale Atestino
Orario: 8.30 – 19.30
sba-ven.museoeste@beniculturali.it
http://www.atestino.beniculturali.it

 

Venezia

– Palazzo Mocenigo: Rialto (in origine Rivo alto) era il cuore commerciale di Venezia, qui arrivavano i navigli con le mercanzie e il ponte di legno si apriva per lasciar passare le alberature delle navi. Qui c’erano le sedi delle banche e delle società assicurative, delle quali resta notizia nella toponomastica cittadina. Qui si stabilivano i contatti commerciali più importanti. Nel 1312 si costruì un nuovo ponte in legno crollato poi nel 1444 per troppo afflusso di folla, accorsa per vedere il passaggio della sposa del marchese di Mantova.
Il percorso guidato parte dalla Chiesa di San Giovanni Elemosinario (visita esterna), procedendo per il Ponte di Rialto, il Mercato, il Palazzo dei Camerlenghi (visita esterna), per campo San Giacometto con le Fabbriche Vecchie e Nuove, i Campi del le Becarie e del Paragon concludendosi in Riva del Vin.
Punto di ritrovo: davanti alla chiesa di San Giovanni Elemosinarlo.

Luogo: Venezia, Palazzo Mocenigo
Orario: 4 turni con partenza alle ore 10.00, 11.00, 15.00, 16.00.
Tel: 0412 440010
info@amicideimuseivenezia.it
http://www.amicideimuseivenezia.it/

– Ca’ Foscari:  L’Università Ca’ Foscari Venezia apre le porte del suo edificio più prestigioso, palazzo Foscari, da cui l’ateneo prende il nome, costruito per volontà del doge Francesco Foscari nel 1453. Con il Ca’ Foscari Tour sarà possibile ripercorrere la storia dell’edificio, ammirare la scenografica vista sul Canal Grande che incantò per secoli pittori e visitatori di tutto il mondo e apprezzare gli interventi di restauro realizzati dall’architetto veneziano Carlo Scarpa negli anni ’30 e ’60 del Novecento. Il percorso, di circa un’ora, partirà dai cortili esterni per poi proseguire all’interno del palazzo, alla scoperta dei luoghi simbolo dell’ateneo veneziano.
Turni di visita disponibili: ore 10; 11.30; 15 (prenotazione obbligatoria).

Telefono prenotazioni: 0412 348036
Luogo: Venezia, Ca’ Foscari (sede centrale dell’Università Ca’ Foscari Venezia)
Orari visite guidate: 10; 11.30; 15 (turni disponibili fino a esaurimento posti)
Tel: 0412 348036
Fax: 0412 348035
cafoscaritour@unive.it
http://www.unive.it/visita

– Lido di Venezia. I nuovi colori dell’Isola d’Oro.
Le voci del mare, la placida laguna, i grandi progetti sulla sabbia dorata. Passeggiata patrimoniale del Lido di Venezia in bicicletta, tra murazzi, dune, ville liberty e fortificazioni, grandi opere e processi partecipati, ascoltando i testimoni delle trasformazioni socio economico culturali dell’isola.
Dalle ore 10.00 alle ore 13.00 circa. Punto di ritrovo per i partecipanti: Piazzale Santa Maria Elisabetta – Lido di Venezia.

Prenotazione Obbligatoria: admin@unfaropervenezia.eu; Url prenotazioni: http://www.unfaropervenezia.eu/chisiamo/contatti
Luogo: Venezia, Lido di Venezia
Orario: dalle 10.00 alle 13.00
Mob: 328 1899713
admin@unfaropervenezia.eu
http://www.unfaropervenezia.eu/

 

Verona

– Museo Nicolis: In occasione delle giornate Europee del Patrimonio il Museo Nicolis propone l’ingresso omaggio per i ragazzi fino ai 18 anni. Il Museo Nicolis è un sorprendente contenitore di cultura, divertimento e innovazione. Attraverso 7 importanti collezioni – 100 auto d’epoca, 120 biciclette, 105 moto, 500 macchine fotografiche, 120 strumenti musicali, 100 macchine per scrivere, piccoli velivoli e centinaia di opere dell’ingegno umano – raccontiamo la storia dell’uomo e della società degli ultimi due secoli.

Visita guidata sul tema dell’evoluzione dei mezzi di trasporto negli ultimi due secoli e le trasformazioni economiche e sociali ad essi collegate. Il Museo è un sorprendente contenitore di cultura, divertimento e innovazione. Attraverso 7 importanti collezioni – 100 auto d’epoca, 120 biciclette, 105 moto, 500 macchine fotografiche, 120 strumenti musicali, 100 macchine per scrivere, piccoli velivoli e centinaia di opere dell’ingegno umano – raccontiamo la storia dell’uomo e della società degli ultimi due secoli.

Luogo: Villafranca di Verona, Museo Nicolis
Orario: visita guidata dalle 15.30 alle 17.30
Tel: 045 6303289
Fax: 045 7979493
info@museonicolis.com
tourism@museonicolis.com
http://www.museonicolis.com

 

 

Gli appuntamenti interessanti durante le Giornate Europee del Patrimonio sono molti altri e coinvolgono vari comuni e province. Per conoscerli tutti è possibile visitare la sezione del MiBAC dedicata all’evento.

CagliariIntervista a Enrica Puggioni, Assessore alla Cultura del Comune di Cagliari.

 

 

Qual è l’identità del territorio dalla quale scaturiscono le strategie e il progetto del 2019?

Il nostro territorio presenta caratteri di unicità – paesaggistici e geografici, linguistici, storico-culturali – e nello stesso tempo partecipa da sempre a un respiro chiaramente europeo.
Situata in una posizione strategica, luogo millenario di incontri, centro fin dalla preistoria di irradiazione e diffusione di saperi e competenze, Cagliari e la Sardegna sono state sempre un crocevia strategico di tutte le culture del Mediterraneo: di età fenicio-punica e romana, bizantina, pisana, aragonese e spagnola, sabauda, del ‘900, fino ad arrivare ad esempi di architettura contemporanea.  Per questo parlare di identità nel nostro territorio vuol dire parlare di un continuo innesto di culture e di un incrocio di civiltà. Questa identità parla attraverso una costellazione di ecologie plurime e di paesaggi fatti di ampiezza di orizzonti e di molteplicità di punti di vista, paesaggi che sono il risultato di stratificazioni di segni lasciati nei millenni dalle diverse comunità. Questa identità – o, meglio, queste identità – sono il risultato di storie intrecciate e del “fare” di millenni. La sfida è rendere questa storia, in fondo europea, anche il suo futuro, saldando i fili di questo fare millenario con i nuovi fili da progettare.

 

 

Quali sono gli asset che la città immette in questo programma?

Attraverso il progetto si intende tessere un nuovo paesaggio culturale di Cagliari e del Sud Sardegna attraverso la trasformazione dei saperi e delle conoscenze in azioni e prodotti concreti. Fare, non solo mostrare. Costruire, non solo ospitare: la cultura (materiale e immateriale), la creatività e l’innovazione sono strumenti imprescindibili nel percorso di cambiamento e di rigenerazione urbana. Questi sono gli asset principali: produzione, creatività, innovazione come motori di sviluppo di un territorio che, puntando sull’economia della conoscenza, vuole promuovere il passaggio dalla cultura immateriale al fare, dall’arte antica a quella contemporanea, dall’Europa Mediterranea a quella continentale, dall’identità alle identità, dall’isolamento alla contaminazione e all’integrazione. Accompagna tutto il percorso tematico e temporale il potenziale di trasformazione derivato da un approccio dinamico e dialogico con il territorio, nei termini di  studio, ripensamento, rivitalizzazione del paesaggio urbano, entità complessa, costituita da luoghi, oggetti, “segni” dell’uomo e della natura.

 

 

Quali sono le mancanze cui dovrete invece sopperire?

Le mancanze e i punti deboli sono anche gli snodi nevralgici sui quali si è costruito il progetto:  questo nasce e si sviluppa proprio all’interno di una strategia complessiva di sviluppo che individua  nella creatività un motore di sviluppo urbano sociale ed economico e che riguarda i diversi ambiti di intervento. Sicuramente, uno dei punti di debolezza ai quali il progetto dà una risposta concreta è l’evidenza di un isolamento geografico che da un lato ha lasciato incontaminati ampie porzioni di territorio ma dall’altro ha costretto l’isola a una posizione marginale, quasi di sospensione culturale, rispetto al dibattito e alla produzione artistica contemporanea. Ripartire da paesaggi non sovraccarichi di segni, lontani dalla spettacolarizzazione e anche da una certa moda dell’effimero, vuol dire avere la possibilità di offrire alle nuove generazioni europee spazi dove sperimentare, produrre e sedimentare le nuove forme e i nuovi linguaggi del domani. In questa centralità del ”fare”, del “produrre” più che del mostrare, l’Uomo può ritrovare la sua centralità, dispiegare i suoi saperi passati, presenti e futuri, progettando nuove relazioni e nuove forme attraverso un confronto interculturale. Questa forte connotazione del progetto verso la produzione e l’innovazione è nata anche per dare risposta a un’altra delle mancanze della Sardegna: la forte disoccupazione giovanile che determina forme di emigrazione intellettuale e priva i territori delle migliori energie creative  tenendoli separati da contesti e scenari più ampi. Ecco, uno dei punti di forza del progetto nasce proprio dalle mancanze e dalla convinzione che queste, grazie anche alle politiche culturali, si possano colmare.

 

 

I flussi economici delle città d’arte riguardano solitamente pochi addetti ai lavori. Il programma relativo alla candidatura intende coinvolgere uno spettro più ampio di operatori economici?

Noi abbiamo già coinvolto uno spettro ampio di operatori economici perché la stessa candidatura nasce come evoluzione naturale di un processo partecipato che, partito due anni fa, ha portato alla redazione di documenti programmatici nei diversi campi di azione nell’ambito di una strategia complessiva di sviluppo economico. Per poter arrivare a una visione della città, alla città di domani, è stata usata la cultura nei suoi molteplici aspetti come elemento trasversale di coesione e come significante ultimo delle azioni di sistema messe in campo. Parallelamente al processo di integrazione delle politiche di valorizzazione culturale attraverso accordi tra i diversi enti presenti sul territorio, si è avviato il processo di costruzione sinergica della Cagliari futura con tutti gli attori locali: associazioni culturali, operatori economici e turistici, associazioni di categoria, datoriali e sindacali. Inoltre, la visione della “città del domani” ha restituito un’immagine di territorio urbano difficilmente riconducibile ai soli limiti comunali e la programmazione dei più importanti asset strategici ha coinvolto tutto il territorio dell’area vasta e dell’intero golfo ampliando la portata delle politiche in atto. Obiettivo di tutte queste politiche è sempre la cittadinanza che è stata coinvolta in processi di costruzione e condivisione delle scelte. Questo patrimonio di conoscenza dei territori e di programmazione integrata ha costituito il punto di partenza della candidatura che è nata come sintesi e approfondimento sia di una visione strategica di sviluppo che di un metodo di partecipazione delle scelte pubbliche. In tal senso, la candidatura non si è calata come un corpo alieno ma è stata occasione per un approfondimento maggiore di politiche che, lungi dall’essere pensate nel solo ambito di riferimento, si sviluppano in modo integrato. Pochi esempi per dare atto di un coinvolgimento operativo del settore economico e imprenditoriale: il protocollo di intesa con la Fondazione Banco di Sardegna che sostiene il progetto culturale per e su Cagliari, la presenza nel partenariato dei principali attori economici, il protocollo Visit South Sardinia che mette insieme gli operatori turistici del Sud Sardegna. Il mondo economico ha mostrato entusiasmo per un progetto di candidatura che, per come è stato pensato, rappresenta un grande laboratorio di partecipazione attiva, finalizzato anche alla creazione di occasioni formative e professionalizzanti che contribuiranno a offrire sbocchi occupazionali e opportunità di nuove imprese creative e innovative e a stimolare il ripopolamento dei quartieri, l’insediamento di nuove attività commerciali. Il progetto, che pone al centro dell’attenzione l’uomo, come detentore delle tradizioni e dei saperi, punto cardine all’interno dell’economia della conoscenza, prevede un sistema complesso di attività che vanno a coinvolgere un target molto ampio.

 

 

Cosa rimarrà alla città dopo il titolo di Capitale europea della Cultura?

Noi intravediamo nella candidatura e nell’eventuale riconoscimento finale lo snodo di un processo articolato finalizzato all’affermazione della creatività come uno degli assi principali del tessuto urbano. Per tale motivo, il 2019 rappresenta una tappa in un percorso che, per come è stato ideato e strutturato, non intende concentrare le risorse e gli sforzi di programmazione solo a un anno ma che al contrario mira al radicamento nel territorio delle esperienze e delle attività artistiche, ponendosi come obiettivo duraturo e trasversale quello di rendere la città un centro permanente e inesausto di produzione creativa e un punto di riferimento certo nell’ambito del dialogo interculturale e della riflessione artistica.

Leggi le interviste alle altre candidate a Capitale europea della Cultura 2019.

marchio_siracusasudest2019Intervista ad Alessio Lo Giudice, Assessore alle Politiche culturali del comune di Siracusa.

 

 

Qual è l’identità del territorio dalla quale scaturiscono le strategie e il progetto del 2019?

L’identità sulla quale abbiamo puntato per Siracusa e il Sud Est è quella di essere una terra di frontiera, tema che abbiamo deciso di attribuire a tutto il progetto di candidatura. Siracusa e il Sud Est sono istituzionalmente frontiera dell’Europa e i confini delle loro coste coincidono con i confini dell’Europa. È proprio attraverso questi confini che l’Europa, soprattutto in questo periodo, sta incontrando culture diverse, anche vivendo vicende drammatiche come quella degli sbarchi.
L’identità di terra di frontiera si riferisce anche al suo passato e alla sua storia. Da sempre questa terra è linea di demarcazione tra occidente e oriente. Basti pensare ai rapporti con l’oriente greco che ha fondato la cultura siciliana e con l’oriente in senso più ampio. Quindi “Frontiera d’oriente”, non solo perché ci troviamo nella parte orientale della Sicilia, ma anche perché deriviamo dall’oriente greco e abbiamo un rapporto privilegiato con l’oriente contemporaneo, in qualità d’avanguardia d’Europa. È un territorio che può e deve sfruttare al massimo questo suo essere terra di margine, terra periferica, lanciando anche una provocazione all’Europa: far in modo che la frontiera si faccia capitale.

 

Quali sono gli asset che la città immette in questo programma?

È una candidatura che interessa tutto il territorio. Sono coinvolti, oltre ai comuni della provincia di Siracusa, quelli di Catania e di Ragusa, oltre al comune di Piazza Armerina. Quello che mettiamo in campo è da un lato il consolidamento di alcune iniziative importanti già presenti sul territorio. Mi riferisco al Festival del Cinema di  Frontiera di Marzamemi, alle rappresentazioni classiche dell’Istituto Nazionale Dramma Antico, alla Biennale della Ceramica di Caltagirone, etc. La novità è che ci mettiamo in rete e li rappresentiamo all’interno di un’offerta culturale unica,
declinata su un singolo tema. Dall’altro lato, poi, vogliamo attrarre e proporre ulteriori eventi e manifestazioni, come il Premio Europa per il Teatro, premio internazionale che si tiene a San Pietroburgo o a Salonicco e che si svolgerà a Siracusa nel 2019. Si parte, quindi, da alcune realtà esistenti che, messe in rete, fungono da attrattori per altri eventi di livello internazionale che possono caratterizzare ancora di più il territorio.
Inoltre, la candidatura coincide anche con un periodo di forte evoluzione progettuale: anche la parte infrastrutturale, che viene esplicitamente richiesta nel bando per presentare il dossier di candidatura, è molto significativa. È un territorio che, attraverso l’elaborazione di piani strategici, attraverso la riqualificazione progettuale delle sue città, è coinvolto in una fase di progressiva evoluzione. In molti casi presenteremo progetti di riqualificazione, come quello riguardante, ad esempio, il porto di Siracusa, i cui finanziamenti sono già stanziati e che è in corso. O progetti che interessano altre infrastrutture ugualmente significative, come l’autostrada: è di questi giorni l’approvazione del finanziamento per il tratto che arriverà fino a Modica. Comiso aderisce all’iniziativa e quindi gli aeroporti che intervengono nella candidatura sono due, Catania e Comiso e non sono tante le candidate che possono mettere a disposizione due aeroporti.  Gli asset messi in campo sono, quindi, da una parte quelli dettati dal coinvolgimento delle istituzioni culturali più importanti del territorio: istituzioni regionali, l’INDA, i festival  e dall’altra un panorama infrastrutturale che, considerati i ritardi e le mancanze storiche di questo territorio, rappresenta di sicuro un’importante novità.

 

 

Quali sono le mancanze cui dovrete invece sopperire?

Le mancanze del territorio sono legate alla sfida stessa presentata col progetto di candidatura. La mancanza storica di questo territorio risiede nell’incapacità di creare una rete di programmazione culturale, con un’offerta culturale concentrata: ci si è limitati troppo spesso ad esperienze o iniziative localistiche, sporadiche o non presentate come espressione dell’intero territorio, ma solo di una città o di un comune. Stiamo cercando di superare la resistenza di questa terra a fare un lavoro coordinato. Proprio per questo il valore della candidatura va al di là dell’esito perché si tratta, in ogni caso, di una grande esperienza che coinvolge un’area cosiddetta “vasta”, tramite il progetto di un’evoluzione infrastrutturale e di un’offerta culturale variegata al suo interno, ma con una linea di fondo condivisa.

 

 

I flussi economici delle città d’arte riguardano solitamente pochi addetti ai lavori. Il programma relativo alla candidatura intende coinvolgere uno spettro più ampio di operatori economici?

Senza dubbio. Una delle cose che mi ha stupito lavorando sul territorio è che siamo riusciti a coinvolgere nella candidatura non soltanto le istituzioni culturali, ma anche quei soggetti legati storicamente al mondo delle imprese e del commercio, come Confindustria, Camera di Commercio, CONFCOMMERCIO e altre istituzioni di questo tipo che vedono nella programmazione culturale la vocazione vera e propria di questa terra. Questa candidatura ha un valore che non  è solo culturale, ma anche sociale ed economico. Grazie al coinvolgimento di operatori come la Fondazione Garrone, la Fondazione IBM Italia e altri soggetti più legati al mondo dell’economia e delle categorie produttive che della cultura, contiamo di richiamare un flusso di operatori che sono attratti anche per ragioni economiche, da opportunità di investimento  finanziario. Non a caso, ad esempio, la compagnia aerea AirOne ci ha proposto di avviare tariffe ridotte per i collegamenti con la Sicilia nel 2019. Stiamo cercando, poi, di proporre un programma culturale che non sia solo di nicchia, dedicato agli addetti ai lavori. Vorremmo proporre un programma “popolare”, usando la formula del festival – il festival internazionale del jazz per fare un esempio.

 

 

Cosa rimarrà alla città dopo il titolo di Capitale europea della Cultura?

Rimarrà qualcosa che prescinde dal risultato, si tratterà, cioè, di un’esperienza importante: l’avvio di un percorso di programmazione e di coordinamento nell’ambito delle politiche culturali. Un percorso, mi azzardo a dire, in qualche modo “storico” perché finalmente, non solo a parole ma soprattutto con i fatti, con una collaborazione concertata, l’intero territorio mostra di aver deciso su cosa puntare per il futuro. La vera e grande responsabilità è mantenere questo cantiere aperto, realizzare il grande patrimonio progettuale che abbiamo raccolto a prescindere dalla candidatura e, a lungo termine, cambiare il volto del territorio stesso. Il sud est della Sicilia ha la caratteristica principale di essere dotato di un patrimonio naturalistico e  culturale di altissimo livello e quello che deve rimanere dopo il titolo è la capacità imprenditoriale da parte delle istituzioni di sfruttare al massimo questo territorio.

 

Leggi le interviste alle altre candidate a Capitale europea della Cultura 2019.

Aosta Capitale EU  LOGOIntervista a Andrea Edoardo Paron, Assessore alla Pubblica Istruzione, alla Cultura, alle Politiche giovanili, ai Rapporti con l’Università e all’Innovazione tecnologica del Comune di Aosta.

 

Qual è l’identità del territorio dalla quale scaturiscono le strategia e il progetto del 2019?

Rispetto alla altre città candidate Aosta si presenta maggiormente legata al proprio contesto territoriale favorita in questo dalle ridotte dimensioni proprie e della stessa regione.
In tale senso, fin dal primo momento abbiamo voluto chiarire come la nostra proposta sia da intendere come espressione dell’intero sistema “Valle d’Aosta”, comprendente il capoluogo regionale, “epicentro” della candidatura, posto al centro della Regione Autonoma Valle d’Aosta e sede di importanti poli regionali legati all’attività produttiva e politico-amministrativa, al terziario, alla sanità, alla scuola e alla cultura, il territorio circostante, la cosiddetta “Plaine d’Aoste” comprendente i Comuni viciniori, e il resto della regione alpina con le sue diverse vallate, le rinomate località turistiche e i borghi ricchi di storia e tradizione.
Questo sistema si fonda sul connubio tra storia, cultura e paesaggio che sono anche gli assi lungo i quali si articolerà il programma della manifestazione che abbiamo progettato, all’interno dei quali saranno sviluppati ulteriori sottotemi.
Per quanto riguarda Aosta, si tratta di una città a prevalente vocazione turistica che ho definito un “Bignami di storia” per la presenza di testimonianze e monumenti che spaziano dal periodo romano di Augusta Praetoria fino all’epoca moderna che sta conoscendo una fase importante di sviluppo legato, per rimanere in campo culturale, alla realizzazione del nuovo polo universitario, al completamento del parco archeologico nell’area megalitica di Saint-Marin de Corléans, al restauro e alla valorizzazione dei più importanti monumenti di epoca romana e medievale e al progetto di riqualificazione delle piazze del centro storico.

 
Quali sono gli asset che la città immette in questo programma?

Come dicevo, la città di Aosta è interessata da alcuni anni da un importante programma di investimenti che hanno nella cultura il comune denominatore, e che vedranno il loro completamento tra il 2015 e il 2019. Questo programma asseconda la vocazione naturale del capoluogo valdostano e dell’intero territorio regionale, ad essere “Carrefour d’Europe” in virtù di una straordinaria posizione geografica nel cuore dell’Europa – tra Svizzera, Italia e Francia, ai piedi delle vette più alte delle Alpi, e non lontano dal Mediterraneo – e del ruolo che storicamente ha assunto nel fare interagire culture e lingue diverse, in differenti epoche storiche.
Peraltro, proprio a partire dal ruolo di crocevia di Aosta si svilupperà il progetto legato alla candidatura che avrà come concetti chiave quelli di “interazione”, “integrazione” e “condivisione” declinati e intrecciati, come accennato, nella storia, nelle culture e nel paesaggio della città e della regione.
Nel dettaglio, i nostri atout sono rappresentati dal patrimonio monumentale e archeologico, dalla storia millenaria della città, dai numerosi musei e sedi espositive, dal ricco programma di eventi e manifestazioni di carattere culturale che tengono compagnia a cittadini e turisti per tutto l’anno, dalle peculiarità delle nostre tradizioni frutto di una specificità culturale riconosciuta da un regime di autonomia politica; il tutto inserito in uno scenario naturale senza eguali.
Anche le dimensioni ridotte della città, teoricamente penalizzanti nel confronto con altre realtà metropolitane, possono rappresentare un valore aggiunto, in quanto in ben pochi altri contesti, come avviene in Valle d’Aosta, è possibile apprezzare in soli 3.263 chilometri quadrati così tanti motivi di interesse e un’offerta turistico-culturale così variegata, passando in pochi minuti dalle piste di sci a una seduta alle terme, da un’escursione in mountain bike alla vista a un museo, da una passeggiata al Teatro Romano a un concerto nel cortile di un castello medievale.

 

Quali sono le mancanze cui dovrete invece sopperire?

Al di là di valutazioni meramente economiche legate al finanziamento dell’operazione, il principale elemento di criticità è legato alle ridotte dimensioni della città e della regione che se, da un lato, come detto in precedenza, ne costituisce un punto di forza, dall’altro potrebbe risultare potenzialmente penalizzante per quanto concerne la ricettività e i trasporti. Se per quanto riguarda il primo aspetto, Aosta può contare anche su numerose strutture destinate all’accoglienza presenti nel resto delle località valdostane poste a pochi chilometri dal capoluogo, per quanto riguarda i sistemi di comunicazione, sono in corso lavori di potenziamento e miglioramento del sistema ferroviario, autostradale e aeroportuale, con la riapertura al traffico aereo dello scalo di Saint-Christophe, alle porte di Aosta.

 

I flussi economici delle città d’arte riguardano solitamente pochi addetti ai lavori. Il programma relativo alla candidatura intende coinvolgere uno spettro più ampio di operatori economici?

A giovarsi della designazione di Aosta a Capitale europea della Cultura sarebbe l’intero sistema economico valdostano in quanto buona parte del Pil regionale si basa sul turismo e sulle attività connesse. Il previsto afflusso di visitatori in occasione delle manifestazioni organizzate farebbe da traino all’intero settore. A ciò si deve aggiungere che, oltre agli investimenti che verrebbero impiegati per l’occasione nella realizzazione di eventi, manifestazioni e infrastrutture temporanee, le opere che stiamo realizzando alle quali accennavo in precedenza e che sono indipendenti dalla designazione di Aosta nel senso che verranno portate a compimento comunque, genereranno ricadute positive in termini economici ed occupazionali che non si esauriranno certo con il 2019.

 

Cosa rimarrà alla città dopo il titolo di Capitale europea della Cultura?

Da un lato in maniera tangibile resteranno le opere che stiamo portando a compimento per trasformare la città in un polo di eccellenza in campo culturale tra le Alpi, puntando sull’Università della Valle d’Aosta, sul Parco archeologico, sulle strutture museali, sul programma di iniziative che arricchiranno e animeranno la vita culturale di Aosta a partire dal già vasto programma esistente.
Più in generale ottenere il titolo di Capitale europea della Cultura sancirebbe in modo definitivo la nuova vocazione della città, nella quale la vita universitaria, il multilinguismo, lo scambio interculturale, la creatività artistica diventerebbero motore della vita economica e sociale di tutti i cittadini. E anche gli effetti sull’intero territorio regionale saranno importanti, facendo della Valle d’Aosta una meta turistica di attrattività assoluta dove, accanto all’ambiente naturale, allo sport e alle tradizioni troverà posto un sistema artistico unico che nel raggio di poche decine di chilometri condurrà dal Forte di Bard attraverso il Museo del Castello Gamba di Châtillon e i castelli di Issogne, Verrès e Fénis sino alla Capitale europea della cultura Aosta.

 

Leggi le interviste alle altre candidate a Capitale europea della Cultura 2019.

aq19Intervista a Errico Centofanti, coordinatore del progetto di candidatura de L’Aquila a Capitale Europea della Cultura 2019.

 
Qual è l’identità del territorio dalla quale scaturiscono la strategia e il progetto del 2019?

È un’identità che è legata alla natura e alla storia della città. L’Aquila ha alle spalle molti secoli di storia e una stratificazione di eventi e di testimonianze architettoniche e artistiche di varie epoche, inserite in un ambiente naturale di grande pregio, dominato dalla vetta più alta della penisola, il Gran Sasso d’Italia. Tutto intorno, poi, si estendono una serie di parchi nazionali e regionali che fanno del nostro territorio la regione d’Europa che ha il più alto tasso di aree protette.

 

 
Quali sono gli asset che la città immette in questo programma?

In primo luogo, abbiamo la questione della ricostruzione del centro storico, gravemente danneggiato dal terremoto del 2009. Quello de L’Aquila è uno dei più vasti centri storici del nostro Paese, il più importante centro storico d’Europa che sia stato violentemente danneggiato da un terremoto, dopo quello di Lisbona che ebbe a subire sorte analoga nel 1755. Questo aspetto è evidentemente connesso alla responsabilità del nostro Paese di poter dimostrare all’Europa del 2019 di aver saputo intervenire per riavviare all’antico splendore questo centro storico. Poi ci sono tutte le caratteristiche legate ad una lunga e consolidata tradizione di presenza della nostra città nel mondo della creatività artistica, dal campo musicale a quello teatrale, etc.

 

 
Quali sono le mancanze cui dovrete invece sopperire?

Fondamentalmente sono legate ad una serie di inadeguatezze che derivano dalla ristrettezza di mezzi che negli ultimi tempi colpisce l’intero Paese. Questo ovviamente, collegato alle problematiche del terremoto, rende necessario superare una serie di disfunzioni e disservizi sui quali abbiamo, però, la consapevolezza di potere comunque venire a capo. Gran parte di questi fronti sono già stati oggetto di progettazione e di finanziamento: per tutto quello che riguarda i servizi sociali, dagli asili nido ai centri per gli anziani, la mobilità e così via, è già in itinere un processo di ripristino, potenziamento e aggiornamento. Si tratta un settore che attualmente presenta molte criticità, ma per il 2019, a prescindere dalla candidatura, confidiamo di poter nuovamente dare a tutti i nostri cittadini ottimi servizi da questo punto di vista.

 

 
I flussi economici delle città d’arte riguardano solitamente pochi addetti ai lavori. Il programma relativo alla candidatura intende coinvolgere uno spettro più ampio di operatori economici?

Il fatto che gli operatori economici si occupino poco di produzione artistica nel nostro Paese deriva da un’inadeguatezza legislativa, laddove in altri paesi gli interventi in favore della produzione artistica hanno un trattamento fiscale che ne incentiva la crescita. Speriamo, per quanto riguarda il nostro progetto, che la capacità attrattiva e la potenzialità di un ritorno di immagine per coloro che sosterranno come sponsor e come partner, tecnici o finanziari, la nostra iniziativa, sia tale da suscitare il sufficiente e giusto interesse da parte di strutture economiche e private. Riteniamo anche che questo sarà legato alla qualità e all’interesse dei programmi che potremo proporre, ma su questo fronte non abbiamo dubbi circa la capacità di poter essere all’altezza della situazione.

 

 
Cosa rimarrà alla città dopo il titolo di Capitale europea della Cultura?

Prima ancora che si arrivi a ottenere il titolo, attraverso il lavoro già fatto e quello ancora da svolgere per acquisire il successo della nostra candidatura, dobbiamo portare a compimento una serie di progetti che resteranno in eredità alla città, e che sono di ordine materiale e di ordine morale.
Per quanto riguarda quelli di ordine materiale, si tratta di realizzare strutture di vario genere che non sono solo quelle a servizio delle attività ricreativo culturali, ma anche quelle che riguardano i servizi sociali. Queste, peraltro, rappresentano una componente ineliminabile del modello di città culturale, perché se le persone non vivono bene, avrebbe poca importanza saper produrre buoni concerti, o buone mostre. L’aspetto morale riguarda l’impiantare la coesione e l’identità della comunità.
Se dovessimo ottenere il titolo, come ci auguriamo, tutto questo produrrà ulteriori risultati, perché massimizzerà quelli già raggiunti e lascerà nell’ambito della comunità, all’indomani dell’anno da Capitale, non soltanto strutture e immagini, nuove e potenziate, ma anche nuove realtà e una rafforzata attitudine de L’Aquila a essere quel centro di propulsione artistico-culturale che è sempre stata e che costituisce la caratteristica principale della sua identità.

 

 

Leggi le interviste alle altre candidate a Capitale europea della Cultura 2019.

MANTOVACECIntervista al Prof. Vittorio Longheu, docente di progettazione architettonica al Politecnico di Milano – sede di Mantova e membro del Comitato Promotore di Mantova 2019.

 

 

Qual è l’identità del territorio dalla quale scaturiscono le strategia e il progetto del 2019?

È un’identità che ha le proprie ragioni in una storia molto lunga, che parte da Virgilio e arriva fino ai giorni nostri. Trova dei punti significativi soprattutto in periodi specifici della storia della città che coincidono con l’alto medioevo e il rinascimento, caratterizzato dall’ascesa di una grande corte europea, quella dei Gonzaga. Da qui, nel tempo, la città ha costruito la propria identità e il proprio valore, sia dal punto di vista economico, sia sulle modalità di governance del territorio e, sia dal punto di vista culturale con una straordinaria apertura all’Europa. La città ha immaginato il suo percorso di candidatura proprio per rivendicare questa identità. Il processo che si è sviluppato in questi anni ha messo a sistema il rapporto tra modernità, contemporaneità e passato: il passato non è solo un luogo dove trovare verità, ma è anche la chiave per capire il proprio presente e immaginare il futuro.

Il tema della candidatura, il suo slogan, è “La nuova corte d’Europa. Smart Human City”. Tenendo insieme le istanze contemporanee di una città veloce, che sa dialogare con la contemporaneità e sa leggere e capire il presente, ha posto al centro della propria riflessione non tanto l’accezione puramente tecnologica, futuribile della città, ma l’uomo, la storia, il territorio. “Smart” diventa anche “Human” e la città si trasforma in un luogo sociale nel quale lo spazio di relazione fra le persone struttura i suoi valori in relazione con il passato. È un progetto articolato che nasce da una lettura sui temi della città già qualche anno fa sviluppato da prof. Settis.

Ma l’aspetto fondante della candidatura è il suo partire dal basso, dalle persone, perché il valore culturale della città impone una valutazione corale sul senso di questa candidatura, che è anche un momento per immaginare il futuro. La relazione con più di sessanta associazioni culturali che operano in città, il  rapporto con i cittadini, sentire le loro impressioni su quello che si sta facendo e che si è fatto è diventato il bagaglio, il tessuto sul quale è stato redatto il dossier di candidatura.

 

 

Quali sono gli asset che la città immette in questo programma?

È stato abbastanza semplice individuare gli elementi qualitativi attraverso i quali esprimere la candidatura, perché erano già presenti nei sistemi culturali operanti in città. È un percorso che si sviluppa in continuità, ma che innesta una diversa qualità relazionale tra questi operatori e l’Europa. Primo fra tutti emerge, in questo senso, il tema dell’inclusione sociale. Mantova e il suo territorio sono   il secondo territorio per inclusione, capace di accogliere e inserire. Emerge, poi, la stessa capacità e volontà che aveva la corte gonzaghesca di attrarre nuovi talenti. In questo senso il progetto sviluppa, dal punto di vista strutturale, un ampio sistema relazionale che parte dall’idea di macro-regione, tenendo conto che, facendo una circonferenza di 200 km, Mantova è al centro di un sistema amplissimo di grandi città culturali, come Bologna, Ferrara, Cremona, Brescia, Treviso, Trento, Bolzano. Questo insieme strutturato è volano per uno degli altri temi importanti, quello relativo all’ampliamento della rete turistica. Abbiamo 32 milioni di arrivi turistici con circa 139 milioni di presenze. Mantova oggi accoglie circa 500.000 turisti all’anno. Mettere a sistema  questo ampio bacino significherebbe ampliare l’attrattiva turistica che la città ha congenita in sé ma che non riesce a sviluppare per tutta una serie di ragioni, che il progetto di candidatura cerca di trasformare da debolezze in punti di forza.

 

 

Quali sono le mancanze cui dovrete invece sopperire?

Il tasto dolente sul quale si è lavorato è la capacità ricettiva che la città offre, non tanto considerando i numeri attuali, ma pensando ai numeri che si possono realizzare attorno a questi 200 km di raggio. La città si sta attivando partendo dal basso, attraverso l’idea di un sistema alberghiero diffuso, con il suo fulcro nel centro storico, che parte dalla possibilità, attraverso investimenti relativi, di attivare strutture ricettive di straordinaria qualità e di facile gestione.
In questo senso, diventa forte e importante anche la presenza del territorio, con città di grande qualità come Sabbioneta o Castiglione. Ad esempio, all’interno del progetto di candidatura, si sta sviluppando un ciclo di conferenze sull’architettura e uno dei maestri mondiali dell’architettura, l’architetto Tadao Ando, è stato ospitato in uno di questi piccoli alberghi nel centro della città. Dopo un mese ci ha mandato una lettera dicendo che quello è l’albergo che lui ritiene più bello al mondo. Ecco come si può trasformare, con investimenti relativi e sostenibili, un punto di debolezza in una qualità.
Gli elementi che stanno alla base di quest’idea sono:
Il chilometro zero, ovvero il programma culturale prevede la valorizzazione delle eccellenze mantovane a km 0 che sanno dialogare con l’Europa ed il mondo come il Festival Letteratura o l’Accademia Virgiliana, per esempio.
L’Impatto zero. Il riutilizzo di edifici e complessi monumentali presenti in città, sottoutilizzati o non utilizzati, con Mantova 2019 vengono rigenerati, senza costruire nulla di nuovo, ma recuperando.
Il costo zero. Perché tutti i progetti che vengono presentati nel palinsesto degli eventi di Mantova 2019 saranno finanziati tramite risorse provenienti da progetti europei. Sono programmi interni alle linee guida della Comunità Europea e quindi passibili di finanziamenti, o attraverso lo sfruttamento del brand Mantova, attraverso privati, sponsorizzazioni e crowdfunding. Quest’ultimo è un sistema di mecenariato diffuso che già Mantova sta sviluppando, attraverso le piccole offerte di cittadini che hanno permesso di restaurare alcuni monumenti e che adesso stanno consentendo di partecipare alla candidatura.

 

 

I flussi economici delle città d’arte riguardano solitamente pochi addetti ai lavori. Il programma relativo alla candidatura intende coinvolgere uno spettro più ampio di operatori economici?

Sicuramente sì. Uno degli aspetti importanti della candidatura è lo sviluppo delle attività economiche e culturali. Già il sistema culturale di Mantova è molto ampio e complesso, e si snoda attraverso una serie di eventi come il Festival della Letteratura, il Mantova Film Fest, le rassegne per l’infanzia, il teatro, i percorsi mozartiani. Il problema è fare rete, sistema, articolare una proposta ampia che stia insieme non solo a livello teorico, ma anche attraverso azioni strutturali, a partire dall’idea di macro-regioni, attraverso scambi e attività relazionali. Immaginiamo di coinvolgere un ampio territorio che si rivolge anche all’Europa con tutti i sistemi culturali che la città ha già sviluppato nel tempo.

 

 
Cosa rimarrà alla città dopo il titolo di Capitale europea della Cultura?

Dal punto di vista materiale, il progetto prevede, in accordo anche col Ministero, l’ultimazione di una grande progetto su Palazzo Ducale, la riorganizzazione del Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te, lo sviluppo e la ristrutturazione del teatro sociale e la costruzione di un museo di arte contemporanea. Quest’ultimo sarà laboratorio di cultura sulla contemporaneità, costituendo assieme al Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te, alla Casa del Mantegna e al Tempio di San Sebastiano di Leon Battista Alberti, un polo culturale parallelo al grande sistema culturale costituito da Palazzo Ducale e dal Museo Archeologico. Si tratta, quindi, di un sistema di grandi spazi culturali con la possibilità di accogliere grandi flussi turistici.
Tutte le altre strutture dedicate all’organizzazione nel 2019 degli eventi e del palinsesto saranno completamente removibili e a impatto zero. L’eredità che tutto ciò, in definitiva, lascerà alla città sarà un grande apparato culturale, aggregativo, riconoscibile, aperto all’Europa, non solo dal punto di vista culturale ma anche da un punto di vista sociale, attraverso la trasformazione della città in un polo capace di  attrarre giovani talenti, costruendo con le università di Mantova un centro di ricerca e di sviluppo a livello internazionale.

 
Le altre candidature a Capitale europea della Cultura 2019.

CASERTACECIntervista all’Assessore alla cultura, pubblica istruzione ed edilizia scolastica della città di Caserta, Felicita De Negri, responsabile del Comitato Caserta 2019.

 

Qual è l’identità del territorio dalla quale scaturiscono le strategia e il progetto del 2019?

È un’identità che ha radici storiche piuttosto lontane: Caserta come capoluogo di terra di lavoro e sede di una Reggia che è conosciuta in tutto il mondo. È stata per un secolo il sito reale preferito dai Borboni. Attorno alla corte si è creata una città che è stata definita “città borghese”, con delle peculiarità sociologiche e urbanistiche abbastanza spiccate. Caratteristiche che, in qualche modo, nel tempo sono andate in parte perdute, ma che ci sono e costituiscono l’essenza della città.

 

Quali sono gli asset che la città immette in questo programma?

Le sue radici da un lato e dall’altro la volontà di qualificarsi sia da un punto di vista urbanistico, che ambientale, che culturale. Si tratta di fare un salto di qualità e portare l’Europa a Caserta.
Il dossier che è stato curato da Confindustria Caserta ha come slogan “Sense of Europe”, e vuole porre l’attenzione sul sentimento europeo che va declinato in tante forme, tutte le forme che i nostri cinque sensi ci permettono di sperimentare.

 

Quali sono le mancanze cui dovrete invece sopperire?

Rispetto alla candidatura, è un punto di debolezza il fatto di essere partiti con un po’ di ritardo, ma tuttavia ben intenzionati a colmare questo gap iniziale. D’altra parte le città che sono partite prima di noi sono leggermente più avanti, ma il cammino da compiere è ancora lungo e c’è tutto il tempo per recuperare. L’importante è avere un forte convincimento e noi ce l’abbiamo.

 

I flussi economici delle città d’arte riguardano solitamente pochi addetti ai lavori. Il programma relativo alla candidatura intende coinvolgere uno spettro più ampio di operatori economici?

La Capitale della Cultura è definita tale non soltanto in termini strettamente artistici. È una capitale anche della cultura dell’innovazione. Quindi il discorso travalica i confini di quello che noi tradizionalmente consideriamo il patrimonio culturale. Quello che viene a profilarsi è un panorama molto più ampio e complesso. Necessariamente lo sviluppo economico e l’innovazione sono degli elementi imprescindibili che vanno di pari passo, costituendo un discorso unitario. Tutta insieme la collettività cittadina si proietta verso il futuro, facendo leva sul passato che può con certezza vantare e che certamente va recuperato nelle sue parti migliori e più significative.

 

Cosa rimarrà alla città dopo il titolo di Capitale europea della Cultura?

Rimarrà tantissimo. Innanzitutto il patrimonio acquisito attraverso l’apertura alla civiltà europea: tutto quello che l’Europa ci può dare di buono noi lo avremo portato a Caserta. Sarà un’acquisizione duratura. Non si tratterà di una serie di eventi effimeri, ma saranno degli ottenimenti stabili, proprio perché non si limitano al lato semplicemente spettacolare o museale, legato ad una politica dei grandi eventi. Si tratta di un discorso che parte dal patrimonio culturale, ma che poi coinvolge la città in quanto insieme di costruzioni, in quanto ambiente, coscienza cittadina, visione del futuro, memoria del passato. Tutte acquisizioni che resteranno un momento fondamentale per la crescita della città. Per sempre.

Le altre candidature a Capitale europea della Cultura 2019.

ecoc_logo_ENLa corsa verso il titolo di Capitale europea della Cultura 2019 continua per le candidate italiane, ricca di colpi di scena e di novità. Il quadro di progetti, dossier e proposte, che vanno presentate con scadenza ultima il 20 settembre, è in continua variazione.

Sono 19 per il momento le città che aspirano al prestigioso titolo, ma il numero e l’identità delle concorrenti può variare di ora in ora.

Risale a pochi giorni fa, ad esempio, il ritiro della candidatura da parte di Amalfi. La città, regina della costiera campana, ha ritirato il suo progetto per mancato sostegno delle istituzioni, tra le polemiche del comitato e dello stesso sindaco, Del Pizzo. L’atteso supporto della provincia di Salerno, infatti, è venuto meno e a rimanere in gara per la Regione Campania è rimasta solo Caserta.

C’è ancora incertezza, invece, per Pisa, che deve fare i conti con la rivalità della vicina Siena, la quale appare maggiormente lanciata verso la presentazione del progetto. Pisa, per il momento, non ha visto l’appoggio ufficiale della sua candidatura dalla Regione, tanto che Enrico Rossi, governatore della Regione Toscana, ha invitato Pisa a lasciare perdere la sfida, per lasciare campo libero alla città del Palio.

Anche Brindisi, che qualche tempo fa aveva annunciato la sua candidatura, si è ritirata per appoggiare ufficialmente Lecce. E, infatti, adesso le due città si definiscono “il tacco su cui regge il futuro d’Europa”. Bari, che inizialmente si era lanciata nella competizione europea, si è poi fatta da parte per dare il suo appoggio a Taranto. La Regione Puglia, da parte sua, non si esprime ancora a favore né dell’una, né dell’altra candidata e si riserva di dare il suo appoggio ufficiale solo dopo la scrematura del 20 settembre.

Ci sono perplessità anche per la candidatura di Catanzaro che a quanto pare si sarebbe ritirata di recente. Al suo posto è subentrata Reggio Calabria con il sostegno del Prefetto della Provincia di Reggio Calabria, Vittorio Piscitelli.

Altra new entry in corsa è Cagliari che ha ufficializzato la sua partecipazione solo a fine luglio, grazie alla spinta ricevuta dal Ministero dei Beni Culturali, che le ha proposto di candidarsi, e dal sindaco, Massimo Zedda.

Per conoscere tutte le novità sulle candidature a Capitale europea della Cultura 2019, non perdete di vista Tafter, che continua con le interviste alle città in gara per il titolo.

urbino19okIntervista al Dott. Ivan Antognozzi, Project manager Urbino 2019

 

Qual è l’identità del territorio dalla quale scaturiscono le strategia e il progetto del 2019?
Il centro storico di Urbino è patrimonio UNESCO innanzitutto, e nonostante sia una piccola città di circa 15.000 abitanti, registra una comunità di studenti molto numerosa, che si aggira sui 30.000 ragazzi, la cui presenza raddoppia la popolazione qui residente.
Urbino ha il numero di istituti di formazione più alto al mondo rispetto al numero di abitanti, come l’Università, la Scuola del Libro, l’Accademia di belle arti, la Scuola di giornalismo.
La provincia di Urbino è secondo il rapporto Symbola quella con il più alto numero di imprese creative e culturali d’Italia.
La Regione, le Marche, in cui risiede Urbino, è stata inoltre insignita quest’anno del titolo di Regione Imprenditoriale d’Europa, l’unica in Italia che negli anni abbia ricevuto questo riconoscimento.
Ci sono dunque dei primati ad Urbino che giustificano la sua candidatura e che orientano la strategia del programma culturale di Urbino 2019. Si vuole da qui iniziare per proporre un nuovo Rinascimento, un nuovo modello di sviluppo.
Non è che qui può partire un nuovo Rinascimento contemporaneo semplicemente perché in questi luoghi se n’è avuto uno 500 anni fa, bensì quella fase rivoluzionaria ha prodotto un’eredità che oggi qualifica Urbino nei termini che le ho detto. C’è un filo rosso che connette l’Urbino quattrocentesca ai primati di oggi.
Perché è così straordinaria? In fondo è un piccolo paese. In realtà è perché ha avuto un passato eccezionale che si è sedimentato. Bisogna però dare una scossa a questi fiori all’occhiello, bisogna utilizzarli, sondarli e gestirli in maniera nuova, e la candidatura serve anche a questo: a produrre uno shock in termini di internazionalità per la città.

 

Quali sono gli asset che la città immette in questo programma?
Per la città l’obbiettivo è quello di riconquistare una centralità culturale in Europa. Le Marche tutte si devono riconoscere in Urbino, affinché diventi un simbolo di appartenenza in cui identificarsi, un faro policentrico di un intero territorio, piccolo anch’esso, con i suoi 1 milione e mezzo circa di abitanti. La città è il punto più alto, una sintesi del patrimonio culturale disseminato nella Regione.
Urbino 2019 ha degli obiettivi importanti anche sul piano della macroregione adriatica. Le Marche sono la sede del segretariato permanente delle iniziative adriatico-ioniche. Spacca, il governatore delle Marche, è stato il relatore del parere sulla macroregione adriatica presso il Comitato delle Regioni. Qui hanno sede tre dei quattro network importanti dell’area mediterranea adriatico- ionica: Forum delle Camere di Commercio, Uniadrion e il Forum delle Università.
Le Marche sono dunque legatissime a tutta l’altra sponda dell’Adriatico: basti pensare che il palazzo ducale di Urbino l’ha fatto un dalmata, Luciano Laurana; c’è una civiltà marinara comune che ha caratterizzato l’identità delle Marche, delle altre regioni adriatiche e di quelle sull’altra sponda. In questo contesto storico e contemporaneo, Urbino deve rappresentare la cultura di tutta la Regione nell’area macroadriatica: si presenta perciò come un ponte culturale. Un obiettivo per l’Europa è fornire un modello di sviluppo policentrico, micromega: il piccolo che diventa un contesto ideale per fare grandi cose.

 

Quali sono le mancanze cui dovrete invece sopperire?
Le mancanze di fatto sono carenze infrastrutturali, le dimensioni ridotte, la trasportistica, ma devono diventare, e non è un esercizio di retorica, punti di forza. Il fatto che Urbino sia piccola, unica candidata a Capitale europea della Cultura di queste dimensioni che ci sia mai stata, o il deficit infrastrutturale, proprio queste mancanze devono connotare il nuovo modello di sviluppo. I suoi punti deboli, sono solo apparenti, perché su quelli si costruiscono i progetti volti alla crescita. Consideriamo che il 40% della popolazione europea vive in città con meno di 50 mila abitanti: Urbino dunque è un importante contesto rappresentativo della realtà europea. Anche le grandi metropoli, del resto, non sono altro che agglomerati di tante piccole città: il modello urbinate, di sviluppo micromega che si vuole proporre, si può ben replicare e conciliare con la dimensione metropolitana.

 

I flussi economici delle città d’arte riguardano solitamente pochi addetti ai lavori. Il programma relativo alla candidatura intende coinvolgere uno spettro più ampio di operatori economici?
Le Marche e tutto il suo sistema economico partecipano alla candidatura: il progetto si basa sul concetto di “corte aperta”, in maniera fattiva, dove la corte è una dimensione progettuale e operativa, in cui sono concretamente e fisicamente presenti le attività del territorio. Le imprese marchigiane aderiscono alla candidatura, non solo sul fronte finanziario, ma anche partecipando ai progetti previsti.

 

Cosa rimarrà alla città dopo il titolo di Capitale europea della Cultura?
Tutto il programma di reti per il 2019 dovrebbe sortire un ripensamento dei servizi e delle funzioni della città in maniera permanente. Per il 2019 ci sarà una grande dimensione spettacolare, ma quello che la produce, ciò che conduce ai miglioramenti, invece, rimane. Tutti i processi, le strategie e i progetti legati alla candidatura, si baseranno su strutture permanenti.

 

Le altre candidature a Capitale europea della Cultura 2019

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MATERAIntervista al Professore Paolo Verri, direttore del Comitato per la candidatura di Matera a Capitale europea della Cultura 2019.

Qual è l’identità del territorio dalla quale scaturiscono le strategia e il progetto del 2019?
Sono piemontese e sono arrivato da pochi anni a Matera per questo lavoro, dopo averla visitata da turista e da operatore culturale, e devo dire che Matera è una città assolutamente sorprendente, straordinaria, fuori dal normale per quello che rappresenta e per quello che può rappresentare, per il suo passato e il suo presente ma anche per il futuro che lascia intravedere. È una città in cui si abita da ottomila anni senza soluzione di continuità, ed è una città che rischiava di scomparire. Fino a quando, negli anni ‘50, Togliatti e De Gasperi, visitandola, si resero conto che le condizioni di vita erano impossibili da sostenere in quel modo. Stava rischiando di divenire una città come Petra o Cuzco e rimanere disabitata. Invece, nella metà degli anni ’60, è stata riabitata e l’arrivo di Pasolini negli anni ’50 ha cominciato a far intendere quale potesse essere l’immaginario che scaturiva da quella città, il suo binomio di natura e cultura, l’aspetto del costruito e dell’intaccato, del non toccato, e cominciò a nascere l’idea delle grandi mostre di arte contemporanea da organizzare nei Sassi nella seconda metà degli anni ’80. Poi, grazie all’impulso di Pietro Laureano, è arrivato il riconoscimento di Matera come parte del Patrimonio Mondiale Unesco, prima città del sud ad ottenere questo onore. A partire da allora, cioè dal 1993, la città ha cominciato ad avere una storia completamente diversa: invece che precipitare in un collasso, ha cominciato a re-immaginare il futuro e una riqualificazione, grazie soprattutto ai materani che hanno immaginato un futuro possibile. Oggi ci troviamo in un nuovo momento di svolta, dopo che il turismo è cresciuto del 200% negli ultimi dieci anni ci si chiede: cosa fare di questa città? Matera può diventare un parco tematico sulla demo-antropologia o può rimanere una città in cui si intende produrre cultura, dare stimolo alla creatività e attrarre giovani da tutto il mondo, senza lasciare che l’unica sorte possibile sia quella di aspettare turisti. Ed è proprio questa la sfida della candidatura: mettere in gioco tutti questi temi e capire come possano essere di servizio anche per altre città simili in Europa e nel mondo.

 

Quali sono gli asset che la città immette in questo programma?
Per quanto riguarda Matera, il dossier inerente alla candidatura non è top secret: le idee che si possono avere in merito ad una città, lo dico come urban planner, sono per forza di cose diverse rispetto a quelle che si possono avere per un’altra, perché ogni città ha una sua identità e una sua individualità. Le cose vengono fatte su misura. Il nostro, quindi, è un processo aperto, abbiamo una community online con la quale abbiamo discusso dei contenuti. Dal 19 settembre comunicheremo tutto attraverso la Rai, su Materadio.

La prima componente del nostro dossier per la candidatura è il metodo: abbiamo riscontrato che si sta sviluppando, a partire dalla candidatura, una sorta di “istinto partecipativo”, come lo definisce Charles Darwin, cioè nel nostro caso la capacità e la voglia del cittadino di mettersi in gioco per candidarsi. Su questo facciamo leva. Questa voglia di partecipare dà il titolo al dossier di candidatura, “Insieme”, che richiama un importante libro pubblicato da Richard Sannett l’anno scorso, “Togheter”, un invito ad una economia e ad una politica collaborative. Se, infatti, il ‘900 è stato il secolo della competizione, il XXI secolo non può che essere il secolo della collaborazione, pena la sparizione di forme di urbanità ed urbanesimo.

La seconda componente riguarda i contenuti: a cosa si applica il metodo? A cinque temi in particolare, contenitori di contenuti.
1)    Il futuro remoto: quelle cose che sono così avanti da richiamare un passato lontano nel tempo. Ad esempio: a Matera esiste il Centro di Geodesia Spaziale italiana. In questo luogo si studia come cambia la terra nel corso dei secoli, quali sono gli impatti causati da certi fenomeni naturali, dagli tsunami in Giappone, ai terremoti in tutto il mondo, ad altri fenomeni legati a stelle, asteroidi e così via. Così come fa il Centro di Geodesia Spaziale, noi immaginiamo che le politiche e il cambiamento debbano essere valutate non solo in un tempo breve, ma anche e soprattutto in un tempo lungo e quindi il tema del futuro remoto riguarda la capacità di scrutare lontano tenendo ben presente quali sono le necessità del presente.
2)    Radici e percorsi: roots and routes. A partire dalle nostre radici lontane nel tempo, si tratta di considerare cos’è successo nei nostri territori, incontrando forme di società e momenti storici diversi gli uni dagli altri: l’impatto dell’arrivo dei greci, il nostro territorio facente parte della Magna Grecia, Pitagora e Zenone che abitavano in quella che era la Grande Lucania, l’apporto dei bizantini, degli arabi, dei Borboni e più recentemente le nuove indicazioni che consentono di coltivare i campi. Si tratta, quindi, di avere una grande attenzione verso la diversità e una grande considerazione verso il mutamento sociale e come questo si adatta al mutamento culturale.
3)    Connessioni e ricezioni. Bisogna fare in modo che in certe società interamente digitali, invece di vivere il tema della frammentazione, si dia spunto alla riflessione e all’approfondimento dei propri pensieri culturali. Allo stesso modo, gli strumenti che abbiamo non devono tarpare le nostre ali, ma devono aiutarci a vivere meglio, da qui ai prossimi quindici anni, sempre in maniera collaborativa.
4)    Continuità e rottura. Matera nel passato ha rischiato il collasso, ma noi non vogliamo diventare una città basata solo sul turismo, non perché non amiamo i turisti, anzi, ma perché li consideriamo “cittadini temporanei”, persone che devono aiutarci a dare continuità al cambiamento.
5)    Utopie e distopie. Matera nel corso dei secoli ha vissuto diverse utopie: dall’utopia socialista di Campomaggiore, all’utopia di Adriano Olivetti che ha creato il più importante villaggio agricolo contemporaneo negli anni ‘50, fino alla marcia per Scanzano Ionico in cui 100.000 persone si sono opposte all’idea che la Basilicata diventasse deposito di scorie radioattive. Quindi un luogo di utopie positive, ma un luogo in cui si vivono anche certe volte delle distopie. Vogliamo discutere di tutto questo lungo 12 mesi di attività.

La terza componente riguarda l’investimento sui temi di cultura. Si pensa che Matera sia lontana, in realtà a Matera si arriva molto velocemente attraverso Bari: siamo a 300 km da Bari, connessi con 4 corsie e prossimamente saremo collegati in 50 minuti con un treno che parte da Bari Centrale. Ma siamo percepiti come lontani e quindi è necessario lavorare su questa percezione. Siamo riconosciuti, poi, come una città dal grande passato architettonico, ma vogliamo anche rinnovare e lavorare su quattro aree della città: una riguarda proprio i Sassi, all’interno dei quali faremo rinascere un’area disabitata attraverso un museo multimediale, il Museo Demo-etno-antropolgico, o DEA, che sarà un esempio di come debba essere un museo contemporaneo  in Europa oggi, un museo fatto di esperienze, interazione e non di semplice visione di teche.
Un secondo grande asse di sviluppo sarà il Castello Tramontano, un castello del 1500 dentro un grande parco, che ospiterà l’Università e la nuova università, un luogo di attrazione di studenti dall’Italia e dall’estero.
Poi una grande area dedicata alle cave,  dalle quali si estrae la calcarenite, materiale molto duttile, con la quale vengono costruite le case di Matera. Dentro le cave creeremo un centro per spettacolo, intrattenimento, congressi, utilizzando delle strutture temporanee, quindi con un impatto molto basso sul consumo di suolo.
La quarta area è quella del borgo La Martella di Adriano Olivetti, voluto dal grande imprenditore piemontese e disegnato da due grandi architetti e urbanisti, Ettore Stella e Ludovico Quaroni.
È previsto un investimento complessivo di circa 700 mila euro sulle infrastrutture e le trasformazioni urbane, e un investimento di circa 50 mila euro sulle attività dell’anno in cui Matera sperabilmente sarà capitale.

 

Quali sono le mancanze cui dovrete invece sopperire?
La mancanza principale è proprio quella per cui ci candidiamo: proponendo Matera vogliamo entrare nella mappa d’Europa. Oggi la crescita del turismo straniero è straordinario. Se il turismo italiano cresce dell’11 %, il turismo straniero cresce del 30% l’anno. Questo perché abbiamo degli ottimi alberghi e attiriamo un pubblico di fascia alta di lunga permanenza, che punta sulla qualità. Tuttavia la nostra produzione culturale e la nostra innovazione tecnologica non sono al livello dell’Europa. Il nostro punto di debolezza è proprio la nostra sensibilità nei confronti delle reti europee e internazionali e il fatto di candidarci significa cercare di essere consapevoli di ciò e rimediare.

 

I flussi economici delle città d’arte riguardano solitamente pochi addetti ai lavori. Il programma relativo alla candidatura intende coinvolgere uno spettro più ampio di operatori economici?
Ritengo, per mia esperienza, che non sia possibile pensare ad un progetto per lo sviluppo turistico e culturale, autonomo, si può fare soltanto considerando le altre città, gli altri grandi attrattori. Dobbiamo essere altamente collaborativi e cooperativi. Per questo lavoreremo per una sempre maggiore attrazione turistica, assieme alle altre città candidate. A tal proposito abbiamo dato vita ad un organismo, Italia 2019, un cappello sotto al quale ci riconosciamo e collaboriamo tutti.

 

Cosa rimarrà alla città dopo il titolo di Capitale europea della Cultura?
Posso rispondere con una battuta: prima vinciamo, poi vediamo. Noi, intanto, attueremo tutto quello che è previsto nel dossier di candidatura: sia lo sviluppo delle quattro aree urbane, sia la comunicazione correlata ad esse, sia il programma culturale. Se dovessimo vincere, questi progetti verranno attuati con maggiore velocità, intensità e redditività, perché qualunque titolo se ben giocato dà queste opportunità. Matera ha conosciuto un primo salto di qualità tra gli anni ‘50 e gli anni ‘80, un secondo tra l’82 e il ’93, ora le spetta un altro balzo in avanti. Le rimarrà l’orgoglio di continuare a cambiare, sapendo che soltanto nel cambiamento c’è la vita.

 

Le altre candidature a Capitale europea della Cultura 2019

sieIntervista al Professore Pier Luigi Sacco, direttore della candidatura di Siena a Capitale europea della Cultura 2019.

Qual è l’identità del territorio dalla quale scaturiscono le strategia e il progetto del 2019?

Siena ha un’identità territoriale molto forte, legata ad un patrimonio tangibile e intangibile conosciuto in tutto il mondo. In realtà, non è tanto la presentazione di questa identità che ci interessa ai fini della candidatura, quanto le modalità con le quali questa identità permette di affrontare e risolvere le problematiche che il territorio si trova oggi a fronteggiare.

Quali sono gli asset che la città immette in questo programma?

Non è ancora possibile, in questa fase, parlare in maniera esaustiva dei temi del dossier di candidatura, perché al momento devono restare riservati. Il tema principale sul quale lavoriamo, però, è il rapporto tra patrimonio, soprattutto intangibile, e innovazione sociale. Vogliamo dimostrare che il patrimonio intangibile può divenire un grandissimo asset competitivo per ridefinire in senso positivo l’economia del territorio.

Quali sono le mancanze cui dovrete invece sopperire?

Il fatto che in questo momento il territorio sia in uno stato di profonda crisi economica e la situazione di forte instabilità politica, a causa della quale il comune è stato commissionato per una anno, sono sicuramente le principali difficoltà che dobbiamo affrontare. A nostro vantaggio, però, devo dire che il territorio, da questo punto di vista, ha reagito molto bene, si è stretto intorno alla candidatura, aiutandoci a superare queste difficoltà.

I flussi economici delle città d’arte riguardano solitamente pochi addetti ai lavori. Il programma relativo alla candidatura intende coinvolgere uno spettro più ampio di operatori economici?

Assolutamente sì. Il programma coinvolge tutte le categorie di operatori della città, da quelli culturali, a quelli economici, a quelli sociali, al volontariato, agli ospedali, alle prigioni. C’è posto per tutti.

Cosa rimarrà alla città dopo il titolo di Capitale europea della Cultura?

Rimarrà una parte economica assolutamente trasformata rispetto a quella di oggi, rimarranno un paio di istituzioni nuove che, credo, aiuteranno la città ad avere un grande peso nel quadro internazionale. Ma soprattutto rimarranno un’energia e una mentalità nuove per utilizzare la cultura come volano per lo sviluppo economico.

 

Le altre candidature a Capitale europea della Cultura 2019

Ci sono voluti 10 anni di trattative, dal 21 febbraio 2003 al 1° luglio 2013, perché la Croazia entrasse a far parte dell’Unione Europea. La Croazia ha dovuto fare i conti con il suo passato e con la sua storia prima di divenire ufficialmente parte dell’Europa: la macchia sanguinosa della guerra balcanica e i problemi economici tuttora esistenti hanno costituito un ostacolo non trascurabile nel processo di europeizzazione. Dal punto di vista artistico e culturale, però, questa Repubblica a Est dell’Italia collezionava già da tempo – da molti secoli – punti di contatto, influenze, similarità con gli altri Stati dell’Unione Europea. Continue reading “La Croazia: europea già da tempo” »

digitalagendaParticolare attenzione viene rivolta in questi giorni all’azione di governo conclusasi con l’elaborazione del cosiddetto “Decreto Fare”. Allo stato attuale, non è ancora disponibile una bozza del decreto, che è in fase di elaborazione a seguito delle modifiche apportate. Il solo materiale disponibile è un comunicato stampa diramato dalla Segreteria della Presidenza del Consiglio.
Questo decreto rappresenta il primo vero risultato del governo Letta e tiene conto delle raccomandazioni che il Consiglio Superiore Europeo ha indirizzato al governo italiano in data 29 maggio 2013.

Tra le numerose tematiche affrontate, ha suscitato notevole interesse quella relativa al rispolvero dell’Agenda Digitale.
Com’è già stato sottolineato in tempi non sospetti da Tafter, l’Agenda Digitale è un progetto molto più ambizioso e complesso di quanto si possa intuire dai resoconti della stampa nazionale. La Digital Agenda è, infatti, una delle iniziative faro promosse dall’Unione Europea per l’attuazione della strategia di sviluppo Europe 2020, che fissa obiettivi, strumenti e desiderata da raggiungere entro la scadenza dell’attuale decennio.
La piena attuazione della Digital Agenda prevede la realizzazione di 101 azioni legate a 7 tematiche principali (pillar) che spaziano dal mercato unico digitale alla interoperabilità e creazione di standard, dalla sicurezza alla realizzazione di reti veloci e ultra-veloci, passando per ricerca & innovazione, inclusione digitale e sviluppo di competenze digitali, al fine di rendere le tecnologie digitali utili alla società europea.
Nella fattispecie, i punti su cui il nostro governo si è pronunciato rispondono, stando a quanto asserisce il comunicato stampa, a tre attività principali: la costituzione di un domicilio digitale, così come quella del fascicolo sanitario elettronico, e all’offerta di wi-fi pubblico e “libero come in Europa”.
Oltre a questi interventi operativi è stata inoltre realizzata un’agenzia per l’agenda digitale ed è stata espressa la volontà di Razionalizzazione dei Centri di Elaborazione dei Dati.

Questi interventi sono la risposta (anche se non concreta) alla raccomandazione che il Consiglio Superiore Europeo ha espresso, sia pur sinteticamente, nel documento ufficiale rivolto all’Italia. L’intento è piuttosto chiaro: rendere il wi-fi pubblico più user-friendly dovrebbe rispondere sia agli obiettivi fissati nel contesto della strategia europea sia al fine di “potenziamento delle comunicazioni a banda larga, tra l’altro al fine di superare le disparità tra nord e sud”, espressa dal consiglio.
La realtà è tuttavia alquanto differente, e pone un problema di trade-off tra facilità d’utilizzo e sicurezza del wi-fi pubblico. Dato che entrambi i princìpi sono inseriti all’interno delle azioni contemplate dalla Digital Agenda, la possibilità che uno dei due sovrasti l’altro è da escludere.

Ma approfondiamo l’argomento: il Decreto Fare, nel caso rimanga coerente con il comunicato che ne anticipa i punti, libera l’utilizzo del wi-fi pubblico dall’obbligo di inserimento, ad ogni utilizzo, delle credenziali d’accesso, a patto che il gestore continui a poter identificare di fatto l’utente attraverso la lettura del codice MAC. Questo codice è il codice di identificazione univoco che le aziende assegnano a ciascun esemplare dei propri prodotti, e pertanto potrebbe essere una comoda soluzione per identificare, senza gravare sulla facilità di utilizzo, l’utente di un determinato servizio.
Il condizionale è però d’obbligo perché in rete sono disponibili numerosi software in grado di modificare il MAC. Questo renderebbe facilmente falsificabili le credenziali d’accesso, e ciò sarebbe nettamente in contrasto con quei princìpi di sicurezza che fanno da contraltare allo sviluppo delle NGA.

La questione, piuttosto delicata, non è sicuramente di facile soluzione in quanto in capo ai gestori della rete grava la responsabilità penale per i reati commessi dagli utenti non identificabili. Lo stallo legislativo ed attuativo che potrebbe derivare da questa dicotomia è un rischio che l’Italia non può assolutamente sottovalutare. La ratio di tale interesse verso il wi-fi è da attribuire alla posizione non certo entusiasmante che il nostro Paese occupa nella distribuzione di accesso alle reti di ultima generazione (NGA), presentando, nel report del 2013, una copertura del 14% contro quella  la media del 53% degli altri Stati dell’Unione.

Scorrendo gli altri dati, tutt’altro che rosei, che riguardano il nostro Paese in termini di agenda digitale, è possibile inoltre capire la ragione di un altro provvedimento menzionato dal decreto: la semplificazione della procedura per ottenere una casella di posta elettronica certificata con la quale avere un contatto con la Pubblica Amministrazione, dovrebbe servire a migliorare la casistica delle interazioni tra amministrazione e cittadini in materia di eGovernment.
In questo campo, infatti, l’Italia rappresenta (ma ormai questa è prassi) un vero e proprio paradosso: da un lato siamo tra i Paesi Guida dell’Unione in merito a servizi di eGovernment offerti ai cittadini, dall’altro il fanalino di coda della classifica che misura i reali contatti che intercorrono tra la macchina statale e le persone che amministra. Forse un numero più alto di persone in possesso dei requisiti digitali necessari ad avviare un contatto con la P.A. potrebbe migliorare la posizione che l’Italia ricopre in questo frangente, ma è evidente che non si tratta di soli mezzi tecnici quanto piuttosto di una cultura, quella italiana, che da un lato si manifesta poco digitalizzata e dall’altro anche meno incline al colloquio con i propri governanti.
Non è certo un caso che il disinteresse politico mostrato dalle sempre più basse percentuali di partecipazione al voto si manifesti anche in questo frangente.

Forse, più che di piccoli escamotage messi in atto per raggiungere i livelli imposti dall’Unione Europa, l’Italia ha bisogno di politiche credibili e fondate, che abbiano l’obiettivo di trasformare realmente il tessuto sociale di questa Nazione: ma questa è tutta un’altra storia.

eueccezioneIl Parlamento europeo si è espresso favorevolmente riguardo l’eccezione culturale, optando così per l’esclusione dell’industria culturale e dell’audiovisivo dai trattati commerciali, diversamente da quanto ha invece sostenuto la Commissione europea.

Tale clausole resta perciò ancora aperta.

Domani il nostro governo dovrà prendere posizione sulla questione, tema centrale nella riunione dei ministri europei degli Affari Esteri a Bruxelles.
Il ministro degli Esteri Emma Bonino e quello dello sviluppo economico Flavio Zanonato sembrano tuttavia aver già sposato la posizione della Commissione, che intende includere il settore nel trattato commerciale.

Tale tendenza preoccupa molto gli addetti ai lavori, timorosi che la considerazione della produzione culturale ed audiovisiva alla strega di qualsiasi altra merce, possa ledere alla qualità e al valore del lavoro di tante persone.

Ecco perché Silvia Costa e David Sassoli hanno voluto lanciare al Ministro Bonino e Zanonato il seguente appello.

 

 

 

Cari ministri Bonino e Zanonato,
ci risulta che il governo italiano si presenterà domani al Consiglio dei Ministri europeo Affari esteri, consentendo alla Commissione di includere nell’accordo commerciale Unione europea-USA anche i prodotti e i servizi culturali e audiovisivi. Una scelta che appare rischiosa e francamente inconsapevole dell’impatto che avrà su beni europei fondamentali.
Non basteranno certo all’interno di un così esteso e complesso negoziato tre “red lines” per garantire condizioni effettive a tutela della diversità culturale e linguistica europea. Una linea di mediazione che in realtà diventa un rilevante arretramento e di fatto un consolidamento dell’attuale posizione dominante degli USA in termini tecnologici, finanziari, di mercato e quindi di produzione di contenuti.
Non intendiamo ripercorrere qui le ragioni che in questi mesi sono state rappresentate dal mondo della cultura, sostenute anche dal ministro Bray, ma piuttosto sottolineare che presentarsi al tavolo negoziale con un atteggiamento possibilista potrebbe rivelarsi fatale per la stessa sopravvivenza dell’industria culturale europea.
È quanto stava per accadere nel Parlamento Europeo quando siamo stati chiamati ad esprimere un indirizzo alla Commissione europea sul negoziato. Il tema della cultura e dell’audiovisivo, che pure incontrava la sensibilità di molti colleghi, era stato sottovalutato al punto che, senza un’azione decisa degli europarlamentari PD e successivamente del gruppo S&D, non si sarebbe raccolta l’ampia maggioranza poi riscontrata nel voto del 23 maggio in favore dell’esclusione di questo comparto dal negoziato.
È fondato il timore che, al tavolo finale della trattativa UE-USA, il settore della cultura e dell’audiovisivo diventerà marginale rispetto a grandi interessi economici ed occupazionali, e quindi sarà sacrificato ad altri comparti. Come sarà possibile difendere l’industria culturale europea se non avremo più un’industria degna di questo nome? Senza l’esclusione culturale dal negoziato, come indicato dall’europarlamento, renderemo astratti i principi della Costituzione europea e delle Convenzioni Unesco sulla tutela e promozione della diversità culturale e linguistica e sul patrimonio tangibile e intangibile europeo.
Il problema non è la garanzia che saranno mantenute le quote di produzione europee nelle nostre televisioni, secondo quanto prevede la Direttiva UE 2010 sui servizi audiovisivi. Il problema è la rete, e gli Over The Top, ovvero i grandi operatori di internet, tutti ‘made in USA’ e che utilizzano gratuitamente la nostra rete TLC, non pagano le tasse in Europa, non hanno regole di reinvestimento in prodotti culturali europei e costringono gli operatori europei a pagare salate royalties per inserire apps culturali. Stiamo parlando di Google, Apple, Yahoo, Amazon, Facebook. L’Europa, invece, si presenterebbe a questo negoziato a mani nude, senza neppure una normativa che definisca cos’è un prodotto culturale e audiovisivo on line, quali regole giuridiche e fiscali devono essere applicare agli operatori della rete, senza aver approvato la direttiva sul diritto d’autore europea, né sulla privacy, né un regolamento sulle connected tv.
Non è certo sufficiente la terza “linea rossa”, individuata dal ministero del Commercio Estero italiano, per cui l’Europa sarebbe comunque “legittimata” a dotarsi di una normativa adeguata sulla rete. Certamente questo è nelle prerogative dell’Unione Europea, ma è ben strano che si apra per la prima volta un negoziato commerciale bilaterale ai prodotti culturali e audiovisivi con il paese più importante del mondo, prima di aver adeguato la propria normativa.
E questo, in un momento in cui le major americane stanno imponendo lo’ switch off’ tecnologico verso il digitale, con la conseguente prevista chiusura del 25-30% delle sale cinematografiche europee, proprio quelle dei centri storici, delle sale d’essai, delle associazioni e dei piccoli centri. Con buona pace della tutela e della promozione della identità e diversità culturale europea… Crediamo che il governo sia ancora in tempo per una ulteriore riflessione ascoltando, in special modo, le aziende e i protagonisti della cultura italiani e europei,
cordialmente Silvia Costa e David Sassoli.